Da alcuni anni nel periodo estivo faccio un viaggio nel mondo della mia insana passione per la botanica.
Lo scorso luglio con i compagni di viaggio con i quali la condivido, siamo partiti: destinazione Germania. In autobus alla volta di luoghi, parchi, giardini pubblici e privati, con un denominatore comune; visitare luoghi, non importa dove, che offrano spunti botanici, ma non solo, spesso la particolarità del luogo deriva dalla cura e dalla passione del suo creatore/trice che avendo realizzato un risultato soddisfacente decide di aprirlo al pubblico, curandone personalmente la visita. La bellezza del luogo è direttamente proporzionale alla passione ed all’entusiasmo dei suoi creatori.
La Germania non ha molti giardini privati, non è nello spirito dei suoi abitanti, ma ha bellissimi giardini botanici, inseriti nei centro città: Berlino, Monaco di Baviera, Potsdam, Lindau, e altri ancora, luoghi di autentico benessere per gli occhi ma non solo, al loro interno ristoranti, sale da thè, da lettura, percorsi fitness, campi da tennis.
Niente barbecue o pic-nic truculenti e chiassosi: è permesso mangiare, senza sporcare, evitando giochi e attività che potrebbero fare danni e soprattutto senza disturbare, nello stesso spirito è proibito strappare fiori, danneggiare alberi e arbusti. Il tutto ovviamente ben gestito e curato.
A Monaco ci sono cestini per la raccolta differenziata che in unico contenitore raccolgono tutto. Un concetto diverso dal nostro stile di vita “green”: noi entriamo, spargiamo vettovaglie e altro sui prati, accendiamo fuochi, usiamo i cestini casomai, se sono pieni facciamo mucchi, giochiamo a palla noncuranti di procurare danni.
Poi si torna a casa e qui il paragone è semplicemente deprimente… Addio balconi fioriti, rotonde cromatiche, bordi strada rasati e curati, fioriere strabordanti….
Rimanendo nei nostri paraggi l’effetto di via Torino nuovamente transitabile con le fioriere ancora integre o quasi, è sicuramente gradevole, ma se ci spostiamo davanti alla chiesa di San Giovanni troviamo le prime vittime della mancanza d’acqua (commercianti, troppo sforzo?) e del vandalismo. Una probabilmente è conseguenza dell’altra. Tornando a Via Torino ci sono molti rumori di protesta sulla sua pedonalizzazione, ma molto rumore c’era stato a suo tempo sulla sua depedonalizzazione. Il senso generale è sempre lo stesso: la mancanza di sensibilità e di impegno costante nella gestione sia del verde urbano relativo a fioriere e rotonde, così come, nelle periferie la scarsa cura e pulizia di bordi strade; aree denominate “verdi attrezzate” ridotte a zona franca, colonizzate da vegetazione spontanea, spesso inaccessibili, rifugio ideale per randagi, ratti e simili, per non parlare di rifiuti.
Senza generalizzare, ma per un risultato visibile, sarebbe necessario che ci fosse più comunione di intenti. Non ho mai avuto questa sensazione, le cose che sto dicendo sono datate e consumate. Mi spiace e mi fa sorridere leggere soprattutto sui social commenti e post “furiosi”, proclami ridondanti, ricette “risolvi tutto”: nulla è facile e nulla è scontato, ciò che manca è la cultura del verde, manca quasi completamente nei programmi scolastici se non in rare occasioni da parte di insegnanti volonterosi, e qui il ricordo va al Progetto Scuola nel giardino del Baulino, palestra perfetta di educazione ambientale, che in quanto tale non può essere fine a se stessa e deve continuare in classe e soprattutto in famiglia, questo purtroppo non avviene.
Ricordo bambini già grandicelli che ci confessavano di non avere mai calpestato un tappeto erboso, mai visto una farfalla, mai preso in mano una manciata di terra o un fiore. Nei giardini di cui parlavo sopra le scolaresche sono molto numerose, anche in periodi in cui la scuola è chiusa e che approfittano della pausa estiva per partecipare a progetti legati all’ambiente che poi svilupperanno nello specifico in classe quando riapriranno le scuole, questo ci è stato raccontato dagli accompagnatori dei gruppi.
A conclusione cosa si può dire di ancora non detto: che a parte lamentarsi o fare presente situazioni degradate bisogna mettersi in gioco, collaborare, fare qualcosa cominciando dal rispetto per il territorio, sotto ogni aspetto, non ultimo collaborando con l’Amministrazione, ma anche questo purtroppo non fa ancora parte del costume locale. O, come suggerisce qualcuno, il mondo è grande, gli scenari gradevoli sono molti, Don Chisciotte uno solo fu…