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mercoledì, Febbraio 19, 2025

    Una vicenda paradossale

    Una mappanese non percepisce più la pensione francese

    La nascita del nuovo Comune di Mappano ha avuto i suoi effetti negativi su di una pensionata. Infatti la signora Nicolina, residente in zona Reisina (prima appartenente al Comune di Leinì), si è vista sospendere l’erogazione di una piccola pensione (35 euro ogni bimestre) da parte dell’Inps francese a seguito della comunicazione del cambio di Comune.

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    La pensionata ha lavorato quattro anni Oltralpe ed ogni anno, in primavera, l’ente pensionistico richiede a tutti gli assistiti un certificato di esistenza in vita che va vidimato dall’Ufficio anagrafe del Comune di residenza. Ebbene, come spiega la figlia Silvia Nieddu, tale certificato quest’anno non è stato accettato e, di conseguenza, l’erogazione della prestazione “congelata”. Perché? “Semplicemente perché il Comune di Mappano non esiste, perlomeno non ancora”, spiega la signora Nieddu e prosegue: “Ma non è che non esiste per la Francia, tecnicamente non esiste neanche per l’Italia”. “So di cosa sto parlando, perché ho un’agenzia di atti giudiziari e sto vivendo i problemi ed i disguidi giornalmente. Dove? Ovunque: Catasto, Tribunali, Agenzia delle Entrate, Forze dell’Ordine. La situazione non è per nulla chiara e dubito che si risolverà con l’inizio del 2018. Non sono problemi da poco non sapere a che ufficio rivolgersi o dove andare per fare una pratica o una denuncia. Si perde tempo e denaro: chi ci ripagherà di questi danni?”.

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    Per quanto riguarda la pensione francese di sua mamma? “Non è neanche per i 35 euro, ma per una questione di principio e per tutelare un diritto acquisito. Penso ai miei nonni che hanno lavorato una vita là: se fossero residenti a Mappano con cosa vivrebbero in questi mesi? Comunque abbiamo dovuto mandare una lettera, ovviamente tradotta in francese, dove spieghiamo la situazione (noi siamo sempre residenti lì ed è il Comune che è cambiato) e l’anomalia burocratica, ma siamo in attesa di risposta. Speriamo che l’ente capisca. Siamo solo agli inizi ma siamo già stufi della situazione, della superficialità e dell’immobilismo con cui si sta gestendo la nascita di questo nuovo Comune di cui non sentivamo la necessità. Sinceramente noi della Reisina vorremmo tornare sotto Leinì”.

    Conclude la signora Nieddu: “A Leinì abbiamo già vissuto problemi simili quando si modificò il nome del Comune a livello burocratico in Leini. Per un accento in meno si crearono un sacco di disguidi! Sembra un deja vu non richiesto, ma imposto. Oltretutto con la nascita delle Città Metropolitane si dovrebbe andare verso l’accorpamento degli enti, non verso lo scorporo”. Davvero una vicenda paradossale di cui seguiremo gli sviluppi.

    (I.C.)

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