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martedì, Marzo 19, 2024

    Un’emozione che si rinnova

    in montagna

    Il mezzo del cammin di nostra vita, seppure alla luce delle aumentate aspettative di vita, l’ho superato da un po’. Ciò non toglie che si presentano con prepotenza ed in modo impositivo alcune pretese di cambiamento negli standard, o meglio, si ripresentano, perché noi si nasce con una valigetta piccola ma stracolma di propositi, sentimenti, aspirazioni, esigenze che ben presto devono combattere per la sopravvivenza contro le priorità dell’età. E se fino all’adolescenza, complice un po’ di menefreghismo, si riesce a fare buona parte di ciò che ci piace, dopo le mediazioni sono sempre più pesanti e ad un certo punto si devono conciliare una serie infinita di cose. Subentra il tarlo ostinato del senso del dovere, del dover fare tutto e bene, del non perdere tempo in cose che abbiamo tutto il tempo di fare più avanti…. A quel punto è fatta, il nostro tempo non ci appartiene più, lo abbiamo immolato in un quotidiano che ci divora e poco ci appartiene. Ma tutto passa veloce, le nostre famiglie crescono e si svuotano, la nostra vita di lavoro in cui avevamo l’impressione di essere indispensabili, ci restituisce il ruolo di “nullafacenti”. 

    Scattano così una serie di stimoli: riposo assoluto e vivere alla giornata; crearci nuovi interessi… Mission impossible o quasi, bisognava pensarci prima per riuscire a riprenderci le cose che abbiamo coltivato fino a quel momento in modo un po’ stiracchiato. Nel mio caso così è stato, dopo un periodo di transizione in cui la sensazione di “non vado più a lavorare” è stata tragica e mi ha provocato non poco malessere, non tanto per il lavoro, quanto per la rottura di un ciclo vitale durato più di 40 anni, che comprendeva soprattutto degli ottimi rapporti umani. E’ stata dura assimilare in pieno la nuova condizione. Il tempo non basta mai. Nello stesso sono compresi doveri familiari ai quali non sarebbe giusto sottrarsi: è necessario darsi delle priorità senza dare nulla per scontato e partendo da un presupposto poco gradevole ma fondamentale: l’età anagrafica. Mi sono ritrovata, ma nulla succede per caso, a riprendere una vecchia passione ereditata da mio padre: la montagna.
    Abbiamo la fortuna di vivere a pochi chilometri da una corona di monti che offrono itinerari “per tutte le gambe” e con un po’ di allenamento si possono raggiungere mete apparentemente irraggiungibili. Spesso in questi anni mi venivano in mente i luoghi di cui mio padre mi parlava da bambina, alcuni li abbiamo percorsi insieme. Il tempo implacabile gli ha poi  impedito di muoversi, è diventato un viaggiatore virtuale. Si è procurato un atlante e cartine alla mano andava a rivedere le sue cime. Non si è mai spostato molto, peccato.
    Ad oggi ho il rimpianto, uno dei tanti, di non averlo portato in luoghi che sicuramente avrebbe apprezzato. Conosceva la geografia mondiale, gli ultimi tempi, gli spazi di lucidità li trascorreva così. A me ha trasmesso questa caratteristica e non solo. Più fortunata di lui, sono riuscita a diventare viaggiatrice reale e ultimamente, grazie ad un collega adesso caro amico, ho ripreso a frequentare i numerosi sentieri delle nostre valli, infiniti, alla portata e accessibili a tutti.

    Le cascate della Mea e il rio Unghiasse, dal Bec della Mea (Val Grande di Lanzo)

    Questa è la cosa stupenda della montagna: è di tutti e per tutti. Poco frequentata, questo può essere positivo per la sua salvaguardia, ma potrebbe essere la giusta terapia per chi si annoia, per chi è depresso, per chi vuole dare un senso al suo tempo. Chi l’ha detto che la montagna da tristezza? Si possono fare piacevoli incontri faunistici (sempre con occhi bene aperti, soprattutto in questo periodo), traversare corsi d’acqua, ammirare cascate e cascatelle, arrivare a rigeneranti laghi. In questo periodo la flora, in ritardo rispetto alla pianura, regala una serie infinita di fioriture (da non toccare mai, non sopravviverebbe nulla); le persone quando si incontrano si salutano calorosamente: esiste un codice etico non scritto che andrebbe rivalutato anche in altri ambiti. Quando si raggiunge la meta, ma anche prima, dallo zaino vengono estratte le cose più incredibili: non ci si fa mancare niente, la giusta gratificazione per una sana e rigenerante fatica!

     

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    Giuliana Vormola
    Giuliana Vormola
    Nata a Ciriè il 20/11/1955 Giornalista pubblicista inizia a scrivere su Cose Nostre e altri giornali locali da inizio anni 90 su temi legati all'ambiente. L'interesse e la passione per la botanica sono il motivo conduttore principale dei suoi scritti e delle sue attività. Con l'Associazione Vivere il Verde inizia la manutenzione del giardino del vecchio Baulino a Caselle, durata 20 anni, coinvolgendo la scuola primaria locale. L'attività editoriale collegata ha permesso la partecipazione al circuito Gran Tour del comune di Torino e la collaborazione con Gardenia. "Emozioni saperi sapori..... " è un progetto che sta prendendo forma sul web e sui social: partendo dalle "verdi" emozioni si arriva in cucina con i saperi della tradizione per esprimere i sapori che ne derivano.

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