Cose nostre compie quarantacinque anni e pare un giovincello. Anzi desidera indossare una veste ancor più al passo con i tempi, divenendo digitale. Il passaggio al digitale, che si tratti di un giornale poco conta, è ormai una scelta obbligata per almeno due ragioni. La prima riguarda la visibilità nella società attuale.
La comunicazione virtuale, nelle sue diverse forme, dall’online ai social, è la condizione per essere raggiungibile anche da luoghi remotissimi. La seconda riguarda la tipologia dell’utenza.
Non è più pensabile entrare in contatto con le nuove generazioni usando i mezzi di comunicazioni tradizionali. Se Cose Nostre desidera raggiungere un pubblico più variegato, deve necessariamente rinnovare i propri canali di accesso. Poi possiamo aggiungere altri aspetti, la rapidità nel fruire le informazioni, la possibilità di dialogare in tempo reale o quasi, l’opportunità di utilizzare altri contenuti multimediali, come video o interviste. Pensiamo solo a qualche anno fa quanto era difficile reperire informazioni, anche delle più semplici.
Sono un paio d’anni che il direttore Elis mi ha fatto imbarcare in questa avventura e ho potuto riscontrare una partecipazione e un impegno fuori dal comune da parte di persone che hanno come unico interesse il mantenimento di un’importante voce nel nostro territorio.
Alla cena che annualmente viene organizzata per tutti coloro che contribuiscono all’uscita mensile del giornale la partecipazione è stata come sempre numerosa. Oltre ad essere un momento di convivialità, di riconoscimenti e di commemorazioni (in primis il ricordo più sentito non può che andare a Silvio Passera), è stata un’occasione per illustrare le prossime novità.
Più volte è stato evidenziato il carattere visionario, di incertezza e di scommessa che aveva permeato quella fondazione nel lontano e vicino 1972. Di passi in avanti ne sono stati fatti molti ed è stato sufficiente comparare il volume della prima edizione con quella dell’ultima per avere conferma che Cose Nostre è un progetto più vivo che mai.
Un altro momento di intensa partecipazione emotiva è stato il recital del direttore, che ormai ci ha abituato a spettacoli canori di notevole qualità. Questa volta, per il quarantacinquesimo compleanno, Elis oltre ad intrattenerci con canzoni, si è cimentato in un vero e proprio spettacolo teatrale di piacevole fattura insieme alla moglie Patrizia.
Nella serata Elis e Patrizia hanno portato il pubblico in un viaggio nel tempo, ricordando chi ha lasciato un segno e che ora non c’è più. Particolarmente toccante è stata la lettura della dichiarazione d’intenti di Silvio Passera sul primo numero di Cose Nostre.
Quel desiderio di dare una voce a Caselle, quella volontà di creare uno strumento informativo super partes, equidistante e lontano dall’esprimere giudizi. Durante la serata è stata proiettata anche una carrellata di fotografie della Caselle di ieri. Quelle immagini se da una parte ci hanno fatto ricordare come eravamo, dall’altra ci hanno fatto sentire parte integrante di una comunità che mantiene un carattere distintivo che si ripete nonostante il trascorrere del tempo.
Decisamente in tema con la serata è stata la scelta di due poesie di rara bellezza, quella di Richard Carver “La poesia che non ho scritto” e quella di Pablo Neruda “il tuo sorriso”. Inoltre la lettura dell’estratto dal romanzo “La luna e i falò” di Cesare Pavese sull’importanza di avere un paese è stato un momento di riflessione sul significato di appartenenza ad una comunità locale.
In attesa a breve di un nuovo traguardo, il cinquecentesimo numero, non ci resta che fare a Cose Nostre i più sinceri auguri di buon compleanno.
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