Nel corso del consiglio comunale di luglio, con sommo piacere del nostro Gruppo Consiliare, è stata conferita la cittadinanza onoraria a Prof. Don Giovanni Balocco. Visto che oltre a don Giovanni, un altro sacerdote che ha contribuito e contribuisce quotidianamente alla vita dei casellesi, è don Claudio Giai Gischia, e che nel 2010 è stato insignito del premio di Cittadino dell’Anno conferito dalla Pro Loco, ma che le Associazioni del territorio, pur svolgendo un ruolo importante, non possono sostituirsi al ruolo e all’importanza dell’Amministrazione Comunale e delle possibilità che la Città ha di conferire riconoscimenti e meriti, abbiamo chiesto al Sindaco, alla Giunta di conferire contestualmente alla Cittadinanza Onoraria a Don Giovanni Balocco la Cittadinanza Onoraria Don Claudio. Speriamo vivamente che la nostra richiesta venga accolta.
Sempre nel corso del Consiglio comunale di luglio, visto che alcune strade e vie, con il recente sviluppo urbanistico, hanno la stessa denominazione pur avendo diramazioni nuove e nuovi insediamenti abitativi tali da rendere difficile il raggiungimento del luogo indicando a terzi l’indirizzo, abbiamo chiesto al Sindaco e alla giunta di intitolare alcune vie cittadine a Don Miniotti, don Benente, Silvio Passera e Domenico Musci. Il recupero del nostro patrimonio culturale e della nostra memoria storica sono alla base di ogni sviluppo futuro della Città e che il completamento della denominazione delle nuove strade e piazze è diventata una necessità per ovviare agli innumerevoli disagi dei cittadini e dei vari operatori sul territorio, soprattutto dopo l’espansione edilizia degli ultimi anni.
Infine, durante il Consiglio Comunale del 30 luglio, Luigi Chiappero ha ricordato Sergio Marchionne leggendo uno stralcio dell’intervento dell’Amministratore Delegato di Fiat-Chrysler, a Milano, Aula Magna Bocconi, nel marzo 2012
“A volte nel nostro paese ho l’impressione che ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente. Un atteggiamento che sta sgretolando uno dei pilastri del nostro stare insieme del nostro modo di guardare al futuro. È come se si pretendesse di avere diritto ad un domani migliore senza essere consapevoli Che bisogna saperlo conquistare. Io non sono professore di storia né di sociologia ma mi è capitato ogni tanto di pensare da dove nasca tutto ciò. La risposta che mi sono dato é che in modo paradossale ogni tanto le grandi conquiste portano risvolti imprevedibili e non voluti.
E così è successo nel ’68 un movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi avanti e conquiste sociali e civili ha avuto purtroppo un effetto devastante nei confronti dell’atteggiamento verso il dovere. Oggi viviamo nell’epoca dei diritti. Il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto a casa, il diritto a urlare, a sfilare, il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e che vanno tutelati ma se continuiamo a vivere di soli diritti di diritti moriremo. Che questa evoluzione della specie crea una generazione molto più debole di quella precedente senza il coraggio di lottare ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di attendismo che é perverso e involutivo. Per questo dobbiamo tornare ad un sano senso del dovere, alla consapevolezza, che per avere bisogna anche dare. Bisogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno il valore contributo che ognuno può dare al processo di costruzione dell’oggi e soprattutto del domani.”
Più o meno quello che disse Kennedy tanti anni fa: “Non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Paese”.