“Chiese a Marco, Kublai: – Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale futuro ci spingono i venti propizi.
– Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che da lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto.” scrive Italo Calvino ne “Le città invisibili”.
Ed è un po’ il nostro pensiero quando andiamo a spasso per le vie di Caselle, a piedi, in bicicletta,o in automobile. La mancanza di prospettiva. Cantieri sparsi qua e là, che a volte durano più del previsto: una mancanza di visione, di prospettiva. Per fare un esempio, la proroga votata nelle scorse settimane dalla Giunta di non pagamento della sosta nelle strisce blu, evidenzia anche una non corretta previsione della durata dei cantieri.
Il leggere “Le città invisibili”, di cui consigliamo vivamente la lettura, è anche il vedere le diverse visioni di città ideali e non. La prospettiva di vedere uscire dalla nebbia la luce e rivedere un centro storico, vivo e vitale, e una giusta valorizzazione dei nuovi insediamenti urbani, indicherebbe una corretta prospettiva nel vivere bene, in una città a misura d’uomo.
L’idea di fare un concertino, dopo tanto tempo, nei giardinetti delle case Cit, in Via Libero Grassi è un elemento di giusta prospettiva, che non deve essere un momento sporadico, una volta l’anno, ma deve diventare un appuntamento continuo e itinerante nelle varie piazzette decentrate della nostra Caselle. Una visione un po’ meno solitaria, di un uomo solo al comando e una maggiore condivisione di eventuali progetti in divenire può essere la via da perseguire.
Così come il rendere partecipe la popolazione dell’appuntamento principale della vita comunale, iniziando a convocare i Consigli Comunali in orari in cui i casellesi possano partecipare, in orario serale. L’iniziare a pianificare le decisioni strategiche della città in orari in cui la maggior parte della cittadinanza, che non vive di politica, lavora, indica una non volontà di condivisione della cosa pubblica e un po’ come diceva don Bosco “Perchè la vostra parola abbia prestigio e ottenga l’effetto voluto, bisogna che ciascun superiore in ogni circostanza distrugga il proprio io”.