I proverbi di San Martino

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CosePiemontesi

San Martino (Pannonia/Ungheria, 316 c. – Candes-Saint-Martin/Francia, 8 nov. 397) è uno dei santi più popolari in Italia e in Francia. Fu uno dei primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica e fu uno dei fondatori del monachesimo in Occidente.

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A lui sono stati intitolati chiese e cappelle (questo vocabolo deriva dal piccolo edificio sacro dove era conservata la cappa o mantello che San Martino, secondo la tradizione, aveva tagliato per riscaldare un povero), comuni (in Piemonte ci sono San Martino Canavese-TO e San Martino Alfieri-AT), borgate, montagne, strade, cascine, associazioni, dolci, oggetti vari, fiere.

La figura di San Martino ha generato, nel corso dei secoli, un notevole patrimonio di tradizioni popolari e molte leggende (tra le quali quelle in cui il Santo riesce sempre a ingannare e ridicolizzare il diavolo, come avvenne a Pont-Saint-Martin dove lo convinse a costruire un robusto ponte, detto appunto “ponte del diavolo. Storia simile, a parte il differente santo, a quella di un altro famoso ponte del diavolo, quello di Lanzo Torinese) e numerosi proverbi aventi come fondamentali motivi ispiratori: la fine dell’annata agraria e i traslochi dei contadini fittavoli da una cascina all’altra proprio il giorno della sua festa (11 novembre), la svinatura del vino nuovo, il clima mite nei giorni prossimi alla festa, detti “estate di San Martino” e il successivo inizio della fredda stagione invernale.

Il proverbio più conosciuto e presente in tutte le regioni è A San Martin ël most a l’é vin (a San Martino il mosto è vino) che segnala come il vino nuovo sia ormai pronto da bere. Ad esempio si trova in queste versioni dialettali: Lombardia, Per San Martìin, töt el mùust l’è vìin; Veneto, A San Martin tuto el most deventa vin; Marche, San Martì ogni mosto diventa vi’; Sicilia, A San Martino ogni mustu è vinu.

In Piemonte si trovano inoltre questi altri proverbi:

A San Martin a son fàit tuti ij vin (a SM tutti i vini sono pronti da bere).

A San Martin deurb ël botal e tasta ‘l vin (a SM apri la botte e assaggia il vino, perché ormai è pronto da bere).

A San Martin beiv ël bon vin e lassa l’eva andè al mulin (a SM bevi il buon vino nuovo e lascia l’acqua andare al mulino, perché non è ancora il momento di andare a far macinare il grano).

Dòp San Martin pija ‘l sach e va al mulin (passata la festa di SM, è ora di andare al mulino a far macinare il grano).

Òca, castagne, bòsch e vin, ten tut për San Martin (oca, castagne, legna e vino tieni tutto per SM; il giorno di SM si festeggia mangiando e bevendo, poi il giorno successivo avrà inizio l’Avvento, periodo di digiuno e astinenza. Per quanto riguarda l’oca, la leggenda racconta che San Martino non aveva alcuna intenzione di accettare la nomina a vescovo di Tours da parte del popolo e si era nascosto in una grotta, dove però fu scoperto dalle oche che, starnazzando, rivelarono la sua presenza a quelli che lo stava cercando).

Për San Martin massa l’òca e ‘l pavarin (per SM ammazza l’oca e l’anitra, per fare festa).

Për San Martin aj’è castagne, aròst e vin (per SM c’è castagne, arrosto e vino).

A San Martin a stà mej ël gran ant ël camp che al mulin (per SM il grano sta meglio nel campo che al mulino, cioè bisogna aver finito di seminare il grano).

A San Martin l’invern a l’é vsin (a SM l’inverno è vicino).

San Martin rivà, l’invern a l’é për la strà (arrivato SM, l’inverno è per la strada).

‘L grand e ‘l citin as vesto a San Martin (l’adulto e il bambino si vestono a SM, perché inizia a far freddo)

Ai Sant la fiòca për ij camp, a San Martin la fiòca an sj’ autin (ai Santi nevica per i campi, a SM nelle vigne).

L’istà d’ San Martin a dura da la seira a la matin (l’estate di SM dura dalla sera alla mattina, cioè è cortissimo).

L’istà d’ San Martin a dura tre dì e ‘n tochetin (l’estate di SM dura tre giorni e un pezzetto).

Da San Martin a Natal chi ch’a l’é pòver a stà mal (da SM a Natale chi è povero sta male, perché non ha soldi da spendere in feste).

Castagne ‘d San Martin: s’as na treuva un-a bon-a a val un quatrin (castagne di SM: se se ne trova una buona vale un soldo, perché a quell’epoca sono già tutte andate a male).

Vada come a veul, San Martin a l’é sempe a j’ondes (vada come vuole, SM è sempre all’11 di novembre).

Dòp San Martin a-i è pì nen termo nè fin (dopo SM non ci sono più pietre di confine e confini dei campi e quindi si può andare a spigolare ovunque).

San Martin seren, prepara bòsch e fen (se il giorno della festa di SM è sereno, prepara legna e fieno, perché farà freddo a lungo e ci sarà bisogno di avere in abbondanza legna per scaldarsi e fieno da dar da mangiare alle bestie).

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