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domenica, Ottobre 13, 2024

    Perù, la terra degli Inca

    La seconda puntata d'un viaggio in una terra affascinante e misteriosa

    AppuntiVanniWEB“Chi non ama viaggiare non ama né se stesso né gli altri” Enrico Cravero, formAttore, mio fratello.

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    Ricominciamo da una promessa fatta, Cose Nostre gennaio 2014, e ripartiamo da Cuzco in compagnia di mia madre Piera, mio fratello Stefano e mia cognata Sandra, per completare il nostro viaggio in Perù.

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    LA VALLE SACRA

    Perù, Machu Picchu

    Si trova nella regione di Cuzco, in una posizione meno elevata rispetto alla città, ed è sicuramente una delle zone più suggestive, magiche ed affascinanti del Perù. È una successione di pittoreschi villaggi tradizionali, dei quali alcuni conservano delle splendide chiese coloniali, terrazzamenti e resti archeologici, così come estesi campi in cui viene coltivato il miglior mais del Paese.

    È una valle formata dal fiume Vilcanota, che gode di un ottimo clima e delle migliori condizioni per gli insediamenti umani e per le attività agricole. Gli Inca lo sapevano bene, infatti si stabilirono proprio in questa zona; inoltre, costituisce un ottimo punto per l’osservazione della Via Lattea, conosciuta dagli Inca come Mayu o “fiume celeste”.  La visita delle cittadelle inca di pregevole fattura, sono un ottimo complemento alla visita della più famosa Machu Picchu.

    SACSAYHUAMAN

    Sacsayhuaman

    Nel periodo incaico veniva definita “La Casa del Sole” ed era un centro religioso di grande importanza nella tradizione locale; ad un primo colpo d’occhio, sembra una fortezza, a causa della sua posizione e della sua forma, e questa è stata l’impressione che hanno avuto anche i primi Spagnoli. Il sito archeologico si trova a pochi chilometri dal centro di Cuzco in posizione elevata a 3.600 metri.

    Sacsayhuaman è una parola composta: in lingua quecha “sacsay” significa saziarsi, mentre “huamán” è il falcone. Il falco è un uccello molto presente nelle Ande peruviane, ed era il protettore del primo leggendario inca “Manco Capac”. Huamán è ora un cognome molto diffuso tra gli abitanti della sierra meridionale di chiara discendenza nativa.

    Mamma Piera e Franca

    Si pensa che questo sito sia stato costruito in settant’anni tra il XIV ed il XV secolo, probabilmente su ordine dell’inca Pachacutec; secondo alcuni calcoli, la sua costruzione richiese almeno 20.000 uomini. Probabilmente si trattava di prigionieri di popolazioni sconfitte o di lavoratori che prestavano il loro tributo, sotto forma di lavoro obbligatorio, allo stato.

    La costruzione è disposta su tre piani, i tre mondi della visione andina, e costituita da enormi blocchi di pietra pesanti anche di decine di tonnellate, ma levigati con un livello di perfezione da farli combaciare perfettamente tra di loro. La solidità dei muri esterni e la posizione strategica hanno fatto pensare ad una fortezza, ma la presenza di un centro cerimoniale nella parte più elevata indicano una funzione religiosa-rituale del luogo che può giustificare lo sforzo ciclopico per realizzare una costruzione di tali imponenti dimensioni.

    Il 24 giugno di ogni anno qui si celebra la rievocazione dell’Inti Raymi, o Festa del Sole.

    OLLANTAYTAMBO

    Ollantaytambo

    Uno dei più straordinari e sorprendenti siti archeologici del Perù, in cui emergono tutte le capacità ingegneristiche ed architettoniche degli Inca, lasciando i visitatori a bocca aperta.

    Si trova a nord-est della città di Cuzco e il suo nome significa in lingua aymara “ulla-nta-wi”, luogo elevato da dove si può guardare in basso, mentre in lingua quechua proviene da Ollanta, un capitano dell’inca Pachacutec, e tambo: luogo di sosta, deposito.

    Si tratta di una cittadella fortificata situata in posizione strategica per il controllo della capitale, Cuzco, e delle vie di accesso alla foresta, ma allo stesso tempo è stato anche un centro religioso ed agricolo, di cui ci sono rimaste testimonianze architettoniche di grande interesse. Presenta sia una zona “nobile” che una zona destinata alle abitazioni più umili, dove ancora oggi vivono intere famiglie raccolte intorno ad un patio centrale.

    Vanni

    Non si è ancora trovata spiegazione alle tecniche di costruzione impiegate nella costruzione dei suoi enormi muri, eretti utilizzando rocce megalitiche a forma di poliedri irregolari. Ogni pietra lavorata è un’opera d’arte indipendente rispetto alle altre, con lati, angoli e volumi diversi.

    Entrando al paese vero e proprio si vedono alcuni terrazzamenti, ora abbandonati, i cui canali di irrigazione realizzati in pietra si estendevano per chilometri. Si possono vedere inoltre i resti di un ponte incaico: una base centrale realizzata con enormi blocchi di pietra e due basi laterali. Originariamente il ponte era di tipo “sospeso” e realizzato con fibre vegetali, per cui veniva probabilmente sostituito ogni anno. L’ingresso alla cittadella avveniva attraverso una porta, denominata “Llaqta Punku” (porta del popolo), parte di una muraglia difensiva oggi distrutta.

    Sandra e Stefano Cravero

    Il villaggio originario si divideva in blocchi rettangolari con uno schema geometrico ben organizzato che dà l’impressione di essere stato perfettamente pianificato da un urbanista. Tutte le stradine sono orientate verso il fiume Urubamba, e presentano il caratteristico acciottolato con canaletta di scolo centrale e canale di scorrimento dell’acqua pulita laterale. Ogni gruppo di case ha una sola porta che dà sul giardino interno centrale.

    L’ingresso del sito è sulla piazza conosciuta come “Manay Raqay”, o Piazza delle Petizioni. Tutt’intorno, si trovavano edifici costruiti con il tipico materiale di costruzione peruviano: l’adobe (mattoni di fango, argilla e paglia essicati). A ovest rispetto a questa piazza si trova l’ingresso al settore religioso. Nella parte inferiore si trovano dei terrazzamenti che avevano due funzioni: per le coltivazioni, ma anche per impedire l’erosione della parte superiore, attraverso dei perfetti canali di drenaggio. Si sale tra le terrazze attraverso scalinate, fino ad incontrare il “Tempio delle dieci finestre”, più in alto troviamo il sito del “Tempio del Sole”, costruito con blocchi enormi di granito, la cui cava si trovava a 4 km di distanza, nella parte opposta della valle. Ciò che rimane del Tempio del Sole sono alcuni muri esterni e il muro principale, composto da sei blocchi il cui peso si aggira sulle 90 tonnellate.

    Vi si trovano anche testimonianze di altri templi minori e, dietro al settore religioso, alcune fortificazioni che proteggevano la città.

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    Giovanni Cravero
    Giovanni Cravero
    Giovanni Cravero meglio conosciuto come Vanni, nato nel 1952 a Caselle di professione Agente di Commercio da sempre e da sempre con la grande passione di andare in giro ovunque sia possibile. Ho cominciato a muovermi all’età di 17 anni e senza soste questo mi ha portato a vedere ad oggi oltre 80 Paesi in tutti i 5 continenti, oltre 800 località e oltre 200 Siti Unesco, che come mi dice Trip Advisor rappresentano oltre il 60% della Terra.

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