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sabato, Luglio 27, 2024

    I Macchiaioli e l’avventura dell’arte moderna

    In mostra ad Asti, fino al 1° Maggio

    Sulla “Gazzetta del Popolo” di Firenze, su un numero del 1862, venne usato per la prima volta, in senso dispregiativo, il termine “macchiaioli” per indicare un gruppo di giovani artisti insofferenti agli insegnamenti accademici e che prediligevano le scene di vita quotidiana dipinte per macchie di colore. A Palazzo Mazzetti, gioiello barocco nel cuore del centro storico di Asti, in corso Vittorio Alfieri 357 (15 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria), sino al prossimo 1° maggio è visitabile la mostra “Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” che propone oltre 80 opere che abbracciano in modo significativo tutto il periodo artistico compreso tra il 1856 ai primi anni del ‘900. L’esposizione, realizzata dalla Fondazione Asti Musei e curata da Tiziano Panconi, è composta da sei sezioni tematiche che si snodano tra il piano terreno e i sotterranei di Palazzo Mazzetti, dove è stata allestita una video installazione lungo le pareti delle sale sulle quali si rivelano paesaggi di fine Ottocento e scene di guerra risorgimentali, accompagnati da brani musicali dell’epoca.
    Nella seconda metà del sec. XIX, con il processo di unificazione politica dell’Italia, si viene a creare una sorta di stile nazionale, di cultura unitaria: il diffuso senso patriottico, la comunanza di ideali politici repubblicani contribuiscono alla coesione tra artisti di estrazione sociale e culturale molto diverse. L’Esposizione universale di Parigi del 1855 è l’ evento fondamentale per l’evoluzione stilistica dei giovani italiani che in questa occasione si confrontano con le novità degli ambienti artistici francesi, come ad esempio con i pittori dell’ Ecole de Barbizon (1830-1870 corrente realista del paesaggismo; fra i maggiori esponenti: J. Constable, T. Rousseau).
    Il gruppo dei Macchiaioli anziché nelle aule accademiche, si incontra nelle sale del Caffè Michelangelo di Firenze (centro culturale e artistico, grazie alla politica libertaria del Granduca), preferiscono dipingere en plein air per restituire il vero “dal vero”: il tema scelto non è più così importante come lo era in epoca romantica; il disegno non definisce più la forma che invece viene esaltata dal contrasto di macchie cromatiche accostate o sovrapposte, dalla potenza della luce. Affermano la teoria della macchia sostenendo che “la visione delle forme solide è determinata dalla proiezione della luce su di esse che crea zone d’ombra e zone di chiarore, costruendo così, visivamente, le volumetrie”. I Macchiaioli si oppongono all’insegnamento accademico, ma non rifiutano l’eredità dei grandi del passato: non li imitano, ma cercano di comprenderne lo spirito e l’essenza. “E quando fuggite le pose convenzionali dello studio sorprendevano le ingenue bellezze della natura” scriveva Telemaco Signorini, considerato il caposcuola del gruppo con Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca. Nei pittori si crea una nuova sensibilità naturalistica, in parte anche influenzata dai romanzi di Emile Zola e di Giovanni Verga, ma sostanzialmente perchè liberi di rendere immediatamente sulla tela quello che il loro occhio vede. Sarà lo stesso Signorini a indicare nel 1862 il termine dell’esperienza macchiaiola per lasciare spazio a esperienze individuali che nei decenni successivi porteranno a trasformazioni dell’interpretazione pittorica, a nuove ricerche e a nuove fasi, forse di un naturalismo di respiro internazionale.
    La mostra mette a confronto capolavori del naturalismo toscano: nell’intensità dell’incontaminata natura di Castiglioncello o di Piagentina (periferia di Firenze) Abbati, Sernesi, Fattori creano opere, straordinariamente attente alle variazioni atmosferiche e luministiche di una campagna dai ritmi lenti, malinconici che evocano avvolgenti ambienti intimi. Imperdibili, tra gli altri, sono l’infuocato “Tramonto in Maremma” (1900-05) di Giovanni Fattori oppure la dolcissima “Mamma con bambino” (1866-67) di Silvestro Lega, mentre i dipinti di Giovanni Fattori sono dei veri spaccati della raffinata società borghese tardo ottocentesca: esperienze tutte che saranno il fondamento per le successive generazioni di pittori.

    Orario della mostra: dal martedì alla domenica 10,00 – 19,00; la biglietteria chiude un’ora prima.

    1 commento

    1. Recentemente c’è stata una mostra simile alla Venaria che, a mio avviso, è stata strepitosa

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