Flashback olandesi e fiamminghi

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L’edizione 2020 della manifestazione annuale torinese “Flashback – L’arte è tutta contemporanea”, che si sarebbe dovuta tenere a novembre, a causa di motivi purtroppo noti non si è potuta inaugurare ed è dunque mutata in un evento online oltreché “diffuso”. Numerose opere previste per l’esposizione dal vivo si possono infatti ammirare grazie ai link presenti sul sito e rimangono altresì a disposizione dei visitatori nelle sedi fisiche delle gallerie (aperte in base alle norme vigenti).
Tra gli espositori, le Gallerie torinesi sia di Luigi Caretto (Via Maria Vittoria 10) sia di Caretto & Occhinegro, specializzate nell’arte delle Fiandre ed in quella olandese, propongono interessanti novità acquisite nell’anno da poco trascorso quali due dipinti di Maestri fiamminghi del Cinquecento che interpretano temi religiosi dissimili.
Il Maestro della Fuga in Egitto di Copenhagen realizza su una tavola dalle ridotte dimensioni una veduta del “Paradiso terrestre” ricca di simbologie e di riferimenti a Hieronymus Bosch. Adamo ed Eva discutono, attorniati da animali acquatici, terrestri – reali oppure fantastici, quale un unicorno – e volatili. Al centro di una frondosa selva, la fontana dei quattro fiumi dell’Eden svetta dinanzi ad un glaciale paesaggio dominato da acuti monti.
Marcellus Coffermans rappresenta invece attraverso intense cromie, seppur in piccolo formato, una “Madonna con Bambino” esempio di tenerezza ed al contempo di quieto equilibrio; le figure emergono dal fondo scuro, sorgono da sfumature, panneggi e velluti cangianti. Il realismo dell’opera si pone in continuità con i primitivi fiamminghi ed in consonanza con i fondamenti della “devotio moderna”, movimento spirituale significativo per la successiva riforma protestante.
Gli ulteriori dipinti in mostra si collocano temporalmente tra il 1610 ed il 1660.
Alexander Keirincx, pittore vissuto prima ad Anversa e poi ad Amsterdam, nelle monumentali geometrie naturali del “Paesaggio boscoso lacustre con cacciatori” dimostra la propria maturità artistica, ottenuta a partire dal modello dei paesaggisti arcaici fiamminghi ed in seguito volta all’influsso tonale olandese.
Un altro “Paesaggio boscoso” prende corpo grazie a lievi cromie dal gesto pittorico di Anton Mirou (Anversa,1570 circa), esponente della “Scuola di Frankenthal”, cittadina tedesca che fu rifugio per numerosi protestanti belgi perseguitati. L’autore, memore altresì dell’esempio di Gillis van Coninxloo e di Brueghel dei Velluti, fonde elementi naturali ed ambiente urbano in un’atmosfera sospesa tra il realismo e la fuga onirica.
Sebastian Vrancx, per mezzo dell’uso grafico del colore e di svariate allegorie, descrive una mandria di bovini condotta da viandanti “In cammino verso la Pace”; Jan van Kessel il Giovane, ritrattista alla corte di Madrid, compone inoltre una raffigurazione con frutta, fiori e piccoli animali.
Ambrosius Francken II, artista appartenente ad una dinastia di prosecutori della tradizione figurativa tardo-romanista ed influenzato da Hednrick Goltzius, s’ispira per la propria “Crocifissione” alla scultura michelangiolesca del “Cristo crocifisso”, conferendo ai protagonisti espressioni drammatiche ed insieme di rassegnata fiducia.
Sono invece olandesi gli autori di due ammirevoli ritratti femminili: Gonzales Coques -allievo prima di Pieter Brueghel il Giovane, poi di David Ryckaert ed alfine pittore di corte (le sue opere sono esposte in diversi musei) è l’artefice della miniatura “Ritratto di giovane donna”, mentre Jan van Ravesteyn mostra grande perizia tecnica ed attenzione al dettaglio nel “Ritratto di elegante dama”.
“Il ritrovamento di Mosè” (1640), firmato e datato da Christiaen van Couwenbergh di Delft -dalle regali committenze, testimonia infine il passaggio dal caravaggismo al classicismo dell’artista, che nella transizione addolcisce luci e linee: effetti osservabili sulle figure nude di regina e cortigiane.
Nonostante le difficoltà, viviamo dunque in un tempo in cui la ricerca di bellezza e cultura può fortunatamente continuare nella dimensione digitale (e talvolta ancor fisica), in attesa di riconquistare presto un costante confronto diretto con le opere che confermano la nostra passione per l’arte.

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Ambrosius Francken II
“Crocifissione”
Olio su tavola
1610 circa

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