“La forza si costruisce sui fallimenti, non sui propri successi. Ciò che mi ha resa forte è stato nuotare sempre controcorrente”, così parlò Coco Chanel
Parliamo di… donne. Sono molte le figure che in questo periodo hanno invaso la nostra quotidianità, in molti ambiti: sportivo, politico, sociale.
Donne che dimostrano prima di tutto a sé stesse di cosa sono capaci, e i loro risultati valgono doppio perché nascono come sfida ad una società ancora molto “maschile” o meglio dire “maschilista”.
In questi casi la femminista, un po’ vintage ma non meno idealista, che è in me, ha dei moti di orgoglio: forse non è troppo tardi; forse per le nuove generazioni ci sono spazi che sembravano prettamente maschili, che verranno occupati, in modo permanente e a pieno titolo, dall’“altra metà del cielo”.
Ai recenti mondali di calcio femminile giocati in Francia le azzurre sono arrivate ai quarti di finale, sono state eliminare dalla corazzata Potemkin olandese, dalle campionesse europee in carica. La speranza è che lo straordinario affetto con cui le nostre ragazze sono state seguite possa stimolare il calcio femminile: questo potrà accadere solo se crescerà il numero di bambine che intraprenderà la formazione calcistica.
Ciò potrà verificarsi se cadranno i pregiudizi delle famiglie, convinte che il calcio sia roba da maschi e se si porranno le effettive condizioni materiali perché le donne possano dedicarsi nello sport a livello professionale.
La CT Milena Bertolini ha detto: “D’ora in poi il calcio femminile in Italia sarà diverso. Ora chi ha il compito di prendere certe decisioni deve farlo, perché le ragazze meritano il professionismo. Oggi hanno giocato contro colleghe professioniste e da quel punto di vista era una partita non alla pari”.
Gli ultimi dati sono confortanti: le scuole calcio nell’ultimo anno hanno avuto un incremento assoluto di ragazzine che vogliono giocare a football. I dati ufficiali, fonte Figc, parlano di un incremento che si aggira, rispetto ad un anno fa, intorno al 35-40% di presenze in più di ragazzine nell’attività di base delle diverse società. Siano esse dilettantistiche (la maggior parte) o professionistiche.
Carola Rackete è diventata celebre in questi giorni per la fermezza e il coraggio con i quali ha affrontato una situazione decisamente difficile. Dopo aver preso a bordo 42 migranti al largo della Libia, ha prima rifiutato altri porti non considerati sicuri (compresa la stessa Libia), per poi portare la sua nave, la Sea Watch 3, verso le acque italiane.
Arrivata al largo di Lampedusa, nonostante il blocco imposto dal Viminale, la 31enne capitana ha deciso di forzare tale blocco ed entrare nel porto. Questo perché la situazione a bordo era ormai insostenibile: i migranti, ma anche l’equipaggio (composto in gran parte da donne), erano stremati e alcuni minacciavano il suicidio.
Tedesca, laureata in scienze nautiche, master in conservazione dell’ambiente e collaborazione con Greenpeace, Carola ha fatto molti lavori, fra i quali la guida naturalistica nelle isole Svalbard. Dal 2016 si occupa di salvataggio di migranti in mare. Parla cinque lingue: tedesco, sua lingua madre, inglese, spagnolo, francese e russo.
É ufficiale di navigazione da quando aveva solo 23 anni e che è stata capitana in sei navi diverse, compresa una nave rompighiaccio al Polo Nord.
“La mia vita è stata facile. Ho potuto frequentare tre università. Sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”. Questo è un principio fondamentale che spesso non consideriamo, aggrappati ai nostri stereotipi e ai nostri discutibili e spesso effimeri punti di riferimento. Fortunati senza alcun merito e senza la convinzione di esserlo.
Ci sono poi altre donne. In ordine di tempo, ma non certo di importanza, ecco le nomine del nuovo Parlamento Europeo. L’attuale ministra tedesca della Difesa, la conservatrice Ursula von der Leyen, madre di 7 figli, è il neo presidente della Commissione europea.
Ai vertici dell’UE anche un’altra candidata femminile, quella di Christine Lagarde, attualmente a capo del Fondo monetario internazionale, prenderà il posto di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea (BCE).
Parliamo sempre più di donne, ed è un gran bel parlare.