Anche quest’anno è stato degnamente commemorato l’eccidio di piazza Mensa. Era il 1° febbraio 1945 quando cinque giovani partigiani vennero trucidati davanti all’allora ospedale Baulino per rappresaglia in seguito all’uccisione di un repubblichino, avvenuta il giorno precedente a Borgaro. I cinque patrioti barbaramente trucidati erano: Luigi Cafiero, Antonio Garbolino, Andrea Mensa, Adolfo Praiotto e Mario Tamietti. Sabato 2 febbraio, la Città di Caselle, unitamente alla sezione “Santina Gregoris” dell’Anpi, hanno organizzato la manifestazione commemorativa. Ritrovo, come di consueto, in piazza Boschiassi per la formazione del corteo che ha percorso via Guibert e via Circonvallazione per raggiungere piazza Mensa, dove è apposta la targa a perenne memoria del sacrificio di questi giovani italiani nella follia della dittatura nazifascista. Qui si è tenuto il discorso del sindaco Luca Baracco, come sempre accorato e lucido. “Luoghi come questo dove sono stati assassinati cinque giovani e dove noi oggi ci troviamo raccolti”, ha esordito il sindaco, “sono stati trasformati dal sacrificio e dal sangue da luoghi di sconfitta per l’essere umano, in luoghi di riscatto e democrazia. Luoghi che ci devono far riflettere, ancor di più nei nostri giorni dove sembra che la follia perseguita dai nazifascisti riecheggi di nuovo”. “Riecheggia nuovamente”, ha proseguito Baracco nel concetto, “seppur con parole diverse e magari con popoli diversi. La “malattia” che si chiama intolleranza riecheggia oggi in forme diverse, ma il virus è sempre il medesimo: perciò occorre essere ancora partigiani nuovamente, bisogna averne il coraggio. Problemi complessi necessitano di soluzione complesse, ma ci va giustizia sociale e apertura mentale: mi sto riferendo alla questione immigrazione, dove qualcuno evoca soluzioni semplicistiche e fa tornare alla mente periodi storici che credevamo finiti e chiusi per sempre. Invece assistiamo a rigurgiti neofascisti, in cerca di legittimazione politica: non possiamo, e non dobbiamo, permetterlo. Siamo qui oggi convenuti perché serve educazione per respingere questi fantasmi che riemergono dal passato oscuro del nostro Paese. Educazione civile, sociale e politica”. “E’ inconcepibile poi”, ha continuato il primo cittadino, “che questo linguaggio diseducativo che troviamo in televisione e nei giornali provenga da taluni esponenti delle Istituzioni repubblicane nate con il sangue versato da questi giovani che questa mattina siamo qui a onorare e ricordare. Bisogna fare attenzione, perché la diversità va considerata come una ricchezza, mentre nel folle progetto nazifascista era da far scomparire: riflettiamoci!”. Baracco ha poi concluso affermando che “bisogna assumersi la responsabilità di schierarsi”. Già, anche nel 2019 bisogna aver il coraggio di schierarsi, di scegliere da che parte stare, prima che altri lo facciano per noi: oggi è ancora facile scegliere, domani potrebbe essere difficile o, drammaticamente, troppo tardi. D’altronde partigiano vuol dire proprio questo, come scrisse chiaramente Antonio Gramsci, nel 1917, in suo scritto giovanile: “Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”. La manifestazione è stata premiata da un buon numero di partecipanti e numerosi sono stati i gonfaloni dei Comuni vicini, oltre che della Città Metropolitana e della Regione Piemonte, ed i gagliardetti delle associazioni. Sempre prezioso il contributo della Filarmonica “La Novella”. L’orazione ufficiale è stata ad opera dell’assessore regionale all’Istruzione, Gianna Pentenero.
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