L’opera in terra irlandese

Idee per un viaggio autunnale: il Wexford Festival Opera

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Wexford Opera House

Una Voce Poco FaPochi, probabilmente, associano l’Irlanda al concetto di musica classica, e tanto meno al teatro d’opera. E, in effetti, benché quella terra qualche compositore “classico” lo abbia dato – ad esempio John Field, che inventò il genere pianistico del Notturno, poi perfezionato da Chopin; o Michael William Balfe, cantante e compositore d’opera ottocentesco (ma entrambi vissero per lo più lontano dalla loro patria) –, non si può negare che la “musica irlandese” conosciuta come tale nel mondo sia quella di gusto folk, spesso ripresa e riadattata fuori dall’isola da compositori aderenti a vari generi contemporanei. Altrettanto pochi, specialmente in Italia, associano il concetto di festival lirico al pieno autunno: i festival si svolgono per definizione all’aperto nei mesi estivi, quando tutti sono in ferie. Eppure, anche in Irlanda esiste la passione per l’opera, e da questa passione è nato, quasi per gioco, nel 1951, un festival che oggi è giunto alla sessantasettesima edizione e nel 2017 ha ottenuto il riconoscimento di “Miglior festival d’opera al mondo” agli International Opera Awards. La rassegna si svolge a Wexford, nell’estremo sud-est dell’isola, a cavallo della festa di Ognissanti (quest’anno, dal 19 ottobre al 4 novembre), e riunisce un pubblico di appassionati e professionisti proveniente da tutto il mondo che non fatica a riempire il teatro, tanto che, alcuni anni fa, il numero delle repliche è stato aumentato.

Rovine della Selskar Abbey

Wexford è una cittadina di circa ventimila abitanti, dista un paio d’ore da Dublino, e si trova immersa nel classico paesaggio irlandese, tra colline verdi e mare; non è priva di monumenti interessanti, come la Selskar Abbey (tipico esempio britannico di abbazia caduta in rovina a seguito della dissoluzione dei monasteri imposta con lo scisma anglicano), ma non è probabilmente il luogo in cui si andrebbe per turismo all’inizio di novembre, se non vi fosse l’attrattiva del festival d’opera, che, partito con pochissimi mezzi, si è rivelato una potente calamita per valorizzare la località e portarvi ogni anno diverse migliaia di persone. Proprio il grande successo di pubblico ha imposto, alcuni anni fa, di costruire un nuovo teatro, più capiente, confortevole e tecnicamente attrezzato del precedente; teatro che, nel 2014, ha ottenuto dallo Stato il titolo di “National Opera House”, in quanto identificato come la più prestigiosa sede operistica della Nazione. E del festival di Wexford non ha beneficiato solo la cittadina che lo ospita: proprio la scarsità di mezzi impose fin dall’inizio di fondarsi sull’apporto fattivo del volontariato locale e di andare alla ricerca di giovani cantanti che non pretendessero cachet troppo esosi. Questa esigenza si è tradotta in una specifica vocazione della rassegna, che negli anni ha lanciato alla ribalta numerosi giovani di talento che hanno percorso importanti carriere internazionali: per chi frequenta l’ambiente, basteranno i nomi di Angela Meade, Daniela Barcellona e Juan Diego Florez. Ma la rassegna ha anche un’altra vocazione, che ha indubbiamente contribuito al suo successo internazionale: in un’isola in cui rappresentazioni d’opera ce ne sono poche, sarebbe potuto sembrare logico mettere in scena i titoli più popolari del repertorio; invece, fin dall’inizio il festival puntò sull’allestimento di opere rare, suscitando così la curiosità non solo del pubblico irlandese, ma degli opera-traveller di tutto il mondo. Il binomio rarità-giovani interpreti rende Wexford molto simile al nostro Festival della Valle d’Itria (di cui si è parlato tempo addietro su queste colonne), ma dobbiamo riconoscere che la rassegna di Martina Franca è nata 24 anni dopo quella irlandese.

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Wexford Opera House

Quest’anno il Wexford Festival Opera, sotto la direzione artistica di David Agler, ha come produzioni principali “Il bravo” di Saverio Mercadante (1839); un dittico composto da “Mala vita” di Umberto Giordano (1892) e “L’oracolo” di Franco Leoni (1905); e la prima rappresentazione europea di un’opera nuova, “Dinner at eight” di William Bolcom (2017). Accanto a queste, un fitto calendario di concerti, conferenze e opere in forma antologica. Un cartellone siffatto (e non dissimili sono stati i cartelloni degli anni passati) non può esimerci da una riflessione. Tre titoli su quattro provengono dal repertorio italiano (verrebbe quasi da rimproverare gli irlandesi perché trascurano il loro Balfe). È giusto esserne orgogliosi, ma non dobbiamo dimenticare che in Italia questi titoli non si ascoltano mai, i cartelloni dei teatri d’opera si appiattiscono sul repertorio più consueto e il Festival della Valle d’Itria ha subito dal Fus un taglio del 34% delle sovvenzioni. Non vi pare che da noi qualcosa non torni?

QUESTO MESE AL BOTTEGHINO…

Unione Musicale: il 17 ottobre, al Conservatorio, l’Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker presenta alcune pagine di Richard Strauss, Brahms e Mendelssohn. L’1 novembre, nella stessa sede, recital del pianista Daniil Trifonov, che interpreta musiche di Beethoven, Schumann e Prokof’ev. Il 7 novembre, sempre al Conservatorio, si terrà a battesimo una nuova formazione cameristica, il “Nuovo Trio Italiano d’Archi”, che propone tre Trii di Schubert, Boccherini, Mozart.

Filarmonica: apertura di stagione il 23 ottobre dedicata a Schubert: Ouverture da “Alfonso ed Estrella”, Ballet Musik II da “Rosamunde” e Sinfonia n. 9 in do maggiore “La grande”. Dirige Giampaolo Pretto.

Orchestra RAI: James Conlon dirige i primi tre concerti della stagione: il 19-20 ottobre Sinfonia n. 34 K. 338 di Mozart e Sinfonia n. 1 “Titan” di Mahler. Il 25-26 ottobre Requiem di Verdi, con Anna Pirozzi, Marianna Pizzolato, Saimir Pirgu, Dmitri Beloselskij e il Coro del Teatro Regio di Parma. Il 2-3 novembre Sinfonia n. 9 di Sostakovic e La sirenetta di Zemlinsky.

Teatro Regio: fino al 23 ottobre Il trovatore di Verdi, solisti Rachel Willis-Sorensen, Diego Torre, Anna Maria Chiuri, Massimo Cavalletti (cui si alternano Karina Flores, Samuele Simoncini, Agostina Smimmero, Damiano Salerno), direttore Pinchas Steinberg, regia di Paul Curran. Il 27 ottobre Pinchas Steinberg inaugura la stagione concertistica dirigendo leVariazioni su un tema di Haydn e il Requiem tedesco di Brahms (solisti Karina Flores e Tommi Hakala). Secondo appuntamento il 5 novembre con il direttore Karl-Heinz Steffens e pagine di Debussy e Ravel.

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