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sabato, Dicembre 7, 2024

    Caselle: commozione per l’ultimo saluto a Blendi

    A una settimana dall’incidente, la cerimonia di commiato al Prato Fiera

    Blendi Halili

    Aveva solo 18 anni Blendi Halili, il ragazzo casellese morto carbonizzato nell’auto da lui guidata schiantata contro il muro dell’ex lanificio Bona, nella notte fra lunedì 19 e martedì 20 dicembre. Blendi, nato in Italia da una famiglia di origine kosovara, aveva fatto a Caselle tutte le scuole dell’obbligo. Era quindi molto noto fra i coetanei, ove era inconfondibile per il fisico slanciato, 205 centimetri la sua altezza. Con gli amici del cuore, i giardini del Prato Fiera erano il luogo abituale del ritrovo. E sia il muretto del posteggio del Prato Fiera, sia il luogo dell’incidente, in via alle Fabbriche, sono stati nei giorni successivi oggetto di deposizione di fiori, lumini e messaggi da parte dei ragazzi che lo conoscevano. Lo stesso posto, l’ampio piazzale del Prato Fiera, è stato il luogo scelto dalla famiglia per la cerimonia di commiato. A una settimana di distanza dall’incidente, nel primo pomeriggio di martedì 27 dicembre una folla silenziosa di persone, fra cui tantissimi amici e compagni delle scuole, ha riempito il piazzale. Oltre ai genitori di Blendi, erano presenti familiari arrivati da Germania e Svizzera. Per consentire loro di seguire la cerimonia, la stessa è stata bilingue, con la traduzione in albanese dei principali passaggi. Ha parlato Ettore, dell’Associazione Facciamo Pace che aveva assistito la famiglia Halili al suo arrivo in Italia. È stato letto inoltre un messaggio del dirigente scolastico dell’Istituto Zerboni di Torino, ove Blendi si era iscritto terminate le scuole dell’obbligo a Caselle; un messaggio caricato sui social il giorno stesso dell’incidente e rivolto ai ragazzi della sua scuola: “La giovanissima età di Blendi, la brutalità della sua morte, il vuoto disperato che lascia e i tanti interrogativi che ci assillano, ci gridano di poter tornare indietro, riavvolgere il nastro e scrivere quel tratto di strada in modo diverso. È una morte ancora più drammatica perché evitabile, perché in qualche modo ci è sfuggito, non siamo riusciti a tenerlo vicino. Noi adulti, docenti e collaboratori, l’abbiamo incontrato, gli abbiamo parlato, alcuni hanno scherzato con lui, altri l’hanno richiamato ai suoi compiti, molti hanno avuto modo di conoscerlo e volergli bene. Non è bastato. Non è bastato per Blendi, ma dobbiamo, anche con il suo aiuto, con la sua storia, continuare a stare accanto a voi giovani, alla vostra baldanza, spesso incosciente, ricordando a noi e a voi che le cose non vanno sempre bene, che può accadere anche il peggio. Ecco ragazzi, mi rivolgo direttamente a voi, perché non ci siano altre tragedie”.
    Gli ultimi interventi, rotti dal pianto, quelli di due amici che hanno spiegato quanto Blendi fosse speciale: Sarà per sempre uno di noi”.

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    È quindi seguito il trasbordo al cimitero di Caselle, dove, in forma privata, i familiari si sono congedati dal ragazzo.

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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