La morte di “Sancho” Ferragina, l’ultimo dei figli del Prato della Fiera

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 Sancho Ferragina, accosciato, tra Stefano Esposito e Gigi Chiappero, in                                una formazione del Caselle del campionato di Promozione 1987 -1988

Più che una notizia è stata una coltellata. Dritta dritta al cuore.
Se n’è andato a soli 57 anni Salvatore Ferragina, ma per tutti è sempre stato solo “Sancho”, l’ultimo dei grandi figli nati e cresciuti col calcio partorito dal Prato della Fiera. L’ultimo dribbling alla malattia che l’aveva purtroppo colto non gli è riuscito.
Sancho ha fatto parte di quella nidiata felice che ci diede, tra gli altri, Lino Spezzano, Paolino Comità, Sergio De Vecchi, e prima ancora Giampiero Gaiottino, anche lui strappatoci da un destino bastardo, i quali, dopo essersi fatta tutta la trafila delle nostre giovanili, approdarono alla prima squadra del Caselle, arrivando a scrivere pagine per noi radiose.
Sancho bastava guardarlo negli occhi per capire chi era e come era fatto: rapidissimo nel corpo e nelle mente, sapeva “ dare del tu” al pallone. Fisicamente non ti dava l’impressione d’essere superman, ma prenderlo o buttarlo giù era un’impresa. Il baricentro basso gli consentiva finte di corpo che avrebbero meritato altri palcoscenici e lui per un po’ ci credette pure. Sfiorò la “ Primavera” della cadetteria a Campobasso e la carriera tra i professionisti, ma la malìa di Caselle era troppo forte. I suoi allenatori, da Renzo Berthod a Marco Bertone, avevano preconizzato per lui altre ribalte, ma era qui e solo qui che poteva scatenare quel sorriso un po’ gaglioffo che però era una meraviglia. Quanto gli piaceva andar via di netto agli avversari…
Il 2 Giugno dell’88, forse nell’ultima partita in cui a Gaetano Scirea capitò d’andare in rete, al nostro Comunale si giocò un’amichevole tra i nostri rossoneri e la Juve allenata da Bizzotto. Pur avendo tra le fila Laudrup e Rush, non era una delle annate migliori della Vecchia Signora, ma al Comunale di via alle Fabbriche scesero pur sempre in campo, traendo dal mio taccuino di allora, protagonisti come: Bodini; Napoli, Bruno, Brio; Bonini, Sciroti, Tricella; Mauro, Vignola, Alessio, Cabrini e Gambino, con ingresso nella ripresa di Gai Scirea. Il match finì per 9 a 1 per i bianconeri e…indovinate un po’ chi segnò al 53′ la nostra unica rete? Sancho Ferragina. Brio e Pasquale Bruno, non due qualunque, Sancho se li bevve in un lampo e in un lampo segnò, uccellando Bodini.
Non so se adesso Sancho gioca tra gli angeli, ma so per certo che con gli angeli avrebbe meritato di giocare. Aveva il torto di amare troppo Caselle, quella Caselle che oggi lo piange sapendo d’aver perso l’ultimo dei figli del Prato della Fiera, laddove il calcio sapeva di buono, di pulito e di poesia.
Ti sia lieve la terra, Sancho, quanto uno dei tuoi tanti dribbling che ci hanno reso felici. Anche per un solo attimo, ma felici.

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Elis Calegari è nato a Caselle Torinese il 24 dicembre del 1952. Ha contribuito a fondare " Cose Nostre", firmandolo sin dal suo primo numero, nel marzo del '72, e, coronando un sogno, diventandone direttore responsabile nel novembre del 2004. Iscritto all' Ordine dei Giornalisti dal 1989, scrive di tennis e sport da sempre. Nel corso della sua carriera giornalistica, dopo essere stato collaboratore di prestigiose testate quali “Match Ball” e “Il Tennis Italiano”, ha creato e diretto “Nuovo Tennis” e “ 0/15 Tennis Magazine”, seguendo per più di un ventennio i più importanti appuntamenti del massimo circuito tennistico mondiale: Wimbledon, Roland Garros, il torneo di Montecarlo, le ATP Finals a Francoforte, svariati match di Coppa Davis, e gli Internazionali d'Italia per molte edizioni. “ Nuovo Tennis” e la collaborazione con altra testate gli hanno offerto la possibilità di intervistare e conoscere in modo esclusivo molti dei più grandi tennisti della storia e parecchi campioni olimpionici azzurri. È tra gli autori di due fortunati libri: “ Un marciapiede per Torino” e “Il Tennis”.

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