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martedì, Novembre 5, 2024

    Una nuova patologia: l’ortoressia

    FortissimaMenteIl titolo dell’articolo di questo mese contiene una parola che immagino per la maggior parte di voi lettori di Cose Nostre abbia un significato ancora sconosciuto: ortoressia. Di cosa si tratta? La si potrebbe definire una “nuova patologia”, una conseguenza negativa della vita sempre più complicata del nuovo millennio. È un disturbo ancora poco noto, difficile da riconoscere, ma che si sta lentamente diffondendo tra la popolazione.
    L’ortoressia fa parte della gamma dei disturbi alimentari ed è in preoccupante aumento. Le persone che ne soffrono sono ossessionate dall’alimentazione, proprio come un anoressico o un bulimico, e proprio come loro possono addirittura trovare la morte a causa di questa patologia. L’ortoressia, che letteralmente significa “appetito corretto”, è l’ossessione maniacale per l’alimentazione sana. Essa è stata descritta per la prima volta nel 1997 da un dietologo statunitense, Steven Bratman, che si occupò di studiare in modo scientifico un quadro clinico che prima di allora non era mai stato preso in considerazione.
     

    Il disturbo inizia con il desiderio di controllare la propria alimentazione per potere raggiungere la salute perfetta. A differenza degli anoressici e dei bulimici, gli ortoressici non si preoccupano della quantità di cibo, ma della loro qualità. Per loro, diminuire o mantenere un certo peso non è un obiettivo, però possono ridursi a digiunare anche per giorni se temono che i cibi che hanno a disposizione possano essere contaminanti per la loro salute. Possono arrivare a morire pur di non mangiare dei cibi che secondo loro sono dannosi. Gli ortoressici non hanno un’alimentazione equilibrata e hanno carenze nutrizionali. Partono da informazioni corrette sugli alimenti per arrivare a formulare delle teorie deliranti sul cibo.

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    Ad esempio un ortoressico potrebbe leggere che il 70% del corpo è costituito da acqua (vero!) e da qui dedurre che tutto ciò che mangia deve contenere il 70% di acqua. Questo è un esempio di pensiero illogico, perché solo una minima percentuale di acqua viene introdotta con gli alimenti, in quanto l’acqua presente nel corpo umano viene regolata dall’organismo. La fissazione per la qualità degli alimenti non è legata al rispetto per la natura o degli animali, ma alla paura di poter contrarre delle malattie trasmesse da cibi contaminati.

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    All’inizio gli ortoressici sono preoccupati per la loro salute, ma ad un certo punto questa preoccupazione diventa talmente invasiva da diventare il loro unico interesse: diventano dei fanatici dell’alimentazione. Il cibo deve essere incontaminato, e controllano al momento dell’acquisto la sua origine, la modalità di produzione, confezionamento, conservazione. I pomodori sono stati trattati con i pesticidi? Le mucche hanno assunto ormoni? Le verdure crude sono confezionate con plastica cancerogena? Le verdure già cotte hanno perso i loro nutrienti durante la cottura? Per non parlare degli OGM… Alla prima fatica dell’acquisto dei cibi segue poi la loro preparazione, altrettanto problematica: alcuni cibi devono essere consumati da soli, altri possono essere mangiati solo in certi orari… Il dove cercare e come consumare il cibo diventa il principale interesse, tanto da compromettere gli studi, il lavoro, le relazioni. Gli ortoressici ad un certo punto preferiscono isolarsi: per loro è intollerabile consumare dei pasti insieme a persone che non condividono le loro stesse modalità di nutrirsi.

    Nel 2005 è stato pubblicato un caso di una paziente ortoressica spagnola che è diventato esemplificativo per capire come funziona una malattia di questo tipo. La paziente in questione, su consiglio di un nutrizionista, a 14 anni ha seguito una dieta per controllare l’acne, eliminando i grassi dall’alimentazione (molto spesso i disturbi alimentari iniziano in seguito ad una dieta). A 16 anni decide in autonomia di diventare vegetariana, mentre a 24 anni elimina anche il latte e le uova. Andando avanti con l’età, nel tentativo di avere un’alimentazione sempre più sana, finisce con eliminare la maggior parte degli alimenti, tanto che viene ricoverata a 28 anni quando pesa solo 27 chili. Questa paziente, che banalmente potrebbe essere confusa con un’anoressica (coloro che perdono eccessivamente peso per inseguire un ideale di magrezza), non era interessata al proprio peso, al dimagrimento, ma piuttosto all’alimentazione perfetta, che col tempo si è invece trasformata in malnutrizione, tanto da farla essere in pericolo di vita.

    Pertanto bisogna fare molta attenzione a non prendere troppo sul serio i consigli alimentari degli esperti e a non farsi coinvolgere eccessivamente dalle notizie legate e cibi contaminati o dannosi che troppo spesso i mass media ci forniscono. Il nostro cervello potrebbe fare strani scherzi e nelle persone più fragili trasformare quello che può essere il consiglio per una sana alimentazione in una malnutrizione patologica.
    Per maggiori informazioni visita il sito: “www.psicoborgaro.it

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