Il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) del Piemonte ha respinto l’istanza sospensiva richiesta dal Comune di Mappano avverso le delibere di Consiglio comunale di Borgaro e Caselle che, nel dicembre 2017, avevano portato allo scioglimento del CIM, il consorzio che gestiva unitariamente alcuni servizi (ad es. scuola, verde) nell’ex frazione.
Due i passaggi che si possono leggere nella sentenza, la n.267, appaiono particolarmente significativi.
Il primo spiega che “considerato che, ad un primo esame, appare non manifestamente infondata l’eccezione di inammissibilità del ricorso per intervenuta acquiescenza formulata dalla difesa del Comune di Borgaro, alla luce dei contenuti del Verbale d’Intesa sottoscritto dal Sindaco del Comune di Mappano il 17 gennaio 2018 e della successiva delibera della giunta comunale di Mappano n. 14 del 30 gennaio 2018”. Ovvero, come si fa a richiedere addirittura l’istanza sospensiva delle due delibere se poi il sindaco di Mappano sottoscrive un verbale d’intesa con il Comune di Caselle e con le rappresentanze sindacali per “regolamentare” l’assunzione dei dipendenti ex CIM? E poi “rafforza” il tutto con una delibera di Giunta?
Secondo punto, forse ancora più pesante: “Considerato, infine, che non sembra in contestazione la facoltà del Comune di Mappano di conseguire sin d’ora, mediante agevoli adempimenti burocratici, la cancellazione del C.I.M. sul portale del M.E.F., e conseguire in tal modo il trasferimento dei fondi residui dell’ente, pari ad € 123.000,00, con i quali provvedere al pagamento dei fornitori dei servizi pubblici”. Ossia, perché invece di fare causa, con semplici adempimenti burocratici non si incassano ben 123 mila euro e non si pagano i fornitori?
La dichiarazione in merito del sindaco di Caselle, Luca Baracco: “Il fatto che il Tar abbia respinto l’istanza sospensiva nei confronti delle nostre delibere di scioglimento del CIM, significa una cosa sola: che i nostri Consigli comunali hanno lavorato a norma di legge, cosa che noi sostenevamo congiuntamente da sempre. Le due delibere erano, ovviamente, pressoché identiche: abbiamo sciolto un consorzio che non aveva più ragione d’essere con la nascita del nuovo Comune avvenuta sei mesi prima. Era diventato un inutile “doppione” e già la sola duplicazione dei costi era contro l’invarianza di spesa sostenuta a gran voce dalla Corte dei Conti”. “Leggendo la sentenza”, prosegue Baracco, “è evidente come per il giudice non si ravvisi alcun rischio di sospensione dei servizi e di conseguente danno per la comunità mappanese, un fantasma evocato dal collega Grassi, ma evidentemente spropositato: prima di preparare le delibere abbiamo ponderato bene, sia Caselle, sia Borgaro, la situazione”.
Ora rimane in piedi l’udienza di merito, ma, con ogni probabilità, visto l’esito di questa prima udienza, i tempi non saranno tanto brevi.