I cinema. Un tempo c’erano, anche qui da noi. E ce n’erano parecchi. Ciriè, ad esempio, ne ha avuti addirittura quattro. Il primo a chiudere, nella prima metà degli Anni Settanta, fu il Richiardi, la decrepita sala di Via Giordano, specializzata in “spaghetti western”. Visse una seconda giovinezza durante la breve occupazione, con il centro sociale “31 settembre”, nel 1978. Il secondo ad andare in pensione fu il Catalano, all’inizio di Corso Nazioni Unite. L’aveva fondato Michele Catalano, pioniere del cinematografo, in una zona, ai tempi, semi-paludosa. Chiuse i battenti nei primi Anni Ottanta. Quarantun anni fa, il 13 febbraio del 1983, il cinema Statuto di Via Cibrario a Torino era andato a fuoco e 64 persone avevano perso la vita. La tragedia portò alla riscrittura delle norme sulla sicurezza nei locali pubblici e per molti gestori, soprattutto quelli che avevano appena rinnovato le proprie sale attenendosi alle vecchie normative, fu la fine. Il Cinema Italia sopravvisse ancora qualche anno, barcamenandosi tra film a “luci rosse” nei giorni feriali e qualche seconda visione nei fine settimana. Venne definitivamente smantellato in una mattina polare di gennaio del 2008, sotto lo sguardo malinconico di un drappello di infagottati pensionati, che non soltanto davano i consueti consigli ai lavoratori, ma ricordavano con nostalgia le giornate trascorse nella sala. Restò il Cinema Nuovo, fino al 2005. Ora anch’esso giace nel totale abbandono. Ma in questi cinema non si proiettavano solo film. All’Italia, ogni 23 dicembre, si svolgeva il concerto di Natale degli studenti delle scuole superiori di Ciriè e dintorni. Era l’evento più importante per la musica giovanile del territorio, da “Borgaro in su”, un momento unico in cui gli studenti, e non soltanto loro, potevano esibirsi davanti a un folto pubblico di coetanei. E la stessa cosa accadeva al Cinema Catalano di Lanzo, che si trovava nei pressi della stazione, che ospitava gli spettacoli degli studenti dell’Istituto Albert. E poi c’erano gli oratori. A Ciriè, il Teatro del Magnetti non era ancora sede di rassegne teatrali, ma svolgeva la sua funzione nell’ambito del gruppo parrocchiale. Pochi sanno che proprio questo piccolo teatro ospitò il primo festival pop della zona – e l’unico a Ciriè – nella primavera del 1970; neppure un anno dopo Woodstock, prima ancora che in Italia avessero inizio i festival promossi dalla rivista di controcultura “Re Nudo”. A organizzarlo due giovanissimi ciriacesi: Marco “Pippo” Onofri e Marco Dardanelli.
“Il festival del 1970 aveva come scopo l’acquisto di un rene artificiale per l’ospedale di Ciriè”, ricorda Dardanelli. “Chiedemmo al parroco, che a quel tempo era Don Giovanni, e lui ci concesse di usare il Magnetti, ma ricordo ancora una sua espressione sbigottita, quando vide il pubblico di capelloni affluito nel teatro. L’evento, pubblicizzato anche sul Risveglio, funzionò benissimo: riuscimmo a riempire il teatro e a raccogliere la cifra necessaria. I gruppi erano tutti della zona e fra questi ricordo gli Hell and Heaven, una band hard rock con Giovanni Lojacono alla voce e Pippo al basso.”
In quegli anni di nette e talvolta aspre barricate ideologiche, Don Vittorio, prete moderno e di mentalità aperta, godette del rispetto anche da parte di coloro che, per scelte politiche e ideologiche, si trovavano su fronti diversi. In quegli anni l’attività live al Magnetti fu intensa: vi si esibirono spesso gruppi come i Canto libre, formazione di musica andina che gravitava nell’ambito del gruppo parrocchiale e in cui suonava anche Marco Fassero, giovane e conosciutissimo alpinista ciriacese, scomparso in seguito a un incidente in montagna nell’estate 1989. E poi i Monsters of Rock’n Roll del chitarrista casellese Ezio Baldini e i Wizard’s Machine, band progressive di quattordicenni, di cui faceva parte anche Massimo Fantinati, che “da grande” diventerà titolare della torteria Hobb’s di Ciriè. Oggi alterna la sua attività di cuoco vegano con quella di compositore di colonne sonore per documentari naturalistici. “Don Vittorio ci permetteva di usare il teatro per le prove, durante la settimana. Così trascorrevamo tutti i pomeriggi e ovviamente i risultati scolastici furono un disastro. Durante la bella stagione piazzavamo batteria e amplificatori nel cortile e i ragazzini della zona venivano ad ascoltarci.”
Bei tempi.