Nonostante un freddo pungente ed una leggera pioggerellina che ha cominciato a cadere verso la fine della manifestazione, le cinque classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado di Borgaro non si sono tirate indietro e, al termine di un percorso informativo e formativo, hanno gridato NO, con fermezza alla violenza contro le donne.
D’altronde lo slogan era “Io grido NO” alla violenza di genere e “Io parlo” per denunciare chi le commette ed aiutare chi le subisce, nella stragrande maggioranza dei casi in casa o da persone di famiglia o che dovrebbero amarle e proteggerle.
Con in testa la dirigente scolastica, dottoressa Lucrezia Russo, i ragazzi, accompagnati dalle proprie insegnanti, dalla Polizia Locale, dai volontari e da alcuni genitori, hanno formato un corteo che si è snodato per il centro di Borgaro: via Spagna, via Italia, via Settimo, via Ciriè, per poi attestarsi in piazza della Repubblica per il flash mob. Qui la dottoressa Russo ha ricordato come “la violenza subita da una donna è una violenza subita da tutto il genere umano. Il problema non riguarda solo il sesso femminile, ma riguarda anche gli uomini”.
Purtroppo le statistiche sono impietose e parlano, in Italia, di una donna uccisa ogni tre giorni… E come ricorda la dirigente “le violenze psicologiche sono addirittura peggio di quelle fisiche”, ed ancora rivolta alle ragazze (ma implicitamente anche ai ragazzi) “chi dice di amarti non ti picchia, non ti insulta, non ti umilia, non ti dice con chi uscire o come vestirti”.
A seguire alcuni ragazzi hanno letto dei testi sul tema, mentre alcune ragazze hanno effettuato una piccola, ma toccante, coreografia sulle note della canzone di Fiorella Mannoia “Nessuna conseguenza”.
In chiusura, l’intervento dell’assessore all’Istruzione Marcella Maurin che ha ringraziato gli studenti e le loro insegnanti per il lavoro svolto, chiedendo scusa ai ragazzi, in qualità di genitore e adulta, per le nostre mancanze sulla problematica.
Speriamo che questa generazione riesca dove noi stiamo fallendo, ossia nell’eliminare la violenza sulle donne, una vergogna dai numeri allarmanti in un Italia che riteniamo civile e democratica ma che, evidentemente, sconta retaggi ed arretratezze ancora forti.