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mercoledì, Maggio 15, 2024

    L’architettura interpretata dall’arte

    La Sala delle Colonne nel Castello del Valentino, che rappresenta il passaggio tra il lungo Po e la città di Torino, fu realizzata quando Maria Cristina di Borbone, principessa di Francia e duchessa di Savoia –“Madama Cristina”, nel Seicento affidò a Carlo e Amedeo di Castellamonte la trasformazione del palazzo fluviale esistente in una dimora suburbana di “delizie”, ispirata alla residenza di caccia del fratello Luigi XIII a Versailles. Sotto le volte della sala, tra le colonne lapidee, lo sguardo austero degli imperatori romani –raffigurazioni scultoree appartenenti alla collezione ducale– sembra osservare i disegni che scendono dai fili calati fra i visitatori. Insieme alle tavole grafiche distribuite lungo le pareti, a due video e ad un dipinto collettivo che si estende per dieci metri, i disegni sono il frutto del Workshop “Osservo, creo, racconto. Dialoghi tra Arte/Artistico e Architettura: dal disegno alla fotografia al video”, scaturito da una collaborazione tra docenti e studenti del Dipartimento di Architettura e Design (DAD) del Politecnico di Torino e del Liceo Artistico Cottini.

    I Referenti scientifici -prof.ssa Pia Davico, prof. Davide Anzalone- insieme ai Coordinatori, architetti e docenti Ornella Bucolo, Daniela Miron (Laboratorio di Rilievo e Documentazione del DAD) e Claudio Rabino (Cottini), con il supporto del Direttore del DAD –prof. Paolo Mellano– e del Dirigente scolastico del Liceo Cottini –prof. Antonio Balestra-, oltre alla collaborazione delle professoresse Annalisa Dameri, Chiara Devoti, Anna Marotta e del laboratorio Multimediale del DAD (Franca Ceresa, Riccardo Covino, Pietro Merlo, Marc Zigante), hanno condotto una ventina di studenti del Corso di Laurea triennale in Architettura e del 4° anno del Cottini a confrontare le proprie conoscenze ed a rappresentare l’analisi di un fabbricato monumentale (il Castello del Valentino) mediante l’utilizzo di molteplici linguaggi artistici, quali il disegno, la pittura, il video oppure la fotografia. Partendo dalla conoscenza tecnica per cogliere la struttura del palazzo, le ragioni funzionali e le soluzioni volumiche e dopo aver attuato un approfondimento storico per comprendere l’evoluzione dell’edificio, attraverso la visione artistica si può rivelare la bellezza e l’originalità di ciò che si osserva mentre si pone l’accento su taluni aspetti, in relazione ad una lettura personale. L’arte assume dunque il ruolo di appropriazione della realtà, di filtro cognitivo-emozionale per mezzo del quale scegliere, evidenziare, proporre punti di vista.

    L’esposizione al Castello del Valentino

    All’inaugurazione della mostra (che diverrà itinerante) ha presenziato altresì il prof. Gian Giorgio Massara, storico dell’arte.

    Ognuno dei cinque gruppi di lavoro ha scelto un colore identificativo ed uno slogan collegato al leitmotiv presente nelle proprie tavole. I temi considerati si estendono dal rapporto dell’edificio con la città a quello con il fiume ed il parco, per accogliere gli elementi naturali ed il rapporto tra interno ed esterno del castello, attraverso i porticati, le balaustre, le recinzioni, le finestre. Sculture e decorazioni vengono talvolta concepite come appendici dell’edificio protese verso l’ambiente esterno, mentre intense prospettive le esaltano, insieme ai percorsi, ai camminamenti, alle scale. Le tecniche miste –acquerelli, matite, penne, colori, disegno, fotografia– sottolineano le simmetrie, gli andamenti delle linee di contorno ed il senso spaziale, tanto quello orizzontale quanto la tensione verso l’alto; gli autori reinterpretano talvolta la stessa immagine in un gioco di variazione delle cromie oppure in un crescendo di segni. L’analisi delle ricorrenze stilistiche mostra analogie formali fra elementi architettonici, decorativi, scultorei e d’arredo e giunge ad indicare, da punti di vista inusuali e sorprendenti, i nodi di confluenza delle forze, i rapporti tra linee rette e circolari (colonne-archi-volte) spingendosi infine ad un’interpretazione emozionale della statica. La mostra unisce dunque gli aspetti tecnici e storici a quelli soggettivi sviluppati dagli autori, che rapportano l’edificio alla sua figurazione artistica.

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