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martedì, Maggio 14, 2024

    La regia di un’opera nasce della musica

    A colloquio con Sofia Lavinia Amisich

    Sofia Lavinia Amisich

    Una Voce Poco FaNel teatro d’opera, la regia è una faccenda complessa, quando sul palcoscenico non ci si voglia limitare a far entrare e uscire i cantanti. Alle problematiche del teatro di prosa, infatti, si aggiunge la musica, che non è un accompagnamento ma la sostanza dell’opera d’arte e il primo veicolo di messaggi emotivi.
    Per questo, benché esistano registi di prosa o del cinema che firmano regie d’opera, ci sono persone che si specializzano appositamente nell’allestire spettacoli lirici. Per parlare di questi argomenti abbiamo incontrato una di loro, Sofia Lavinia Amisich, 26enne di origine istriana, nata e cresciuta a Padova, e trasferitasi a Torino per perfezionarsi nel nostro Conservatorio.

    Sofia, ci racconti come ti sei appassionata all’opera e come sei arrivata a occuparti di regia?
    Ciò che faccio oggi è frutto del mio percorso di vita e di studio. Sono nata in una famiglia di musicisti e ho frequentato fin da bambina gli eventi musicali di Padova, la mia città natale. Man mano che entravo in contatto con nuove forme musicali, ne rimanevo affascinata. Così a cinque anni ho iniziato a studiare violoncello e a fare danza classica, passione alla quale ho dovuto rinunciare a seguito di un infortunio al ginocchio. Di opera in particolare mi sono appassionata nell’ultimo anno delle scuole medie, quando, con il coro di voci bianche in cui all’epoca cantavo, preparammo le parti dei fanciulli del “Flauto magico” di Mozart. Così passai a studiare canto lirico, disciplina in cui mi sono diplomata al Conservatorio di Adria. Tre anni fa, concluso il percorso in canto lirico, ho deciso di occuparmi di regia e ho iniziato a fare l’assistente regista del mio docente di arte scenica, Primo Antonio Petris, ma a seguito di tale esperienza ho capito che la mia vera vocazione è fare regia in prima persona.

    Perché hai scelto di passare dal canto alla regia?
    Nel canto non eccellevo, e nel mondo della musica se non eccelli non puoi pensare di fare carriera. Nella regia, potendo coniugare le mie competenze in musica, canto e arte scenica, ritengo di dare il massimo; e, in effetti, vedo che qualche porta si sta aprendo.

    Ci sono studi specifici in regia lirica?
    Sto completando il biennio in Spettacolo Musicale e Lirico al Conservatorio di Torino, ma ritengo che la maggiore esperienza la si faccia dal vivo in teatro.

    Ci dici qualcosa su come concepisci una regia d’opera?
    Parto sempre dalla musica, dall’ascolto e dalla lettura dello spartito: ascoltando mi annoto i passi più significativi, dei quali vado poi a cercare la corrispondenza sulla pagina musicale. Quindi analizzo la drammaturgia del libretto e delle sue fonti. Dopo questa fase di studio individuo l’ambientazione più adatta e i concetti chiave da trasmettere con la regia: di conseguenza, tutto è finalizzato al racconto del filo conduttore, dei concetti chiave, che devono emergere in ogni scena. Sono comunque molto fedele al testo che porto sul palcoscenico, di cui seguo le didascalie di natura registica anche quando cambio ambientazione alla vicenda, perché ritengo di non poter stravolgere l’opera d’arte di un altro autore. Sulla base delle competenze poliedriche acquisite nel mio percorso formativo, cerco di trovare una continuità tra linguaggio musicale e movimento scenico. Ad esempio, le ripetizioni variate delle arie rispecchiano un’evoluzione interiore del personaggio, che deve rispecchiarsi nella sua azione sulla scena.

    Come ti poni nel dibattito tra regia “tradizionale” e regia “moderna”?
    In genere preferisco optare per un’ambientazione atemporale, che mi aiuta a cercare la dimensione interiore dei personaggi. Alcune opere funzionano meglio nella loro cornice storica (ad esempio “Nabucco”), altre danno più spazio per trasposizioni moderne. Io amo sperimentare, ma senza mai tradire l’opera d’arte, per cui i miei esperimenti si concentrano sulle luci, sui colori, nel tentativo di suscitare emozioni più che di cercare l’effetto “Wow!”.

    Puoi dirci qualcosa delle tue recenti esperienze lavorative?
    A luglio ho curato la regia di “Madama Butterfly” per il Festival dell’Alta Felicità, organizzato dal movimento No Tav a Venaus. Era la prima volta che tale festival ospitava un’opera lirica, nel pubblico c’erano circa 5000 persone, diverse delle quali non avevano mai ascoltato un’opera. Ho voluto mettere in scena la sensazione di abbandono e le aspettative disattese della protagonista, emozioni che fanno parte del vissuto di ciascuno, per far arrivare agli spettatori il modo di sentire di Butterfly. È stato un successo inaspettato che mi ha dato una soddisfazione enorme. Ad agosto ho messo in scena “Nabucco” per il festival Opera in Piazza di San Vito al Tagliamento. In questo caso il lavoro concettuale è stato più complesso, perché le sensazioni provate dal coro (vero protagonista dell’opera) non fanno parte del vissuto degli italiani di oggi. Ho fatto una regia a quadri, più statica, dando molto risalto alle luci.

    E per il futuro?
    In novembre, a Reggio Calabria, cofirmerò con Franco Marzocchi la regia di “Don Giovanni”, che avrà un’ambientazione moderna, atemporale. Sono poi felice di realizzare un progetto al Teatro Verdi di Padova, nel maggio 2019, con un’opera moderna, “Marco Polo” di Alberto La Rocca, prodotta dal locale Liceo musicale. E spero di poter continuare tutta la vita a fare regie, anche nei grandi teatri, mantenendo la stessa genuinità senza mai farmi vincere dalla routine!


     

    QUESTO MESE AL BOTTEGHINO…

    Unione Musicale: il 17 ottobre, al Conservatorio, l’Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker presenta alcune pagine di Richard Strauss, Brahms e Mendelssohn. L’1 novembre, nella stessa sede, recital del pianista Daniil Trifonov, che interpreta musiche di Beethoven, Schumann e Prokof’ev. Il 7 novembre, sempre al Conservatorio, si terrà a battesimo una nuova formazione cameristica, il “Nuovo Trio Italiano d’Archi”, che propone tre Trii di Schubert, Boccherini, Mozart.

    Filarmonica: apertura di stagione il 23 ottobre dedicata a Schubert: Ouverture da “Alfonso ed Estrella”, Ballet Musik II da “Rosamunde” e Sinfonia n. 9 in do maggiore “La grande”. Dirige Giampaolo Pretto.

    Orchestra RAI: James Conlon dirige i primi tre concerti della stagione: il 19-20 ottobre Sinfonia n. 34 K. 338 di Mozart e Sinfonia n. 1 “Titan” di Mahler. Il 25-26 ottobre Requiem di Verdi, con Anna Pirozzi, Marianna Pizzolato, Saimir Pirgu, Dmitri Beloselskij e il Coro del Teatro Regio di Parma. Il 2-3 novembre Sinfonia n. 9 di Sostakovic e La sirenetta di Zemlinsky.

    Teatro Regio: fino al 23 ottobre Il trovatore di Verdi, solisti Rachel Willis-Sorensen, Diego Torre, Anna Maria Chiuri, Massimo Cavalletti (cui si alternano Karina Flores, Samuele Simoncini, Agostina Smimmero, Damiano Salerno), direttore Pinchas Steinberg, regia di Paul Curran. Il 27 ottobre Pinchas Steinberg inaugura la stagione concertistica dirigendo le Variazioni su un tema di Haydn e il Requiem tedesco di Brahms (solisti Karina Flores e Tommi Hakala). Secondo appuntamento il 5 novembre con il direttore Karl-Heinz Steffens e pagine di Debussy e Ravel.

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