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martedì, Marzo 19, 2024

    Parola d’ordine: organizzazione!

    Compiti a casa

    Mio figlio inizierà la scuola media, entrambi noi genitori lavoriamo. Uscirà da scuola alle 13:50, chi si occuperà di lui mentre noi saremo fuori? Certo, i nonni, precettati per un piatto di pasta, non si tireranno indietro, ma… per i compiti? Chi lo seguirà nei compiti?

    Eterno dilemma. Certamente non è l’unica domanda che si pongono i genitori preoccupati del passaggio dalle elementari alle medie. Ad alcuni quesiti, però, ha risposto il dirigente dell’Istituto Comprensivo di Caselle, Loredana Meuti, durante il terzo ed ultimo incontro della serie NOI…GENITORI”, che prende il titolo dall’omonimo tema Compiti a casa: cosa cambia nel passaggio dalle elementari alle medie?”,  lasciando qualche suggerimento su una gestione oculata dei compiti a casa, per non trovarsi impreparati al cambiamento e ricordando anche il grande sforzo che la scuola ha messo in campo con la “Compagnia Frassati”, per organizzare corsi di recupero e compiti assistiti.

    Poche indicazioni “salva vita” (… se vogliamo), le più, sintetizzate in un paio di slide. Innanzitutto, dopo una giornata di scuola è bene decidere quando è il momento giusto di cominciare i compiti, per poi creare una routine da seguire sempre. E’ il primo dei precetti della lista. Fin da bambini adulti e insegnanti ci insegnano a ripetere gli stessi gesti quotidianamente, questa abitudine non deve essere assolutamente sottovalutata e abbandonata, men che meno quando la scuola si fa più impegnativa. Per questo occorre organizzare il lavoro e rispettare degli orari fissi. Importante organizzare le materie per priorità e stilare una scaletta degli argomenti di studio. Potrebbe essere necessario aiutare i ragazzi in questa attività controllando insieme il diario. I compiti a casa non dovrebbero eccedere le due o tre ore pomeridiane – dice il dirigente scolastico – inutile poi ostinarsi dopo questo tempo se l’attenzione cala. Può essere utile fare una pausa breve tra una materia e l’altra, per distrarre l’attenzione.

    E’ di questi anni l’adozione delle mappe concettuali utilizzate per sintetizzare gli argomenti di studio, ma la dottoressa Meuti aggiunge: “Rivalutate anche i riassunti, che offrono un buon allenamento per la memoria, la capacità di scrivere e aiutano ad approfondire gli argomenti”. Fondamentale leggere e ripetere ad alta voce. Curare l’ambiente dove si studia: ordine e illuminazione non dovrebbero mai mancare. Su questo punto il dirigente si sofferma un momento e avvisa i genitori: “Siate molto prudenti a non interrompere la concentrazione dei vostri figli nello studio,… difficile recuperarla poi”. Difficile concentrarsi con televisori, radio o computer accesi, questi dovrebbero essere usati durante le ore di studio solo se finalizzati all’apprendimento.

    Ecco poi l’intervento dell’insegnante di lettere Luciana Mo per parlare delle problematiche più comuni durante il primo anno di scuola media: “E’ importante sapere che la difficoltà maggiore non sta nei compiti scritti assegnati per casa, che i ragazzi sono abituati a svolgere dalle elementari, ma nello studio individuale. Ciò che i ragazzi devono comprendere è che è necessario impostare lo studio metodico quotidiano delle materie. La distanza di tempo tra una verifica orale e l’altra, soprattutto per quelle discipline che dispongono di poche ore settimanali, può essere tale che si arrivi al momento dell’interrogazione con una quantità di programma abbastanza corposa. Senza uno studio metodico quotidiano,  con un lavoro superficiale svolto all’ultimo momento, non si ottengono risultati duraturi e ne va a discapito della memoria a lungo termine e della preparazione culturale.”

    Un incontro interessante e aperto al dibattito fra genitori desiderosi di condividere le problematiche scolastiche a cui ha partecipato anche l’assessore all’istruzione Erica Santoro, che ha lanciato un monito rivolto a tutti i genitori: “Dedichiamo più tempo ai nostri figli, strappandolo anche al tempo degli “schermi”. Non abbiamo paura di essere educatori. Se i nostri figli a scuola prendono 4 non è colpa dell’insegnante!”

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