Ogni tanto, avendo la fortuna di avere amici camminatori e conoscitori di territori e sentieri, mi concedo una giornata in montagna, sulle nostre stupende montagne, in particolare le Valli di Lanzo, la Valle Orco e la Val Soana.
L’ultima uscita in ordine di tempo è avvenuta dopo la prima nevicata a quote medio alte, che ha dato l’inizio all’inverno. Il meteo perfetto (la prima cosa da considerare quando si va per montagne…), ai piedi scarponcini e nulla più; previste temperature decisamente sopra la media e sole pieno. Alcuni nastri di nuvole compaiono fin dal mattino, il segnale che domani non sarà più così, e infatti…
Destinazione programmata al Lago di Sagnasse, Valle di Lanzo. Partenza dai Rivotti, prima parte sul sentiero balcone, un comodo e largo sterrato con affaccio sulla testa della Val Grande, da sinistra la Ciamarella, il Vallone della Gura, le Cime Monfret e Francesetti, la Levanna Orientale. Uno spettacolo mozzafiato, nulla da invidiare alle cime dolomitiche!
Superiamo parecchi gias (giaciglio, un modo arcaico per definire un alpeggio; ce ne sono molti sul sentiero tutti in ottimo stato di manutenzione), dopo il Gias del Crest e prima del Gias dei Signori, inizia la salita per i laghi di Sagnasse e lì cominciano le dolenti note…. Con la salita iniziano le sorprese, la nevicata della settimana precedente, lì molto abbondante, ha nascosto il sentiero, la neve è fradicia per la temperatura della giornata, siamo senza ghette, senza ciaspole e senza ramponi, cioè dei perfetti sprovveduti che hanno affrontato la montagna un po’ superficialmente… però arrendersi mai, quindi affrontiamo la salita a denti stretti, scarpe che si riempiono di neve che diventa subito acqua, scivoloni, e un pensiero sopra tutti gli altri: per esperienza la discesa sarà anche peggio…
Il tempo di percorrenza indicato sul cartello all’inizio della salita è di 30 minuti per circa 150 metri di dislivello, a noi ne serviranno molti di più per arrivare al primo lago, trovare un punto riparato e senza neve per il pranzo.
Il posto è stupendo, il lago, quello inferiore – siamo a 2064 mt. – è ghiacciato per metà, nell’altra si specchiano le montagne circostanti, un cielo blu intenso, ma le nuvole si stanno gonfiando e non promettono nulla di buono: domani sarà sicuramente peggio, noi ci godiamo il tiepido sole a piedi nudi, gli scarponi sono pieni d’acqua. Ci aspetta la discesa, la neve è ancora più fradicia, il sentiero non esiste, le rocce sono scivolose, faccio il percorso più con il fondo schiena che con i piedi; quando riesco a rialzarmi sprofondo, una faticaccia, ma che posto stupendo, così vicino e non c’ero mai stata, ci tornerò in primavera.
La vegetazione che sbuca qua e là e molto ricca, rododendri, genziane, genzianelle, primule e ranuncoli.
Alcune considerazione con il senno di poi, con le ossa ancora un po’ malconce, ma con la soddisfazione di avercela fatta: in montagna non si torna indietro se non per gravi impedimenti; per gli sprovveduti come noi la fatica è maggiore di quella che si farebbe con attrezzature più idonee, ma questo è il migliore insegnamento per evitare errori futuri. Arrivare alla meta è la ricompensa.
La montagna è maestra inflessibile e severissima: con le sue regole non si negozia, esige anzi pretende attenzione, rispetto, fatica. Ma da buona maestra ricompensa, regala panorami unici, sentieri infiniti, una flora multicolore e incontri faunistici inaspettati.
Auguro a tutti un sereno periodo natalizio e un nuovo anno carico di emozioni e di tempo speso bene!