Arriviamo puntuali all’appuntamento con la ottava squadra della sezione di Borgaro-Caselle della Croce Verde e sono le venti di una giornata festiva.
A quell’ora – di domenica – avviene il cambio turno, fra la squadra smontante che ha svolto servizio dalle otto del mattino, a quella che sta prendendosi il carico del “notturno”: l’ottava, appunto.
Simpaticamente i militi dell’una e dell’altra squadra, amici in prima battuta, si salutano scherzosamente e si scambiano veloci flash sull’andamento del servizio: un rapido cambio di consegne circa le ambulanze, la loro efficienza, le attrezzature mediche e ….”buona guardia a voi che vi fermate”, buon riposo (meritato) per coloro che pensano a godersi almeno le ultime ore di un giorno festivo con i propri affetti.
Così ci ritroviamo, ancora una volta, a colloquio con i sei militi che compongono questa squadra. Ogni squadra é una “piccola Croce Verde” a sé stante: abitudini e consuetudini, modi di fissare gli appuntamenti e di informarsi fra loro, tuttavia unico, inalienabile ed indiscutibile, l’obiettivo di essere presenti all’ora prevista per prendere servizio: i militi della Croce Verde non devono timbrare il cartellino, a loro non servono ordini, sanno che alle 20 la sera e alle otto del mattino – quando sono di turno festivo – devono esserci, e ci sono: sempre presenti.
Eccoli: Gina, 54 anni da quattro in Croce Verde, impiegata; Elisa, 39 anni, da ben 18 anni in servizio, impiegata; Ivan, 54 anni e trentasette di Croce Verde; Maria Rosa, 58 anni e ventisette di servizio, addetta ai servizi alberghieri; Pier Angelo, 51 anni e anche lui con ventisette anni di servizio e di professione operatore socio sanitario; Silvano, 51 anni e vigile del fuoco in servizio permanente presso gli stabilimenti FIAT-IVECO di Torino.
Di Silvano abbiamo raccolto la simpatia delle sue battute quando racconta la severità della Croce Verde nel fornirgli l’attestato di guida quale autista …a lui che da innumerevoli anni guida i mezzi di soccorso dei vigili del fuoco, ambulanze comprese. Tuttavia e di buon grado ha accettato queste norme, non senza affermare che proverà a prendere il brevetto da elicotterista per tastare le differenze fra un corso e l’altro.
Scavando ancora un po’ fra loro ed in questa squadra troviamo un’altra eccellenza, ben tre militi con oltre 25 anni di servizio (37 per Ivan) e ben tre formatori “118 Piemonte”. Ivan, Pier Angelo e Maria Rosa, sono da anni formatori ufficiali della Regione Piemonte per il primo soccorso.
Come per molte altre squadre il loro turno inizia con un veloce spuntino, pensando al dopo che potrebbe essere molto pesante in considerazione che fino alle sei del mattino successivo saranno di guardia.
Al momento però siamo tranquilli e riusciamo a sviluppare le nostre svariate tematiche.
Non senza trascurare le sane e scherzose battute che si scambiano Ivan e Silvano circa l’appartenenza alla legione dei vegetariani cui appartiene quest’ultimo: già, perché quando Ivan divora una stupenda fetta di salame, il vegetariano pensa alla fine del povero maiale, ma poco importa ad Ivan che si gusta il prelibato panino.
Rotto così il ghiaccio, gli aneddoti escono dalle loro labbra con ironia, riferendo questo o quello o quell’altro ancora, fino a quando tutti si illuminano nel raccontare il più bel servizio che abbiano mai registrato.
Quello in cui si dovettero recare in aeroporto alle tre di notte a prelevare un paziente, giunto con un volo speciale da Napoli e che il mattino successivo avrebbe dovuto subire il trapianto di fegato alle Molinette di Torino.
Questi servizi sono una vera eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale e tutta la procedura viene curata nei dettagli più profondi. Allertata l’ambulanza di Borgaro, il nostro equipaggio prelevò un giovane trentunenne napoletano (che a sua volta era stato allertato solo due ore prima per prepararsi in gran fretta e recarsi in aeroporto con destinazione Torino), il quale il mattino successivo fu sottoposto ad un intervento di trapianto del fegato.
La morte di uno sconosciuto donatore portava con sé la vita ritrovata per un ragazzo di 31 anni, che, atterrato in un posto sconosciuto alle tre di notte e portato in gran fretta in un ospedale ancor più sconosciuto, aveva solo la forza di chiedere all’equipaggio: – Ma cosa significa “Molinette ” ? –
Ai nostri militi toccò pure di diventare anche un po’ ciceroni.
Piena di gioia Gina ci racconta l’entusiasmo con il quale l’equipaggio affrontò questo incarico, pensando proprio alla perfetta organizzazione che stava dietro le quinte di un simile avvenimento, ma sopratutto alle speranze che portava con sé un simile servizio.
Dobbiamo necessariamente chiudere qui con gli aneddoti “dell’ottava”, lo spazio ce lo impone, non prima però di lanciare il solito pressante appello: servono volontari, servono giovani: servono militi che affrontino la realtà di questo servizio.
“Dobbiamo registrare sempre meno richieste”, ci dice un po’ sconsolato Ivan nel salutarci …e l’età media dei militi sale. Mica un bel segno. Coraggio, venite gente!