Fino al 1°luglio, una straordinaria mostra “Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari” si articola contemporaneamente nelle tre città, Varallo Sesia, Vercelli e Novara che hanno segnato cronologicamente il percorso artistico del grande pittore e scultore. Una mostra di particolare interesse che sottrae all’oblio e rende omaggio a una fra le più significative personalità del Rinascimento italiano; una mostra che permette al visitatore di “assaporare”, comprendere e vivere le opere, mobili e immobili, nel loro contesto naturale, nel quale e per il quale sono state realizzate.
Gaudenzio Ferrari nasce a Valduggia (VC) intorno al 1480. Le poche notizie sul suo apprendistato lo collocano in botteghe artistiche piemontesi, in particolare in quella di Giovannni Martino Spanzotti, nella cui bottega la pittura è pregnante di stimoli legati a Vincenzo Foppa, pittore fra i principali animatori del Rinascimento lombardo, e fra gli allievi ci sono Defendente Ferrari (autore della mirabile Madonna del Popolo conservata presso il Palazzo Civico di Caselle) e Gerolamo Giovenone.
Giovan Paolo Lomazzo (1538-1592, pittore manierista) lo volle allievo di Stefano Scotto, artista impegnato in quegli anni nella Fabbrica del Duomo di Milano. Infatti, pare che la critica oggi confermi tale ipotesi e che individui i riferimenti formativi di Gaudenzio negli ambienti artistici milanesi tardo quattrocenteschi; nelle sue opere oltre al forte influsso di Leonardo, si trovano suggestioni provenienti da Bramante, da Perugino, da Raffaello, da Durer e dagli artisti nordici. Influssi assimilati e restituiti da Gaudenzio attraverso la sua originalità interpretativa, attraverso le sue personali espressioni figurative sempre eleganti, delicate e fluenti, dalle cromie brillanti; figure che lasciano trasparire una poetica di interiore umanità, una fede intima, sincera e profonda che non lascia spazio ai finti sentimentalismi e pietismi molto in auge all’epoca.
L’arte, il forte senso dell’impianto scenico e l’esuberante vena immaginativa di Gaudenzio sono ben presenti nel Sacro Monte di Varallo: qui è pittore, scultore dei modellati e delle plastiche statue lignee e in terracotta policroma, ma è anche probabilmente architetto e progettista del Sacro complesso voluto dal padre francescano Bernardino Caimi.
Il genio di Gaudenzio è presente a Varallo nella chiesa della Madonna delle Grazie, del tramezzo con il ciclo di affreschi con le Storie della vita e Passione di Cristo e nella lunetta della cappella di Santa Margherita, nel polittico della Collegiata e negli affreschi della chiesa di Roccapietra (a pochi chilometri da Varallo). Queste opere e altre ancora, costituiscono la prima parte della mostra, sino agli anni ’20 del cinquecento, dedicata alla giovinezza di Gaudenzio Ferrari e alla sua formazione. A Varallo la mostra sarà aperta sino al 16 settembre.
La fase della maturità di Gaudenzio è ammirabile a Vercelli al museo Borgogna, nella ex chiesa di S. Marco, nella chiesa di San Cristoforo, con la Pala della Madonna degli Aranci, le tele raffiguranti gli Evangelisti, gli affreschi con le Storie della Maddalena e una grandiosa Crocifissione. A Novara, al Broletto e nella basilica di S. Gaudenzio, sono dedicati gli ultimi dieci anni di attività dell’artista. Nel 1537 Gaudenzio si trasferisce a Milano (dove muore il 31 gennaio 1568): qui e nel Ducato, tra la marea montante del manierismo riceve grandi commissioni da parte di Francesco II Sforza; è il periodo delle grandi “pale” e del quadro incompiuto, il Cenacolo “bellissimo, che per la morte sua rimase imperfetto”. (Giorgio Vasari, 1568).