Si è aperta presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino la 65a Esposizione di Arti Figurative organizzata dal Piemonte Artistico e Culturale, associazione fondata nel 1957 da esponenti del mondo politico-economico e della cultura piemontese. Tra i componenti dell’originario Comitato direttivo si annoverano Silvio Golzio (in seguito direttore generale dell’IRI e presidente del Credito Italiano) e i deputati Valdo Fusi e Giuseppe Alpino, mentre il primo Presidente fu Enrico Martini Mauri (denominato “Lampus” da Beppe Fenoglio nel romanzo “Il partigiano Johnny”).
L’inaugurazione ha avuto inizio con i saluti dei pittori Claudio Fassio (attuale Presidente del PAC), Giacomo Sampieri (Vicepresidente), Anna Maria Palumbo (Presidente onoraria e socia fondatrice), del Presidente della Promotrice Giovanni Prelle Forneris e ivi si è ringraziata Orietta Lorenzini, curatrice dell’allestimento.
Trentotto soci hanno presentato creazioni e tecniche artistiche eterogenee.
Nell’opera di Attilio Lauricella, recentemente scomparso, flusso dei pensieri e aurora boreale vengono assimilati.
Barbara Borini dipinge fiori primaverili vivamente illuminati e, mentre l’”Orchidea” di Adelma Mapelli si staglia fra ricercate cromie, delicatamente elaborata è la “Peonia” di Paola Rossi. Maria Antonietta Onida ammanta d’immaterialità organismi vegetali, ricondotti alla dimensione fisica grazie a frammenti del supporto, sovrapposti alla tela, quindi dipinti; Ambretta Rossi raffigura invece fiammeggianti gerani oltre un’inferriata.
Delio Meinardi profila una giovane figura femminile e, se il nudo di Roberto Maestri si distende mollemente tra candidi tessuti, Maria Luisa Vigna propone la sinuosa immagine di una donna, dai contorni marcati, in omaggio al pittore Sergio Bizzarri. Dolci eppur arguti, gli occhi di “Flora”, rappresentata da Giancarlo Gasparin, catturano l’osservatore.
Sergio Devecchi celebra in una visione surrealista la dea Venere; diversamente, Giuseppina Napoli gioca sull’intonazione di un camaleonte con l’ambiente circostante e Pierangelo Devecchi concepisce “il potere” quale virus dai lunghi tentacoli. Maria Rosa Benso tramuta altresì in una composizione polimaterica flebili sonorità musicali.
Loredana Zucca racconta d’inquietanti personaggi attraverso materici cromatismi, a differenza di Claudio Pepino che caratterizza il proprio laboratorio artistico con “Luce e Caos”, toni metafisici e fantasiose prospettive.
Nel dipinto di Anna Maria Palumbo un soggetto orientaleggiante affianca un bianco cavalletto da atelier.
Giacomo Sampieri con efficace realismo ritrae se stesso in atteggiamento pensoso ma Franco Fasano realizza un ritratto psicologico in foggia di manifesto.
Laura Baldi fotografa invece un variopinto cumulo di foglie, mentre Olivia Fassio scatta un primo piano a un felino curioso.
Marisa Manis e Daniela Lignana ricercano la commistione fra l’immagine di un interno e i riverberi dell’ambiente esterno sulle superfici vetrate. Antonio Russi coglie luci e movimenti in una piovosa Torino; Simone Trotta rammemora altresì l’atmosfera di un assolato tardo pomeriggio in “Piazza San Carlo”.
Claudio Fassio ricorda tragici avvenimenti in un’opera apparentemente informale, svelata dal titolo ”11 settembre 2001” e suscita stupore il “Tornado nel New Mexico” dell’inconsueto paesaggio di Grazietta Garzena; infine Rita Scotellaro interpreta un “Naufragio” al confine tra sentimento romantico e modernità.
Magda Tardon evoca una “Mareggiata” per mezzo di una convincente tecnica, ove Roberto Davico descrive l’”Inverno” attraverso decise stesure di colore e segni grafici; Alberto Rossi sintetizza quindi un “Paesaggio alpino” e Immacolata Martina, nei “Pensieri notturni”, immagina un poggio sotto la luna.
Se Erica Catapane schiude lo sguardo verso un bosco innevato vibrante di luci, Giuseppe Faretina estremizza i contrasti su oniriche forme arboree avvolte da un “Tramonto piemontese”; Monica Grossi personalizza infine un angolo lacustre con frementi riflessi d’emozione.
Roberta Dalpasso modella quarantanove volti, ognuno dissimile dagli altri, disposti lungo linee circolari e, in conclusione, nell’opera ceramica di Diletta Lo Guzzo paiono emergere “bolle” come da una superficie liquida.
L’associazione ha già in programma nuove idee: rimaniamo in attesa di visitare ulteriori interessanti esposizioni.
Monica Grossi
“Azzurre emozioni”