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giovedì, Aprile 18, 2024

    Motociclisti 2: la gara

    Primavera inoltrata. Estate. Caldo, voglia di viaggiare tra le curve. Bene: è arrivato il momento di dedicare il mio pezzo ai motociclisti. Sperando che la situazione lo permetta (o meglio, sperando che tutti quegli imbecilli che girano senza mascherina, come se il virus non li riguardasse, si estinguano per una selezione naturale) è ora di inforcare il cavallo d’acciaio e sfogare lo stress accumulato.
    Naturalmente la mia mente malata ha inventato questa storiella, che tanto inventata non è…
    In quel torrido mese di luglio del 2021 tutto era pronto: il percorso, le iscrizioni, l’assistenza, la scaletta di partenza, i pernottamenti dei piloti nelle varie strutture alberghiere finalmente riaperte dopo un anno, i controlli lungo il percorso, i premi, i servizi fotografici, i mass media.
    Effettivamente si trattava di un grande evento, perché si festeggiava il ritorno alla normalità dopo quasi due anni chiusi in casa per colpa del virus. Con una corsa motociclistica: la prima edizione della Torino-Lago di Malciaussia. Un percorso molto impegnativo e pericoloso nelle nostre Valli di Lanzo, tra curve mozzafiato e precipizi a lato strada, senza protezioni. Aperto a tutti i tipi di moto.
    In quella calda mattina di sabato, si contavano 130 motociclette: la partenza era fissata a scaglioni (le piccole cilindrate partivano prima) dalle 09.00 alle 10.00. Da Piazza Castello, a Torino.
    Naturalmente vinceva quello che arrivava prima, seguendo il percorso ufficiale senza variazioni, pena la squalifica. I motociclisti non stavano più nella pelle, anche perché il premio era molto ambito: una permanenza tutta spesata sull’Isola dei Famosi. Un sogno imperdibile, per la massa.
    Migliaia di ragazzine “influencers” si sarebbero strappate le extensions pur di parteciparvi: il coronamento di una vita fatta di sacrifici e rinunce, dato il loro duro lavoro. Comunque.
    Alle 10.00 partirono le grosse cilindrate, con un rombo che faceva ricordare con nostalgia i giorni del lockdown. Mr.Rambo della domenica era fiero di sé, pensava di avere la vittoria in tasca: il suo enorme enduro tedesco era un mostro, un mangiatore di km: 1.200 cc., 130 cv, serbatoio maggiorato da deserto, piastre paramotore per la sabbia, controllo elettronico delle sospensioni, controllo digitale delle fermate per fare plin plin, navigatore satellitare ultimo grido, sella e manopole riscaldate, musica rilassante nel casco, drone collegato alla visiera per vedere la strada da percorrere, borse e bauletto rigidi da 500 lt., 20 mappature a seconda della strada e del clima.
    Mr.Rambo della domenica superò molti concorrenti, e quando incrociò Mr.Turista quasi lo buttò a terra, sfiorandolo a 140 km/h nei pressi di Lanzo. Si sentiva un bulldozer, invincibile, superiore agli altri come per la maggior parte dei possessori di questa moto, che non salutano mai nessuno.
    Quando iniziò a percorrere gli stretti tornanti di Margone era il primo: si vedeva già sull’Isola con la bellona di turno in topless al suo fianco, mentre le tette al silicone si scioglievano lentamente sotto il sole. Ma c’era un problema. Mr.Rambo della domenica era un tappo: un metro e cinquanta.
    Finché guidava il mostro, nessun problema. Ma quando doveva fermarsi erano guai, se non trovava un marciapiede o un rialzo. Fare il surplace come i ciclisti, con 300 kg. di moto non era il caso.
    In un tornante la moto si bloccò di colpo a causa di un guasto dell’ABS: nella valle calò il silenzio totale, da lontano, un rullo di tamburi. Il suo grosso enduro, carico com’era, aveva il baricentro molto alto. E i suoi piedi non toccavano terra. E così Mr.Rambo della domenica in futuro si dovette accontentare di andare sulle rive della Stura, con la truzzetta di turno, perché rovinò al suolo cadendo da fermo come uno scemo: la sua prepotenza e la sua superiorità andarono in pezzi, insieme a tutta la tecnologia della grossa enduro tedesca.
    Mr.Ninja fremeva alla partenza come un bambino: pensava che in 20 minuti sarebbe arrivato, sbaragliando tutti i concorrenti. Perché la sua moto era un missile: una belva jap da 250 cv. del peso di 70 kg. che andava a da 0 a 200 km/h in 2 secondi e toccava i 300. Era fatta per correre in pista. Mr.Ninja non concepiva quelle moto “lente” come le enduro o quelle da turismo perché non lo riempivano di adrenalina: spesso la domenica con gli amici amava gareggiare, di solito sulla Torino-Milano andando a 250 km/h filmandosi con il telefonino. Perché sfidare l’autovelox era da duri.
    Mr.Ninja quando incontrò il povero Mr.Turista, gli fece una rasetta impennando la moto che dovette fare i miracoli per rimanere in piedi a causa dello spostamento d’aria.
    Ma Mr.Ninja, come molti suoi simili, non era così in gamba a governare il missile: l’aveva acquistato più che altro per imitare i suoi beniamini della Moto Gp, ben più bravi ed esperti di lui.
    Si schiantò subito dopo Borgaro a 180 km/h, in una curva normale e per niente difficile. Per un bel periodo non si presentò più al Bar Sport, dove gli amici corsaioli lo aspettavano al varco…
    Mr.Easyrider era filoamericano dalla testa ai piedi. Per lui non esistevano altre moto al di fuori del suo enorme bicilindrico americano: 1.800 cc. che scaldava come una stufa a pellets, 350 kg e un passo esagerato, quasi un’automobile. Ma era veramente bella, vuoi mettere con le imitazioni jap?
    Alla partenza era già una fontana da tanto che era sudato. Perché per avere una moto del genere, si doveva rispettare anche una certa apparenza, quindi seguire anche un certo abbigliamento: stivali pesanti da cow-boy, jeans con camicia a quadri, giubbotto e guanti di pelle. In pieno Luglio.
    Quando viaggiava stava bene. Ma guai a fermarsi al semaforo: tra il calore insopportabile della moto, quello dell’asfalto, quello delle altre auto e quello del sole a picco, andare in moto non era più un divertimento, ma una missione. E proprio a causa dell’intontimento da calore che a momenti non vide Mr.Turista davanti a lui, e per poco non lo arrotò con i grossi pneumatici.
    Mr.Easyrider sapeva che non avrebbe mai vinto la gara, ma partecipò più che altro per farsi notare e per tacchinare qualche bella pollastrella magari al traguardo. Sapeva anche che un bestione del genere era l’ideale per la Route 66 o una qualsiasi Highway Americana, ma non certo per una stretta strada di montagna come quella del percorso. Riuscì a raggiungere Margone, dove finiva la strada larga e normale. Ma per affrontare il primo tornante parabolico sbagliò marcia, la moto si spense e il bisonte si appoggiò lentamente su un lato, a fianco della stradina. Come un alce ferito.
    La gara era perduta, ma Mr.Easyrider non si scoraggiò: tirò fuori dai borsoni due birre e delle grosse braciole che cucinò alla griglia, appoggiandole sui cilindri roventi della moto inclinata. Mosso da compassione, chiamò Mr.Rambo della domenica che piangeva come un bambino, due tornanti più su: finirono così la loro gara, con un pic-nic tra due motociclisti completamente diversi.
    Mr.Skizzo era un esagerato, uno sportivo entusiasta: si divertiva come un matto con la sua Supermotard. Questi tipi di moto sono molto divertenti: a metà tra enduro e naked, sono molto leggere, facili da portare e sono anche molto veloci. Mr.Skizzo non vedeva l’ora di farsi tutti i tornanti in derapata, per superare moto molto più potenti e ingombranti della sua.
    D’accordo, sul lungo rimaneva indietro, ma quando era ora di affrontare il misto stretto era un campione, anzi era il campione imbattuto della zona.
    Quando arrivò a Usseglio li raggiunse tutti, e aveva la vittoria in tasca. Ma le moto sono come alcune donne: se ti fidi ciecamente di loro, ti tradiscono. Pensando di aver vinto, accelerò ancora nell’ultimo tornante prima del traguardo, quello della diga.
    I sommozzatori dei Vigili del fuoco lo stanno cercando nel lago ancora adesso.
    I giudici, i giornalisti e gli appassionati sgranarono gli occhi, quando videro Mr.Turista tagliare il traguardo con la sua motoretta: dall’alto dei suoi 300 cc. e dei suoi 24 cv. aveva vinto, battendo tutti i supereroi firmati con le loro moto potenti, tecnologiche e costose.
    Arrivò al Lago di Malciaussia canticchiando, con una calma disarmante, godendosi tutto il paesaggio invece di pensare solo alla meta (esatto: questa è l’essenza del vero motociclista).
    Bravo Mr.Turista, e tanti auguri di Buon Compleanno (75 anni) alla tua mitica Vespa!

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