“Certo che se avessimo odiato la mafia come adesso odiamo i migranti…” è una delle frasi che gira sul web in queste settimane dove effettivamente la questione dei migranti è centrale nelle cronache e dove la chiusura dei porti è all’ordine del giorno. Come ha ricordato Papa Francesco «Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di Ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone».
La solidarietà, il pensare al prossimo sono pensieri che vengono sempre meno nel quotidiano.
Anche l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia è intervenuto sul caso: «Voglio dichiarare la disponibilità della Chiesa torinese ad accogliere alcune delle famiglie che si trovano a bordo delle navi Sea Watch 3 e Sea Eye» ha detto in un passaggio dell’omelia della messa celebrata in occasione della Festa dei Popoli. «La nostra Chiesa, come si ricorderà aveva già offerto questa disponibilità per i profughi della nave Diciotti, nel settembre scorso».
Per l’arcivescovo di Torino «si tratta di un gesto che ha un significato simbolico e spirituale ed è, allo stesso tempo, molto concreto. Simbolico perché ci pare estremamente necessario, in questo momento, lanciare un segnale preciso alle autorità istituzionali italiane e degli altri Paesi europei, sul significato dell’accoglienza. Spirituale, perché mi domando, altrimenti, come facciamo a parlare e predicare di accoglienza dei bisognosi, se poi non ci mettiamo nelle condizioni di praticarla». «E molto concreto – conclude Nosiglia – perché stiamo parlando di persone: e ogni piccolo sforzo nella direzione di alleviare certe sofferenze, certi disagi, ha un grande valore, soprattutto se non saremo soli ad affrontare in questi termini il problema».
Dovremmo cercare di tornare ad essere più umani.