“Vivi come se dovessi morire domani.
Impara come se dovessi vivere per sempre”.
Gandhi
Dopo anni di isolamento nel 1992 le isole riaprirono al turismo e quale migliore occasione per me e mio fratello Enrico andarci l’anno seguente. In quegli anni non era facilissimo arrivarci poiché oltre al visto per l’India, della quale le Andamane ancor oggi fanno parte, serviva un ulteriore permesso di ingresso in quanto considerate Parco Nazionale.
Circa 500 isole con foreste lussureggianti, spiagge deserte, mare di coralli e pesci colorati, animali tipici: eccoci nelle Andamane. Il nome deriva probabilmente da quello del dio-scimmia Hanuman. Si conosceva già la loro esistenza nel II secolo comparendo nelle mappe disegnate dal geografo Tolomeo che le chiamava “isole dei cannibali”, queste terre vennero inoltre usate come base di appoggio dai mercanti arabi nel IX secolo e pare che addirittura Marco Polo ebbe a passare da queste parti ma la notizia non è certa. Le isole furono infine annesse dagli Inglesi nel XIX secolo e usate come colonia penale. Inizialmente vennero rinchiusi delinquenti comuni ma in seguito vennero inviati anche i prigionieri politici che combattevano contro il Governo Britannico.
Fino all’arrivo dei colonizzatori erano abitate dagli Andamani, oggi ridotti a 30 individui, mentre alcune tribù dell’interno hanno mantenuto il loro stile di vita tradizionale. Le origini di questi popoli sono incerte e molte sono le teorie a loro legate: qualche studioso li fa arrivare da popolazioni provenienti dall’Africa, altri dalla Polinesia ma non si hanno dati certi poiché pare che le isole fossero già abitate nel Medio Paleolitico. Prima del contatto con altri popoli avevano una vita di sussistenza basata sulla pesca, sulla caccia e sulla raccolta, l’abbondanza di risorse garantiva una alimentazione bilanciata e quindi buone condizioni di salute. Oggi gli indigeni rappresentano meno del 10% della popolazione e sono in continuo conflitto con le autorità che li vorrebbero integrare.
Grazie al suo isolamento troviamo circa 60 specie di mammiferi, oltre 250 specie di uccelli e moltissime piante, la maggior parte endemica di queste parti.
PORT BLAIR
Capitale amministrativa nonché unica città vera e propria, si estende attorno ad una baia contornata di colline e discrete infrastrutture con strade pulite e negozi ben forniti. Una delle tappe di visita è il Cellular Jail, la prigione: costruita su un promontorio all’inizio del XX secolo è un monumento alla memoria degli indiani che hanno combattuto per la libertà. La prigione conteneva in tutto 698 celle, da cui il nome, che misuravano 3 metri per 3,50 e avevano una piccola finestra per il ricambio di aria. All’interno si trova un piccolo museo che spiega le condizioni in cui venivano detenuti i prigionieri. Corbyn Cove, la spiaggia vicina alla città è una meta comoda per chi vuole fare il bagno ma anche oziare sotto le palme. Consigliabile andarci all’alba o al tramonto per godere lo spettacolo. Viper island, minuscola isola di fronte alla città con alcuni edifici del periodo coloniale oggi in disuso e splendide vedute sulla baia, contrariamente alle credenze popolari, il suo nome non ha niente a che vedere con i velenosi rettili, ma lo deve ad un mercantile inglese che fece naufragio su questa costa.
Chatam Sawmill è la più grande segheria dell’Asia, dove vengono selezionati e tagliati i legnami provenienti dalle foreste interne delle isole; l’impianto gigantesco voluto dagli Inglesi nel 1836 ancora oggi impiega oltre 2000 operai che lo fanno funzionare 24 ore al giorno. Una curiosità: per il trasporto dei tronchi vengono utilizzati gli elefanti, e cosa ancora più curiosa, quando alla fine del turno di lavoro i pachidermi vengono lasciati liberi essi raggiungono il loro branco anche nuotando nelle acque della baia.
ROSS ISLAND
Non lontana dalla costa troviamo questa isola, scelta dagli Inglesi come sede amministrativa. Agli inizi del XX secolo era un luogo con prati perfettamente rasati, una sala da ballo, una piscina e una chiesa che celebrava le funzioni tanto che i giornali dell’epoca l’avevano ribattezzata “la Parigi dell’Est” ma questo era destinato a durare poco perché nel 1941 un terremoto distrusse alcuni edifici e le poche strade. Inoltre con l’inizio della seconda guerra mondiale gli Inglesi preferirono tornare a Port Blair con i loro uffici amministrativi. Da allora le strutture sono rimaste abbandonate, gli edifici invasi dalla giungla sono abitati dai numerosi pavoni e cervi che qui trovano rifugio. Sulla collina ci sono i resti della chiesa anglicana con il campanile, la casa del commissariato e il cimitero dei britannici e pochi altri importanti punti di riferimento oggi avvolti da enormi radici e tronchi di alberi secolari.
MAHATMA GHANDI PARK
Comprende 15 isole e presenta vari habitat tra cui mangrovie, foreste pluviali e barriera corallina con 50 varietà di coralli. Essendo un ecosistema molto delicato, le visite sono molto ridotte sia come numero di visitatori che come tempo di permanenza, ma poiché anche per i locali i soldi non puzzano, stracaricano la barchetta che ti porta. Ricordo che nella tappa del nostro viaggio eravamo in 15 su una che al massimo ne poteva portare 8 e l’acqua del mare arrivava forse a 4 dita dal bordo. L’acqua è bassa ma ci sono alcuni abitanti, coccodrilli di mare, che è meglio evitare. Le possibilità di visitare qualcuna delle isole erano due: Jolly Buoy e Red Skin, noi scegliemmo la prima con una barriera corallina splendida e una foresta di mangrovie. Peccato per il tempo a disposizione fosse solo di due ore.
EPILOGO
In questi posti, 25 anni fa trovavi solo un certo tipo di turisti, e anche qui avemmo il nostro incontro curioso: un signore italiano, di cui non ricordo il nome, che arrivava da una visita in Tibet in compagnia di alcuni amici. Il nostro oltre alle visite e ai bagni si dilettava a raccogliere le vongole sulla spiaggia e portandole alla titolare della pensione le faceva cucinare per tutti gli ospiti. Una sera si avvicinò e… “Chi siete, come vi chiamate, da dove venite ?” I suoi amici lo chiamarono dicendogli: “Dai, che la cena è pronta!” E lui di rimando: ”Questa sera mangio con loro, sono simpatici”.
…Saranno stati contenti i suoi amici!