Aveva solo 18 anni Blendi Halili, il ragazzo casellese morto carbonizzato nell’auto da lui guidata schiantata contro il muro dell’ex lanificio Bona, nella notte fra lunedì 19 e martedì 20 dicembre. Blendi, nato in Italia da una famiglia di origine kosovara, aveva fatto a Caselle tutte le scuole dell’obbligo. Era quindi molto noto fra i coetanei, ove era inconfondibile per il fisico slanciato, 205 centimetri la sua altezza. Con gli amici del cuore, i giardini del Prato Fiera erano il luogo abituale del ritrovo. E sia il muretto del posteggio del Prato Fiera, sia il luogo dell’incidente, in via alle Fabbriche, sono stati nei giorni successivi oggetto di deposizione di fiori, lumini e messaggi da parte dei ragazzi che lo conoscevano. Lo stesso posto, l’ampio piazzale del Prato Fiera, è stato il luogo scelto dalla famiglia per la cerimonia di commiato. A una settimana di distanza dall’incidente, nel primo pomeriggio di martedì 27 dicembre una folla silenziosa di persone, fra cui tantissimi amici e compagni delle scuole, ha riempito il piazzale. Oltre ai genitori di Blendi, erano presenti familiari arrivati da Germania e Svizzera. Per consentire loro di seguire la cerimonia, la stessa è stata bilingue, con la traduzione in albanese dei principali passaggi. Ha parlato Ettore, dell’Associazione Facciamo Pace che aveva assistito la famiglia Halili al suo arrivo in Italia. È stato letto inoltre un messaggio del dirigente scolastico dell’Istituto Zerboni di Torino, ove Blendi si era iscritto terminate le scuole dell’obbligo a Caselle; un messaggio caricato sui social il giorno stesso dell’incidente e rivolto ai ragazzi della sua scuola: “La giovanissima età di Blendi, la brutalità della sua morte, il vuoto disperato che lascia e i tanti interrogativi che ci assillano, ci gridano di poter tornare indietro, riavvolgere il nastro e scrivere quel tratto di strada in modo diverso. È una morte ancora più drammatica perché evitabile, perché in qualche modo ci è sfuggito, non siamo riusciti a tenerlo vicino. Noi adulti, docenti e collaboratori, l’abbiamo incontrato, gli abbiamo parlato, alcuni hanno scherzato con lui, altri l’hanno richiamato ai suoi compiti, molti hanno avuto modo di conoscerlo e volergli bene. Non è bastato. Non è bastato per Blendi, ma dobbiamo, anche con il suo aiuto, con la sua storia, continuare a stare accanto a voi giovani, alla vostra baldanza, spesso incosciente, ricordando a noi e a voi che le cose non vanno sempre bene, che può accadere anche il peggio. Ecco ragazzi, mi rivolgo direttamente a voi, perché non ci siano altre tragedie”.
Gli ultimi interventi, rotti dal pianto, quelli di due amici che hanno spiegato quanto Blendi fosse speciale: “Sarà per sempre uno di noi”.
È quindi seguito il trasbordo al cimitero di Caselle, dove, in forma privata, i familiari si sono congedati dal ragazzo.