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mercoledì, Ottobre 16, 2024

    Tragedia in due atti

    VenticinqueGocce2Bastano poche gocce: ti tranquillizzi, e magari alla fine brindi pure. Niente: l’armadietto dei medicinali non contiene Diazepam. Fortunatamente le pastiglie per la pressione ci sono.

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    E si parte! Dai che ci portiamo a casa il triplete! Dai che andiamo all’ aeroporto (sono solo due passi) e vediamo gli eroi scendere con la coppa! Dai che li vediamo sfilare sul pullman scoperto tra ali di folla osannante!

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    Prologo: proviamo a sfondare le rotrovie delle “merengue”.
    Atto primo: ouverture da finale infausta (Ronaldo)
    Cavatina:  speranza momentanea e presto soffocata (Mandzukic)
    Atto secondo: arioso, duetto (Casemiro Ronaldo) il Real fa allenamento .
    Allegro moderato: (Asensio)
    Finale: los blancos alzano la coppa.

    Al primo ceffone ci siamo bruscamente risvegliati da qualsivoglia sogno di trionfo. Al quarto, è subentrato il classico torpore del pugile suonato. Confesso che dopo il secondo schiaffone, ho spento tutto. Basta, è inutile guardare l’agonia straziante di mister 90 milioni e dei suoi sodali. Stendiamo un velo pietoso. Avevo già scelto, come sottofondo musicale, l’ Ingresso Degli Dei nel Valhalla di Wagner; ho dovuto ripiegare con mestizia sul più adatto Requiem di Verdi.

    Lo so, abbiamo temi più pressanti di cui discutere, tipo la legge elettorale, la morte dignitosa per u curtu, l’arancione che vuole inquinare più di un branco di suini in salotto, Kim il pacioccone decerebrato che continua i suoi lanci bislacchi, ma dobbiamo pur spendere qualche parola sulla maledizione, il malocchio, la profezia negativa che incombe sui colori bianconeri!

    Sono bianconero, ma il tifo sfegatato dei quattordici anni, ha lasciato spazio ad un interessamento solo al momento di una finale, di un traguardo quasi prossimo; quindi niente atti di vandalismo tra la cucina e il salotto buono.

    Conteniamo la delusione. Siamo persone mature.
    La prima cosa cui ho pensato, è che dopotutto tifare per il Toro non è poi la disgrazia maggiore. Ma tifare Juve è peggio di una malattia: padroni assoluti in patria, ma eterni secondi in Europa.

    La maledizione di Tutankhamon, pare abbia mietuto ben dodici vittime. Esattamente come dodici sono le coppe dei campioni alzate dal Real Madrid. Una coincidenza? No, una vera iattura!

    Lo ammetto: ci patisco come quando vidi la mia vecchia UNO con la portiera spalancata e il buco innaturale lasciato dall’autoradio! E non servono a confortarmi le dichiarazioni di Agnelli:  “Il prossimo anno saremo più cattivi”. Sempre a guardare la prossima volta, un domani lontano e difficile, calcisticamente parlando, sperando che a dieci sconfitte ci regalino una bottiglia.

    Perché la Juventus le prossime finali le giocherà, eccome! Perché sono veramente forti, perché la formazione è composta da vere stelle del calcio. Perché fanno partenze stentate nel torneo, ma arrivano fino ai vertici con semifinali da sogno, per poi crollare come le volte precedenti. Tranquilli tifosi bianconeri: alla prossima finale ci saremo, sempre più convinti che quella successiva sarà la volta buona.

    Ovviamente fino a quando saranno a piede libero i Ronaldo, i Messi, i Robben, allora sarà veramente complicato anche solo immaginare di alzare il trofeo dalle grandi orecchie, perché quelli le finali le hanno nel loro DNA, e non mollano mai. Le finali dei bianconeri si sono sempre distinte per un unico comune denominatore: le hanno giocate male, con timore, e i punteggi finali non lasciano spazio a recriminazioni: prendere tre o quattro manrovesci è umiliante, anche se contro hai il Real.

    Calma ora.
    Ma messe da parte le considerazioni di carattere calcistico, direi che il vero vincitore, anche nella notte del 3 giugno, è stato il terrore: mentre a Torino le persone venivano calpestate, ferite, schiacciate come all’Heysel nel maggio dell’ 85, per (forse) un equivoco maledetto e gigantesco, a Londra la gente moriva, investita da un furgone, accoltellata. Tutto in una notte.

    La paura ha messo a tacere tutto il resto, lo ha vaporizzato, tanto da far apparire impossibili i tentativi di un ennesimo ritorno alla normalità.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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