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martedì, Marzo 19, 2024

    La “Nuvola” Lavazza, un cuore da vivere

    A Torino, nel quartiere Aurora

    La Nuvola Lavazza è molte cose insieme: centro direzionale dell’azienda, mappa storica dell’azienda stessa, luogo di contatto frontale con il pubblico consumatore, centro di sperimentazione e docenza.
    Vista da fuori, mentre ti avvicini dalla fermata del bus 57, è prima di tutto un segno sul quartiere, che ti obbliga a chiederti cosa sia dunque una città. Per fortuna non devo rispondere così su due piedi. Di certo, però, una città è un confronto continuo tra continuità e cambiamento, perché ogni città è attraversata dall’adeguamento alla propria storia come risultato di necessità, conflitti e scambi tra i suoi residenti. Rifletto sul quartiere nel quale sto camminando, all’inizio di via Bologna, di là dalla Dora. Chissà chi ricorda che l’area dal fiume alla cinta daziaria del 1858, era chiamata, semplicemente, Oltredora.
    La cinta daziaria era il confine di Torino, delimitato da un muraglione affiancato da una via Circonvallazione, coincidente per Oltredora con gli attuali corso Vigevano e corso Novara, poche centinaia di metri da dove sono. 

     

    Nella cinta daziaria si aprivano delle Barriere, vere e proprie porte adatte al controllo del traffico di merci. La barriera più importante verso Nord era quella detta di Milano (l’attuale piazza Crispi), dove partiva la Strada Reale d’Italia, verso Vercelli e Milano. Muovendo verso Est, si aprivano le Barriere dell’Abbadia (corso Novara/Corso Palermo) e delle Maddalene (Corso Novara/via Bologna, più tarda). La cinta daziaria comprendeva ampi territori di campagna caratterizzati dalla presenza di grandi cascine. Una di queste, la Cascina Aurora, diede il nome alla zona di Oltredora (all’incrocio tra corso Emilia e corso Giulio Cesare, fabbrica tessile dal 1869, poi centro produttivo del tessile e oggi ristrutturata nella Casa Aurora). Fin dal XVI secolo, la zona della Dora era luogo di insediamento produttivo grazie all’energia idraulica: grandi mulini, segherie, concerie e altri impianti tessili. L’acqua della Dora era prelevata alla curva del fiume all’altezza dell’attuale ospedale Amedeo di Savoia e incanalata attraversando il Balon fino all’attuale ponte delle Benne (corso Regio Parco). Poi nel 1871 fu aperto il ramo sinistro del canale della Ceronda, da Lucento (la Casa del partitore, in via Pianezza 107) fino alla presa del canale di Regio Parco, sempre in prossimità del ponte delle Benne, capace di fornire energia idraulica alla generazione di energia elettrica. Fu così naturale che le nuove fabbriche andassero a collocarsi in prossimità del canale della Ceronda. 

    Intorno al 1910, in pieno sviluppo industriale di una Torino ormai trasformata da centro amministrativo a centro manifatturiero, si trovano qui intorno la Augusta Nebiolo, in corso Palermo 1, le concerie Gilardini in Lungodora Firenze 19 (angolo corso Mosca, ora corso Giulio Cesare), la fonderia Ballada in via Modena 21, il Gallettificio militare di via Modena 9.
    Lo sviluppo industriale era concentrato per il cinquanta per cento a nord della città, con gli operai che rappresentavano quasi la metà della popolazione.
    Nel 1896, con capitali del gruppo Siemens-Halske, era nata la Società Elettrica Alta Italia, all’inizio principalmente interessata al mercato torinese. La linea daziaria faceva sì che gli insediamenti abitativi dei lavoratori delle fabbriche di Oltredora si trovassero oltre la cinta, dove la vita, grazie all’assenza delle imposte indirette, costava assai meno. La vocazione industriale della borgata aveva così potuto affermarsi indisturbata, ed era proseguita tra le due guerre, quando opifici e ciminiere fumanti, nei cui spazi liberi si intromettevano pochi edifici civili, erano il panorama dominante verso Nord. Poi, negli anni del secondo dopoguerra, gran parte di quel patrimonio industriale è stato gradatamente dismesso, inventando un panorama di abbandono e di povertà spirituale, dove il conflitto e lo scambio urbano sembrano non trovare più uno spazio nel quale esprimersi.

    Il complesso di “Nuvola” è esattamente la risposta alla domanda di continuità tra passato e futuro perché come ha affermato Alberto Lavazza, presidente del gruppo “il futuro possa maturare bene solo se le radici sono profonde”.

    “Nuvola” sorge proprio nel cuore del quartiere Aurora, in quella che fu una porzione della Torino novecentesca occupata da rovine post-industriali, dove una volta c’era la centrale elettrica Enel, nell’esteso isolato compreso tra via Bologna, largo Brescia, corso Palermo e via Ancona.

    Il progetto di “Nuvola” è stato affidato all’architetto milanese Cino Zucchi e si configura come riqualificazione urbanistica e edilizia, con l’obiettivo di dare una nuova connotazione al quartiere decadente, ma pregnante di storia cittadina. Il fabbricato vuole esattamente rivolgersi alla città con un linguaggio innovativo e inserirsi nel contesto urbano, vuole dialogare con il suo intorno, pur emergendo prepotentemente dal costruito circostante per la sua tipologia e per l’articolato sviluppo planivolumetrico. L’edificio che con le sue forme armoniche e sinuose suggerisce il profilo di una grande nube (e come le nuvole ha la capacità di far viaggiare la nostra fantasia, guardandolo), attribuendo così il nome agli oltre trenta mila metri quadrati della Nuvola Lavazza.
    Il fabbricato si presenta avvolgente, rigorosamente asimmetrico, composto da vetrate orizzontali e verticali che si alternano e “giocano” con pannelli metallici di color bronzo che unitamente creano particolari effetti cromatici che via via variano con il variare dei raggi solari (e delle ore del giorno).
    L’architetto Zucchi in una intervista dice che :”Materiale e ritmi delle facciate creano uno sfumato tra città e natura riprendendo le scansioni delle vie della città e i caratteri delle sue architetture di eccezione “.

    “Nuvola”, realizzato osservando i canoni di sostenibilità energetica e ambientale, è un nuovo spazio aperto offerto ai cittadini: il cuore del complesso è la grande piazza alberata al centro dell’isolato, sull’asse di via Parma, che permette la continuità dialettica tra il nuovo edificio direzionale Lavazza e la ex centrale Enel, “la cattedrale”. Ora ampio spazio per eventi e congressi, mensa aziendale, bistrot aperto al pubblico e ristorante gourmet.
    Durante i lavori di scavo delle fondazioni dell’edificio sono venuti alla luce una basilica paleocristiana del IV-V secolo d.c. dedicata a San Secondo e un complesso funerario. Tali rinvenimenti possono essere ammirati attraverso una copertura vetrata e si aggiungono dunque alla già variegata e coinvolgente esperienza Lavazza. E questa esperienza mi porta anche a Carmencita e Caballero:“Nella pampa sconfinata dove le pistole dettano legge il caballero misterioso cerca la bellissima donna che ha visto sul giornale, s’ode un grido nella pampa: Carmencita abita qui?” No! E’ all’iper tecnologica “Nuvola” Lavazza, un cuore da vivere.

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