Da molti anni ormai, tutte le istituzioni, dal Governo ai Comuni, fanno il possibile per convincerci che sono in ristrettezze economiche, e che se molte cose non vanno in porto non è per cattiva volontà; la causa principale sarebbe la mancanza di fondi.
Ammesso che sia parzialmente vero, allora il buonsenso dovrebbe aiutare coloro che sono preposti a decidere l’utilizzo di questi, scarsi, fondi a fare delle scelte ponderate.
Un buon padre, o madre, di famiglia in difficoltà (quante ce ne sono purtroppo), dovrebbe chiedersi se l’eventuale spesa è indispensabile, utile o superflua.
Sappiamo che non è sempre questo il criterio, che a volte si trasgredisce questa regola anche in famiglia; ma finché la scelta incosciente ricade sul singolo, che non ha la maturità per fare delle scelte ponderate affari suoi. Coi soldi pubblici dovrebbe essere diverso; ma purtroppo è esattamente lo stesso.
Certe priorità dovrebbero essere indiscutibili; una di queste, ad esempio, sarebbe di garantire la massima efficienza agli Enti che si occupano della difesa del territorio dalle calamità, e altrettanto di non far mancare alcun mezzo a quelli preposti a intervenire, in caso di incendi, frane, alluvioni, terremoti ecc…
Questo Bel Paese è purtroppo soggetto a continue calamità, più delle volte per dolo, incoscienza, malcostume e cecità politica.
Ho letto sull’ultimo numero di questo giornale, che la sede locale dei vigili del fuoco dispone di una autopompa che ha trent’anni, che per sostituirla occorrerebbero 200mila euro, e che si è aperta una sottoscrizione con la speranza di raggiungere l’obiettivo.
Io penso che questi “ragazzi”, che si rendono disponibili gratuitamente nei giorni festivi, che saltano giù dal letto in piena notte, a volte soltanto per permettere a qualcuno che ha perso le chiavi di rincasare, o per spegnere un cassonetto di rifiuti causato da balordi, che rischiano ogni volta di farsi male, che non chiedono mai nulla in cambio della loro disponibilità, non dovrebbero assolutamente avere la preoccupazione di non disporre di mezzi efficienti in caso di emergenza.
Non so quale dovrebbe essere la quota a carico del Ministero, della Regione o del Comune per fornire l’autopompa; non lo voglio neanche sapere. Questo mezzo è sicuramente indispensabile e non può essere considerato voluttuario, non si può attendere che non sia più funzionale quella che ha trent’anni.
Duecentomila euro sono una cifra ridicola. Sottolineo ridicola, in confronto, ad esempio, a quanto spende lo Stato italiano per le armi e per chi è preposto a utilizzarle in Italia e all’estero.
Fonti attendibili parlano di oltre 60 milioni di euro al giorno. Badate bene, con la spesa militare di un solo giorno si potrebbe dotare il corpo dei vigili del fuoco di 300 nuove autopompe. Un aereo militare F35, di ultima generazione, costa intorno ai 150 milioni di euro, pari a 750 autopompe. Vi sentite più potetti da un F35 o dai Vigili del fuoco? Quando si è in difficoltà nessuno penserebbe di rivolgersi all’aeronautica militare. Sono convinto che questi aerei non sono affatto indispensabili, tantomeno utili. Inizialmente l’ordine era per 130 aerei, poi venne ridotto a 90, pari a una spesa di 13-14 miliardi.
In questi ultimi anni, malgrado una crisi impregnata nel sistema, di cui non si vede alcun miglioramento; malgrado un debito pubblico di 2300 miliardi, o forse più, le spese militari sono state sempre incrementate.
La corsa agli armamenti produce un solo indiscutibile risultato: guerra; vale a dire distruzione, morte, sofferenza. Eppure i nostri Governi, nessuno escluso, hanno fatto questa scelta. Prendiamone atto.
Non ricordo minacce esterne alla nostra libertà e indipendenza, tutte le minacce sono state interne al Paese: mafia e affini, P2, Gladio, brigate rosse, nazi-fascisti, e molti politici farabutti. Nessuna di queste minacce si può neutralizzare con uno o più aerei a reazione.
Non mancano solo i soldi per l’autopompa, ma anche per mettere in sicurezza gli edifici scolastici, per assistere gli invalidi, per asfaltare le strade.
Sono però disponibili per costruire un assurdo tunnel ferroviario, utile soltanto a ridurre il tempo per raggiungere Lione.
Qui calza perfettamente quel famoso detto: le risorse sono sufficienti per le necessità di tutti ma non lo sono per l’avidità di pochi.