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sabato, Luglio 27, 2024

    Giovanni Fattori, capolavori e aperture sul ‘900

    Dopo aver scritto della mostra astigiana dedicata ai Macchiaioli, come non proseguire con una delle maggiori personalità del gruppo, uno dei maestri assoluti dell’Ottocento italiano: Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908). Personaggio attento, sensibile, schivo, ma incredibilmente carismatico, tanto da influenzare le generazioni future di artisti; abilissimo nell’interpretare il tema del ritratto, le scene storiche delle grandi battaglie risorgimentali, le scene di genere legate alla vita nei campi e al paesaggio rurale; ottimo incisore.
    La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – in via Magenta 31 a Torino ospita la retrospettiva “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900”, visitabile sino al prossimo 20 marzo; l’evento è organizzato e promosso dalla Fondazione Torino Musei e da 24 ORE Cultura, in collaborazione con l’Istituto Matteucci e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Virginia Bertone e Silvestra Bietoletti sono le curatrici della mostra.
    Sono esposti oltre 60 capolavori, tra cui tele di grande formato, tavolette e una selezione di acqueforti che permettono di comprendere il percorso e l’elaborazione artistica del maestro livornese. L’esposizione si articola in nove sezioni che propongono un ampio arco cronologico che si estende dal 1854 al 1894, dalla sperimentazione macchiaiola e da opere capitali degli anni Sessanta e Settanta fino alle tele dell’età matura, dalle quali emergono novità tecniche e formali che ne rivelano lo sguardo acuto, capace di aperture sull’imminente ’900. Infatti, a concludere la mostra, sono alcune opere degli allievi di Fattori o di artisti influenzati dalla sua pittura quali: Plinio Nomellini; Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Oscar Ghiglia, Giorgio Morandi. La mostra è completata da un curioso video che raccontando i luoghi, le vicende umane e artistiche, pare avvicinare il visitatore al maestro.
    Giovanni Fattori, allievo di Giuseppe Bezzuoli, studia i pittori del Quattrocento toscano, ma è anche un appassionato lettore di romanzi storici, tanto da illustrare Nòtre Dame di Victor Hugo e prendere spunto dal romanzo di uno dei più importanti scrittori inglesi del periodo romantico, Walter Scott per realizzare la tela Maria Stuarda al campo di Crookstone (1859-61). In questo dipinto sono nuovi la limpidezza della luce che sottolinea il paesaggio e l’intenso alternarsi di luci e ombre, ben lontano dai passaggi chiaroscurali della pittura romantica. Nel1859 Fattori realizza alcune tavolette dedicate ai soldati francesi accampati nei prati vicini al suo studio: è la svolta verso la pittura di macchia perché con poche pennellate di colore sovrapposte “fa la cronaca” e restituisce la realtà della scena osservata dalla finestra.
    Nello stesso anno partecipa e vince il concorso per opere di ispirazione patriottica indetto da Bettino Ricasoli con la grande opera Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta: considerato il primo quadro di genere storico moderno in quanto da esso emergono una attenta documentazione sia sul luogo della battaglia, sia sugli abiti, sia sulle armi dei soldati.
    Una piccola curiosità sta nel fatto che Fattori non abbia mai partecipato in prima persona alle guerre di indipendenza.
    Nella primavera 1863 l’artista livornese partecipa alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Torino (la prima sede della Società fu progettata nel 1842 dall’ing. Mazuchetti ed era sita in via della Zecca, attuale via Verdi 25, acquistata nel 1929 dalla Scuola Operaia San Carlo) con Ambulanza militare (Episodio dell’Indipendenza italiana del 1859).
    L’opera, in elenco nel “Catalogo di oggetti d’arte ammessi alla XXII Esposizione aperta il 8 giugno 1863” è in vendita a Lire 900! Fattori, regolarmente presente alle manifestazioni annuali allestite dalla Promotrice e alle Esposizioni Nazionali fino al 1902, conquista il gusto dei torinesi ed è apprezzato dagli autorevoli animatori della scena culturale cittadina. L’opera di Giovanni Fattori, particolarmente ammirata, diventa il modello di un nuovo “ideale classico”.

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