Silvio Brunetto- Giardini Reali (1999)
Olio su masonite
Sarà prorogata all’intero mese di febbraio l’esposizione “Silvio Brunetto – Torino, passeggiando sotto la neve”, allestita presso la Galleria Berman (Via Arcivescovado 9). Mostra e catalogo sono a cura di Angelo Mistrangelo, autore altresì di alcune monografie sull’artista.
Procedendo fra opere di scultori quali Giò Pomodoro, Francesco Messina, Davide Calandra, Umberto Mastroianni oppure Arman, si possono ammirare i paesaggi innevati di Silvio Brunetto, pittore che nasce nel 1932 a Ceretta di San Maurizio Canavese e che si dedica in prevalenza a vedute urbane; l’artista matura inoltre una personale “poetica della neve”, dipingendo spesso “en plein air”, sia a Torino sia in ulteriori coinvolgenti località, in Italia e all’estero.
Le opere in Galleria coprono l’intervallo temporale tra gli anni Ottanta e il 2015, periodo appartenente a una lunga carriera artistica in cui l’autore, fin dagli anni Sessanta, oltre a ricevere numerosi riconoscimenti, espone in mostre organizzate da prestigiose associazioni quali il Piemonte Artistico Culturale, la Società Promotrice delle Belle Arti e il Circolo degli Artisti di Torino.
Brunetto s’inserisce nella tradizione del figurativismo piemontese, facendosi interprete della serena -a tratti malinconica- tipica atmosfera torinese, talora greve per coloro che, soprattutto in passato, giungevano nella città sabauda provenendo da zone d’Italia con migliore clima.
Nelle opere, dipinte a olio o ad acquerello, la diversa consistenza della neve su strade, tetti, alberi e monumenti, oppure quella dei fiocchi che scendono dal cielo, viene ritratta con maestria e l’osservatore s’immedesima nelle anonime figure che attraversano vie e piazze, mentre gli edifici lontani appaiono diafani, celati da cortine di neve e soffusi di tenui cromie.
Sebbene Brunetto sia affascinato da “Montmartre” e “Notre Dame”, Torino rimane il soggetto preferito del pittore: le sponde del Po si dispiegano sotto un’algida coltre, quindi le facciate del “Museo Egizio”, della chiesa di “San Domenico” e di “Palazzo Carignano” definiscono suggestivi scorci; figure passeggiano altresì nei viali alberati, fra le bancarelle di “Porta Palazzo” oppure si accalcano alla fermata del bus in “Piazza Statuto”.
I fiocchi volteggiano tra “I portici”, vorticano intorno al Castello del Valentino e al “Borgo Medievale”, coprono lentamente “Piazza Carlina”.
Ampie prospettive della città vista dall’alto si schiudono su una Mole Antonelliana che s’intravede appena in lontananza; si aprono inoltre le nubi sopra ai “Giardini Reali”, tema che richiama alla mente lo stesso parco raffigurato dal pittore ottocentesco Marco Calderini.
Infine, il chiarore della neve contrasta con le scure locomotive nella rappresentazione della ferrovia “Ciriè-Lanzo”.
“Nasce così un modo poetico di accostarsi alla natura o al paesaggio urbano che consente a Brunetto di vivere il soggetto con eguale intensità sia che si tratti del centro storico della sua città o di una Venezia assonnata, di poche baite montane confuse in una livida alba…” (Gian Giorgio Massara).