Ormai, periodicamente, ogni 25 Aprile, sentiamo parlare di Resistenza. Ne abbiamo sentito parlare anche il mese scorso, abbiamo visto le iniziative dell’Anpi e quelle nelle scuole. Abbiamo sentito parlare dei partigiani, quei giovani eroi che hanno coraggiosamente abbandonato le loro famiglie per andare a cacciare il nemico tedesco dalla cara madrepatria. Questa del partigiano è, secondo me, un’immagine idealizzata, onorata, certo, ma lontana ed astratta. Secondo me dovremmo onorare e soprattutto ricordare i partigiani diversamente, come ragazzi che nella loro quotidianità hanno scelto che a loro quel mondo non andava bene. Hanno scelto di non essere indifferenti, e questo è più grande motivo per cui credo che sia necessario onorarli e ricordarli. Diceva Gramsci: “Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”. Oggi, purtroppo, ho la sensazione che siano pochi i partigiani e molti gli indifferenti, mentre c’è più che mai bisogno che ciascuno di noi diventi un po’ partigiano, che combatta per salvaguardare le libertà proprie e di coloro che non riescono a farlo, che sappia opporsi ai demagoghi e che sappia soprattutto pensare con la propria testa e non con quella di qualcun altro, o peggio, con la pancia. Essere partigiano, oggi, non significa impugnare il fucile o più semplicemente scendere in corteo col passamontagna e una spranga, bensì non essere indifferente, decidere del proprio futuro in modo saggio, guardando al passato e a quegli errori che non bisogna più commettere, perché sono costati molto cari, per opporsi ai quali i partigiani hanno sacrificato la loro vita, garantendoci ciò che oggi è per noi la normalità, ma che è ancora un sogno per qualcun altro. Il modo più semplice per essere partigiano è andare a votare in modo consapevole. Si avvicinano le elezioni europee, che si terranno il 26 maggio. L’Europa potrebbe davvero realizzare al massimo delle potenzialità ciò per cui i partigiani hanno combattuto settanta anni fa. L’Europa racchiude in sé i valori della Resistenza e dell’Antifascismo: la pace, che ci ha garantito dal 1945 ad oggi, la libertà di pensiero, di opinione, di movimento, l’uguaglianza nei diritti e nei doveri. Eppure è ancora un qualcosa di estremamente instabile e l’emergere di sentimenti nazionalisti ed antieuropeisti non fa certo bene. Oggi. L’Unione Europea è come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda della prospettiva da cui vogliamo vederlo. Sta a noi, con il voto, scegliere se riempirlo o svuotarlo del tutto. Da qui al 2050 essa potrebbe cambiare molto, e ciò dipende dalle nostre azioni. Possiamo scegliere se continuare sulla via della cooperazione, diventando un modello per il mondo, e avendo un maggior peso sullo scenario internazionale o se essere un insieme disorganico di statarelli egoisti che seguono solo i propri interessi. A ciò si aggiunge il fatto che numerose politiche, come quella fiscale, quella difensiva, quella economica o quelle orientate a contrastare il cambiamento climatico, sarebbero molto più efficienti se fossero portate avanti in modo coordinato. In questo senso dobbiamo attualizzare il nostro essere partigiani. Per fortuna, noi non abbiamo ancora la necessità di combattere con le armi, ma non per questo siamo esonerati dal combattere. E se non lo facciamo, quella del 25 Aprile resterà solo una retorica vuota.
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