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Comune di Caselle Torinese
giovedì, Maggio 16, 2024

    Quando andremo in pensione?

    CronacheMarziane
    Novembre. Siamo arrivati a Novembre, quello che secondo me è il mese più triste. Forse per la ricorrenza dei Santi (avete presente la” sfilata” nei cimiteri?) o perché la Natura si ferma e va a riposare. Dovrebbe.
    A causa della siccità che non dà tregua, è cambiato tutto: nei boschi abbiamo raccolto i funghi secchi, già nelle bustine. Il muschio rinsecchito è di colore giallo: gli appassionati che a breve costruiranno quel curioso plastico chiamato “presepe” un tempo lo usavano per simulare il prato, ora simulerà dei rovi impenetrabili.
    Così i Re Magi, per raggiungere la famosa capanna, dovranno sostituire i dromedari con dei moderni fuoristrada (promozione rottamazione: 3 dromedari per una jeep da FiatAbdul di Gerusalemme).

    I tartufi sono stati decimati, e i pochi rimasti hanno subito un lieve aumento di prezzo: ho visto alcune persone disperate scambiare la villa di Ceriale per un tartufo da un etto. Pazienza, vorrà dire che quest’anno sulle uova ci metterò del gorgonzola, dal gusto lontanamente simile, che mangerò ad occhi chiusi.

    A Torino c’è il blocco dei mezzi Euro 5. A proposito, chissà a quale classe Euro appartengono i nostri rom che almeno una volta alla settimana bruciano i cavi di rame regolarmente rubati, liberando quintali di diossina nell’aria…

    Nei ghiacciai, i pochi rimasti, c’è solo più ghiaccio secco, come quello che si usa nelle discoteche per fare fumo. Di neve neanche l’ombra, ma i maniaci dello sci saranno accontentati con quella artificiale, sparata sui prati artificiali di plastica nelle località artificiali di cemento.  Insomma, un bel divertimento artificiale.

    Quindi, data la tristezza del mese, parliamo di un argomento a tema: la pensione.
    Francamente, data la sindrome di Peter Pan che colpisce noi maschietti, non ci ho mai pensato, ma gli anni che avanzano non si possono mettere in frigo, e devo iniziare almeno ad informarmi. Il tam-tam aziendale riporta delle notizie mostruose, che cambiano ogni giorno a seconda delle varie intercettazioni nei corridoi e nelle zone di pausa caffè, dove si incontrano un mucchio di pericolosi tuttologi da bar sport.

    Si vociferava che si poteva andare in pensione a 60 anni con almeno 40 di contributi, poi a 70 anni con 50 di contributi, fino all’ultima versione arrivata dall’ufficio Ricatti: si va con 140 anni e almeno 120 di contributi.

    Ho sempre pensato che il lavoro sia solo uno sporco ricatto che, con l’illusione del benessere  (mutuo per la casa, prato verde, auto, vacanze), ci porta via gli anni migliori della nostra vita (nasci, produci, muori) e per questo lancio una proposta: in pensione fino a 45 anni, poi si va a lavorare. Comunque.

    Per avere le informazioni corrette, sono andato in un ufficio INPS nelle vicinanze: impressionante vedere persone di 150 anni in coda agli sportelli. Alcuni vivono nelle sale d’aspetto da una ventina d’anni, per non perdere la priorità, altri non ce l’hanno fatta: si notano le varie lapidi disseminate nei corridoi, e alcune mummie con i documenti stretti nelle mani e i bigliettini per accedere agli sportelli.
    Anche le impiegate non sono proprio ragazzine: ne ho notata una di circa 98 anni che usava il bianchetto direttamente sul video del PC Commodore 64, ed era felice perché le mancavano solo più 13 anni lavoro.

    Finalmente, dopo circa un mese di coda, è arrivato il mio turno: “Buongiorno, vorrei cortesemente sapere quando potrò andare in pensione”. L’impiegata, barcollando sullo sgabello a causa della gamba di legno e facendo maliziosamente vedere le autoreggenti fissate con puntine da disegno, ha controllato sul suo grande video braille: “Guardi, mi spiace ma per noi lei è morto nel 2015”. Senza scompormi: “Scusi, controlli meglio, ho un lieve raffreddore ma non mi sembra di essere già trapassato”.

    “Ah, ha ragione mi scusi. Ok, se non cambia la legge, se il Coreano non preme il bottone sbagliato, se il clima non causa delle catastrofi, ictus e infarti permettendo, lei andrà nel Dicembre 2022”.

    Ictus e infarti permettendo. Questa frase mi fa pensare, perché la nostra cara Legge Divina fa sì che in molti casi una brava persona devota muoia dopo una vita di lavoro, il primo giorno di pensione… Oppure è una legge dell’INPS, inventata per fargli risparmiare soldi. Mah.

    Dicembre 2022. Ancora un’eternità. Il nostro inutile governo, con la crisi di lavoro che abbiamo, invece di agevolare i giovani assumendone a migliaia, spreme noi cariatidi fino alla fine. Siamo arrivati al ridicolo.

    Ora chiariamo una cosa: la pensione deve rappresentare un nuovo inizio, e non la fine. Ci sono alcuni malati mentali che quando arriva il fatidico giorno, invece di festeggiare si disperano perché a casa non sanno cosa fare, o perché la moglie diventerebbe il nuovo datore di lavoro e romperebbe i maroni programmando i lavori ogni giorno. Ho un collega che non ha accettato di andare in pensione lo scorso mese di luglio: si tratta di quei mitomani che pensano di essere indispensabili per l’azienda, non sapendo di essere per questa solo un freddo e anonimo numero, identico al loro prossimo numero di loculo.

    Poi esiste un’altra categoria di persone, generalmente maschili: si tratta di quegli sfigati che indossano sempre la tuta da lavoro quando sono a casa nel week end e nei giorni festivi. Hanno sempre qualcosa da fare, e aspettano trepidanti le ferie per potersi dedicare ai vari lavori. Non sanno cosa siano le vacanze, se hanno visto un film l’ultimo era “Maciste” e il massimo del mangiare fuori è rappresentato da un gelato.

    L’unico posto che li fa felici è il Brico Center, e se volete vederli piangere dalla contentezza a Natale regalategli un trapano. Figuriamoci cosa faranno in pensione, come minimo apriranno un’officina. Ma che tristezza.

    Ora farò arrabbiare l’Associazione Mondiale Nonni Felici, ma vorrei sfatare un altro mito: la maggior parte dei pensionati deve stare a casa per guardare i nipotini. Niente di più sbagliato: ma dove sta scritto? Bene, caro figlio: secondo te, dopo una vita in prigione, ora che sono libero devo fare il guardiano dei tuoi piccoli rompimaroni? Dovevi pensarci prima: vuoi 1, 2, 5 o 10 figli? Te li devi guardare. O chiami la baby sitter.

    E non esiste nemmeno che un pensionato stia a casa a verniciare la cancellata o vada dal dottore sette giorni alla settimana, (come succede a Caselle) occupando dalle 4 del mattino i primi posti che spetterebbero a chi deve andare al lavoro (e che mantiene lo stesso pensionato). O che si ammazzi di fatica tutti i giorni per avere l’orto perfetto, per vederlo poi distrutto dalla prima feroce grandinata.

    Di seguito, ecco quelle che, grosso modo, saranno le mie attività da pensionato, tenendo presente che deve essere meraviglioso muoversi quando tutti sono al lavoro. Sarà come essere perennemente in vacanza.

    • Specialmente in inverno, tutti i giorni sveglia intorno alle 10, e poltrimento a letto fino alle 11 con lettura dei principali quotidiani (di carta, perché dopo aver usato il PC una vita per lavoro, il mio Mac volerà nella spazzatura il primo giorno che sarò a casa).
    • Ore 12: accensione telefono e colazione Nordica (caffè, latte, corn flakes, yogurt con succo d’acero, muffin al cioccolato, frutta, fetta di torta alle mele, succo d’arancia).
    • Nel primo pomeriggio: in primavera/estate un bel giro in moto fuori porta.
    • Spesso e volentieri la sera nei giorni feriali, cena al ristorante, ogni volta uno diverso.
    • Serata: film al cinema o lettura di un buon libro a casa. Spegnimento del telefono e nanna.

    I lavori di casa, come la spesa, la pulizia o le piccole manutenzioni, avranno solo un minuscolo spazio nella settimana: giusto il minimo indispensabile. Non sono come gli psicopatici che tutti i Sabati fanno le pulizie e sterilizzano tutto l’appartamento sigillandolo con dei nylon. Non bisogna mai essere schiavi della casa.

    Per quanto riguarda i lunghi periodi, viaggi nel Nord Europa. Il lavoro ci ha costretti a non visitare molte parti del mondo. La pensione sarà l’occasione per vedere tutto quello che abbiamo perso: non importa quale sarà il mezzo (moto, auto, treno o camper a noleggio), l’importante sarà viaggiare, salute permettendo.

    Pensate che bello trovare un posto piacevole e fermarsi quanto ci pare, senza avere l’assillo di dover rientrare per la tale data. Per me, che in moto impiego due giorni per andare a Susa, sarà fantastico.

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