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venerdì, Aprile 19, 2024

    Corneliano d’Alba, cinquant’anni di Pro Loco

    PiazzeAmicheWEBCorneliano d’Alba, sulle colline del Roero. Più piccola di Caselle, con i suoi 2106 abitanti. Poche le caratteristiche in comune, ma colpisce il parallelismo temporale che caratterizza la nascita delle due Pro Loco, e, poco dopo, dei rispettivi giornali.

    1968, per iniziativa di Pierin Corino, nasce a fine ottobre con atto notarile la Pro Loco di Corneliano d’Alba. Qualche mese dopo, e siamo già nel 1969, viene fondata, per iniziativa di Silvio Passera, l’Associazione Turistica Pro Loco di Caselle Torinese. Passano pochi anni, un evidente bisogno comune di comunicare e rapportarsi con la propria comunità fa nascere, nel 1972, il mensile Cose Nostre a Caselle, e nel 1973 il bimestrale La chiacchiera a Corneliano.

    Un ringraziamento a “la Chiacchiera” e alla “Gazzetta d’Alba” per l’autorizzazione alla ripubblicazione dei due articoli qui sotto riportati.

     


    Corneliano d’Alba, cinquant’anni di Pro Loco

    Panorama di Corneliano d’Alba

    Era il mitico ’68. Cosa succedeva in tutto il mondo non approdava immediatamente nei nostri piccoli centri. Ma la voglia di partecipare, di essere primi attori di una rinascita delle nostre vite influenzò un po’ tutti.
    Corneliano è sempre stato attento promotore di cambiamenti. La voglia di essere protagonisti di queste novità influenzò alcuni giovani che videro nel volontariato una forma di impegno civile in appoggio e di stimolo all’Amministrazione Comunale e a tutte quelle amministrazioni pubbliche che già esistevano.

    Il motore di tutto questo fu Pierin Corino, già protagonista fin dagli anni trenta con la Banda Musicale e membro, appena finita la guerra, del Comitato di Liberazione. In una sera di tardo ottobre di quell’anno, con atto notarile si diede vita alla Pro Loco di Corneliano.
    La proposta fu di un Consiglio Provvisorio della durata di 6 mesi che doveva portare nel 1969 ad una assemblea, con il numero più grande possibile di soci, e la nomina del primo Consiglio Direttivo.
    I soci fondatori sotto la guida di Pierin Corino presidente, di Cesare Balbo come vice, di Mauro Servetti in segreteria e come consiglieri Francesco Balbo, Bruno Cerrato, Guido Magliano, Rinaldo Marengo, Giovanni Parusso, Beppe Taricco, formarono questo Consiglio Provvisorio.

    La torre di Corneliano d’Alba

    La prima proposta fu l’organizzazione per l’anno dopo del carnevale. Fu scelto di farlo la prima domenica di quaresima per non “impattare” nei carnevali che già esistevano: Carvè Vej appunto.
    L’anno dopo si partì alla grande e iniziò un percorso che tra alti e bassi continua tutt’ora. La Pro Loco, specialmente sotto la spinta di Virgilio Blardone, propose un taglio innovativo, dove le attività culturali ebbero grande rilevanza.
    Tra queste la nascita nel 1973 di questo foglio, che aveva l’ambizione di essere un divulgatore di idee, proposte in modo trasparente a tutta la popolazione e lievito di dibattito aperto e creativo. Siamo ancora qui, con tutte le nostre difficoltà e le nostre titubanze. Pensiamo ancora le stesse cose di allora: essere veicolo di partecipazione, di collaborazione, di stimolo a migliorare la vita comunitaria. Noi ci proviamo. Insieme potremmo anche riuscire.

    Beppe Giorello (da “La chiacchiera”, ottobre 2018)


    Pierin Corino e la sua tromba

    In queste splendenti giornate di settembre, scendendo dal mio “poggio radioso” per pendolarità quotidiana, vedo aprirsi a grand’angolo le colline di “qua e di là dal Tanaro”. I paesi, illuminati dal sole, splendono come colorati fazzoletti adagiati sulle geometrie dei vigneti: sono uno spettacolo della natura, della laboriosità dell’uomo e della nostra storia. Ognuno di loro, a mia memoria e per mia frequentazione, ha evidenziato nel tempo nobili figure di amministratori, di presidenti di pro loco, di semplici cittadini illuminati, di artisti e di studiosi, che si sono impegnati a dar del “loro” per il proprio paese, per la propria comunità. Anche negli odierni momenti di superficialità, di corsa al benessere, di forti egoismi, di voler apparire a tutti i costi con status symbol d’Oltreoceano, esistono, tuttavia, tra gli angoli più riposti, persone semplici, ma ricche di sensibilità, che continuano a credere nei valori ereditati dai nostri padri. Erano quei valori che, nati in famiglia, diventavano patrimonio della collettività e multiforme impegno personale nelle più svariate manifestazioni inventate per la crescita del proprio paese.

    Uno di questi personaggi speciali era Pierin Corino, per cinquant’anni salumaio con negozio, gestito, insieme alla moglie Adelina, sulla piazza principale di Corneliano d’Alba.
    Musicista autodidatta, per le sue conoscenze e per le sue capacità di esecuzione venne nominato maestro sul campo. La Banda di Corneliano lo ebbe come direttore per ben 53 anni, fino al momento della sua dipartita.
    Fu il primo presidente della locale Pro loco e organizzatore di mille eventi; appassionato sostenitore del gioco del pallone elastico, ora pallapugno, fu lui stesso giocatore e protagonista non di potenza, ma di abilità e astuzia.
    Non era nato a Corneliano, ma a Roddi, il 10 giugno 1908; apparteneva, infatti, a quella dinastia dei Corino, campioni ancor oggi in auge.
    Zio del titolato Beppe Corino e dello storico terzino Vincenzo, protagonisti a livello italiano negli anni Settanta, era padre di Sergio, eclettico atleta e allenatore sia di pallone elastico che di calcio, e, infine, nonno di Roberto, attuale campione italiano di pallapugno.

    Oltre alla passione cromosomica per il pallone, Pierin Corino nutriva un grande amore per la musica: sapeva suonare con maestria sia il violino che la tromba anche se quest’ultimo strumento era un tutt’uno con lui.
    Pur non avendo prestato servizio militare nell’arma degli Alpini, era diventato alpino per spirito di corpo tanto che la Banda di Corneliano fu elevata al rango di Banda degli Alpini in congedo a livello provinciale.
    Con la sua tromba, era chiamato come solista, in occasioni ufficiali sia tristi che gioiose, a eseguire Il silenzio, riuscendo a creare momenti di autentica emozione; il più commosso, però, era sempre lui: le note gli venivano dal profondo.
    Come musicista non disdegnava organizzare piccole orchestrine da ballo a palchetto con il mitico Secondo Gallizio per allietare le feste patronali e quelle dei coscritti.
    Fu anche compositore; un pezzo in particolare è passato alla storia delle musiche degli Alpini: Julia, dedicato al figlio, soldato in quel glorioso corpo militare. Rimane per noi un mistero come riuscisse a far fronte a tanti numerosi impegni, visto che, non solo continuava a tenere aperto a tutte le ore il suo negozio, ma a garantire sempre salami e prosciutti crudi e cotti di ottima qualità.
    Infaticabile lavoratore e uomo generoso, aiutava chiunque avesse bisogno: il suo negozio era aperto anche per questo. Devoto alla Madonna del Castellero e sempre presente con la sua banda alla processione annuale, aveva composto un refrain della giusta durata per accompagnare in musica il momento più solenne del corteo religioso.
    Volle esservi presente anche nel settembre del Novanta quando già la malattia lo aveva duramente colpito: vi suonò ancora la sua tromba pur con note sempre più flebili.

    Raoul Molinari (pubblicato sulla Gazzetta d’Alba del 23 settembre 2008)

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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