L’“Esposizione generale italiana” di Torino, organizzata dalla “Società promotrice dell’industria nazionale”, costituì nel 1884 un importante evento nell’Italia unificata da poco più di un ventennio e rappresentò la celebrazione dello sviluppo della città subalpina.
La superficie complessiva dei terreni riservati all’Esposizione copriva approssimativamente 440.000 metri quadrati, destinati ad otto divisioni; quella di Belle arti era articolata in tre sottosezioni: Storia dell’Arte, Arte Contemporanea ed Arte Musicale.
L’imponente Mostra d’Arte Contemporanea era situata in un padiglione che accoglieva circa tremila opere e progetti; fra i dipinti fece scalpore “La cella delle pazze” del ventiquattrenne Giacomo Grosso.
Tra i Commissari della sezione Storia dell’Arte erano presenti Vittorio Avondo (proprietario del castello d’Issogne), Federico Pastoris e Casimiro Teja, che condividevano con il pittore, ricercatore ed architetto-restauratore nonché progettista Alfredo d’Andrade la passione per l’arte e le escursioni alpinistiche.
Questa sezione dell’Esposizione si originò da un’idea di d’Andrade, che nel 1891 diverrà Direttore degli Uffici regionali per la conservazione dei monumenti in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria: un castello piemontese del XV secolo, arredato e circondato dalle abitazioni, ovvero un Borgo con la sovrastante Rocca. Scrive Francesco Carandini: “pranzando al Restaurant della Meridiana, [d’Andrade] buttò giù a lapis, su due dei suoi soliti foglietti di carta quadrettata, gli schizzi del Castello e Villaggio medievali”.
Frutto di un enorme e scrupoloso lavoro di ricerca e schedatura di edifici monumentali sul territorio piemontese e valdostano (tra cui Ricetto di Oglianico, Castello Malgrà di Rivarolo Canavese, castelli di Ozegna, Strambino, San Giorio di Susa, Fenis, Issogne, Verrès, Manta), di chiese e di case coeve ed inoltre di particolari, decorazioni ed oggetti antichi, il Borgo consiste in una riproduzione e composizione di porzioni di tali costruzioni quattrocentesche.
Coadiuvato dall’ingegner Riccardo Brayda e da altri collaboratori, d’Andrade realizzò il complesso architettonico in modo che ogni parte assumesse la stessa importanza all’occhio dell’osservatore, che si instaurasse un rapporto di reciproca, piacevole veduta tra l’interno del borgo e le sponde del Po e che la rocca apparisse chiaramente dominante sul borgo. Fu scelto il mattone quale materiale strutturale mentre per le decorazioni si predilessero il cotto e la pietra artificiale.
In seguito all’Esposizione, gli edifici e le suppellettili furono acquistati dal Comune di Torino, quindi conservati.
É incentrata sul Borgo medievale la mostra itinerante inaugurata nella sala delle Colonne del Castello del Valentino e correlata agli esiti del workshop “Osservo, creo, racconto”, edizione 2019, organizzato dal Politecnico di Torino e dal Liceo Artistico Cottini (referente scientifico per il DAD, Politecnico di Torino: Pia Davico; referente scientifico per il Liceo Cottini: Davide Anzalone; docenti: Ornella Bucolo, Pietro Merlo, Daniela Miron, Claudio Rabino; collaboratori: Grazia Baroni, Caterina Mele).
Studenti del Corso di Laurea triennale in Architettura e del Liceo Artistico hanno collaborato nella produzione di disegni, fotografie e video quali interpretazioni personali del Borgo ed altresì nello sviluppo del progetto “Oltre la visione”, in cui, attraverso la realizzazione a più mani di otto tele dipinte, si è tentato di rappresentare il modo nel quale un architetto non vedente percepisce il Borgo. É nata così una mostra di opere originali, considerevoli risultati di un’attenta decifrazione pittorica della realtà.