Camoin, La Rue Bouterie (1904 ); si tratta della strada di Marsiglia che “vantava” quindici maisons cloises.
Il Museo d’Orsay apre le sale espositive dopo lunghi mesi “nei quali la cultura ci è tanto mancata ( Credit du Nord )” per proporre a un pubblico sempre più numeroso la Collezione Signac. Scomparso nel 1935, il Maestro – ma anche intenditore, fondatore della Società degli Artisti Indipendenti, critico d’arte, autore della storia artistica da Delacroix in poi ( 1922 ) – ha raccolto una gran quantità di dipinti di autori a lui contemporanei.
La mostra è accompagnata da un elegante catalogo ( Museo d’O Gallimard ) la cui prima opera riprodotta è la Veduta di Notre Dame ( 1864 ) di J. B. Jongkind: le luci riflesse nella Senna, lo scuro profilo della cattedrale, il grande cielo, testimoniano l’importanza di un autore che si esprime anche attraverso l’acquaforte, gli acquerelli, i disegni dal segno veloce e significativo.
Un gruppo di fotografie ci restituisce l’espressione e i sentimenti di Signac: nel 1908 sta manovrando un battello mentre un’altra volta è colto nel proprio atelier di Saint-Tropez oppure nell’appartamento parigino di rue de l’Abbaye intento a coccolare un bel gatto dagli occhi verdi. E ancora, inaspettatamente, attorno al 1900, vestito “en samourai”.
Paul Signac ama il disegno nelle sue varie espressioni e l’acquerello nel quale ricerca “un’armonia il più luminosa possibile”; ama possedere, copiare, comprendere. Infatti, poco più che adolescente, è sorpreso a copiare un’opera di Degas per cui viene non solo redarguito ( On ne copie pas ici, monsieur ) ma allontanato dalla 4° Esposizione Impressionista, ” un des plus brillantes periodes de l’art francaise”. (1).
Trentasei sono gli autori presenti nella mostra attuale; in più la collezione di Stampe giapponesi.
Molti di questi pittori ritraggono Signac: Maximilien Luce ( + 1941 ) che lo coglie in un momento in cui guarda con attenzione forse un dipinto, George Seurat ( + 1891 ) che ci lascia un carboncino egregio, con il “modello” di profilo in un gioco di ombre che affascina oppure Théo Van Russelberghe che lo “fotografa” nel 1926 al timone del battello l’Olympia: una sinfonia di blu e di azzurri di grande maestria e un’espressione accorta e fiera.
Anche André Lévillé ( + 1962 ), in anni Decò, ritrae Signac nella propria casa mentre interroga un disegno presentandosi all’osservatore in modo bonario. E di Pierre Bonnard ecco la vivace tela “Signac et ses amis en barque” ( 1914/1925 ).
La collezione è decisamente importante con opere di Edgard Manet ( La belle Polonaise ), Paul Cezanne ( Auvers-sur Oise ), Claude Monet ( Pommier en fleur ), Vincent van Gogh ( Deux harengs ), George Seurat ( La Seine a Courbevoié ) e Maurice Denis (La Promenade ).
Cette exposition apport un éclairage nouveau (… )
( Laurence des Cars, Direttrice del Louvre )
1) CFR: Le Monde, agosto 1935