Alcuni giorni fa ho diretto i miei passi, adoro camminare, si dice “trekking”, deriva dal verbo inglese to trek, che significa camminare lentamente o anche fare un lungo viaggio, facendo il percorso lungo lo Stura, da strada Caldano. Una bella passeggiata, certo se il sottobosco fosse più pulito, i sentieri più curati….
Gli argini in alcuni punti sono inagibili, ma a questo stato di cose nessuno ha mai saputo o voluto offrire una soluzione; ogni tanto si propongono iniziative, troppo sporadiche per dare risultati duraturi, servirebbe una attenzione costante: la natura avanza senza sosta e secondo i suoi ritmi. Peccato, un torrente è sempre una grande risorsa, sotto molti aspetti. Lo sarà stato anche di più nel passato, quando le risorse erano poche. Sicuramente le sponde erano pulite, il legname veniva raccolto, lo sfalcio del sottobosco utilizzato per nutrire gli animali; c’erano bacche e piante commestibili anche per l’uomo, in alcuni punti sono ancora ben visibili: il cornus mas, l’asparago selvatico, la rosa canina, il pungitopo ed arbusti quali il biancospino, il ginepro, l’agrifoglio, l’alloro, il corbezzolo, il prugnolo, i ciliegi selvatici, il tutto nascosto sotto cumuli di rovi, non per scelta ma per la legge del più forte che in natura non conosce ostacoli.
L’area attrezzata di strada Francia è in buone condizioni, peccato siano pochissimi gli abeti di Natale superstiti piantati lo scorso anno dopo le feste, a dimostrazione che non è una pianta facilmente adattabile, e soprattutto dopo il periodo trascorso nella nostre case con caldo e siccità difficilmente sopravvive. Questo per dire, se non si era capito, che io sono per l’abete finto.
Superata l’area si entra nella piccola strada di campagna che porta alle ultime case di borgata Francia. Dopo una curva a gomito il paesaggio è da cartolina: una piccola chiesetta sul bordo strada, un campanile, un transetto minuscolo e un coro semicircolare. Una piccola iscrizione sopra il portale ci dice che è dedicata a San Domenico (immagino il più importante fra i santi con questo nome, il Guzman, sacerdote e fondatore dei predicatori, se ne festeggia la ricorrenza il 6 agosto ). Immagine idilliaca: tutto intorno prati, in fondo le case della borgata; a sinistra, oltre gli alberi, il torrente che non si vede ma si sente. Quali tesori offre il territorio, senza cercarli? Infatti in questo caso è lei, la cappelletta che mi ha trovata, solitaria e silenziosa. La mia curiosità mi pone un sacco di domande: chissà come sarà l’interno? Quando e chi l’avrà costruita?
Sicuramente ha vissuto tempi migliori nel passato. Non sono una esperta quindi non so datarla e preferisco non lanciarmi in informazioni errate che sicuramente alcuni miei concittadini storici conosceranno con esattezza. Sarà stata aperta per la ricorrenza del suo patrono, se è quello che ho supposto: era tipico di queste chiesette rurali la dedicazione a santi… estivi, per ringraziare per i raccolti, per fare festa, l’unica dell’anno per una popolazione che lavorava incessantemente per poter sbarcare il lunario e mantenere la numerosa famiglia. Spero di non avere fornito dati farlocchi, mi piacerebbe confrontarli con chi li conosce e magari trovare un po’ di storia, di notizie di questo luogo carico di semplicità e di suggestione. E non è l’unico. Queste piccole cappelle permettevano alla popolazione, che si muoveva solo a piedi, di pregare in un luogo consacrato, di portare ex-voto per grazie ricevute, sposarsi, battezzare i bambini, celebrare i funerali, socializzare ed incontrarsi. Sarebbe bello riuscire a dare nuova vita a questi luoghi. E’ molto impegnativo, servono persone di grande disponibilità e devozione. Penso alla borgata Madonnina che organizza ogni anno una festa di borgata rivisitando vecchie usanze: mi piace in particolare la processione del sabato sera. Lo stesso dicasi per Sant’Anna e altre ancora……