Era il 4 giugno 1863 quanto, alla presenza del duca d’Aosta, della duchessa di Genova e del principe di Carignano, venne inaugurato il Museo Civico di Torino, costituito da dodici sale nell’edificio comunale di via Gaudenzio Ferrari 1, vicino al cantiere della Mole Antonelliana.
L’intento del Museo era di formare una collezione di arte contemporanea e moderna, con l’ambizione di rappresentare le principali scuole regionali italiane, per conferire alla collezione un carattere nazionale. Dal Museo Civico si è originata la Galleria d’Arte Moderna -GAM, via Magenta 31 Torino- che nel prossimo 2023 compirà ben 160 anni. Per sottolineare la valenza artistica e storica della collezione, nasce la mostra “Ottocento. Collezioni GAM dall’unità d’Italia all’alba del Novecento”, un’occasione per riscoprire parte della collezione del museo, non più visibile al pubblico da quattro anni.
Il progetto espositivo, curato da Riccardo Passoni e da Virginia Bertone, si articola in otto sezioni tematiche e tre spazi monografici dedicati ai grandi artisti che hanno influenzato la scena artistica torinese: Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso.
La mostra -visitabile sino al prossimo 11 aprile- comprende settantuno opere tra dipinti, disegni e sculture: alcuni sono capolavori molto noti, altri invece, sono quadri mai esposti sino ad oggi.
I più apprezzati generi pittorici si susseguono raccontando le “mode”, ma soprattutto il contesto sociale dell’epoca. A partire da metà Ottocento con Andrea Gastaldi, protagonista del rinnovamento della pittura di figura e di storia, che ha evidenziato il senso più profondo delle passioni umane.
Nella seconda metà dell’Ottocento la nobile pittura di storia e di figura è offuscata dalla nascente tecnica fotografica che stimola nuove ricerche espressive. È un esempio Una lezione di ballo (1865) di Filippo Carcano, aspramente criticato per aver dato “un taglio fotografico alla composizione”, ma il suo studio approfondito della luce e del colore farà di lui un anticipatore della “scomposizione cromatica divisionista”.
Questa è un’epoca in cui le professioni femminili sono limitate e inizia la lotta all’analfabetismo. Il dettato (1891) di Demetrio Cosola, celebra l’avvento dell’istruzione obbligatoria gratuita.
La femme de Claude (1877) di Francesco Mosso affronta temi sociali con nuovi accenti: è una novità che la protagonista del quadro sia una donna vittima della violenza del marito, in un epoca di predominio maschile.
Nella Prima Esposizione Italiana di Firenze del 1861 il paesaggio e la natura sono considerati genere moderno e antiaccademico: da semplice fondale a contorno di scene storiche, diventa soggetto autonomo e centrale, luogo suggestivo ricco di scambi emozionali.
Antonio Fontanesi interpreterà il nuovo paesaggio: non più artificioso, ma sincero e poetico risultato dell’esperienza diretta con la natura. Seguendo questo sentimento e abbandonando il manierismo tradizionale, i pittori Alfredo De Andrade, Vittorio Avondo, Carlo Pittara ed Ernesto Bertea – creando poi la “Scuola di Rivara” – trasferiscono sulla tela l’intensità emotiva della natura delle campagne canavesane, colta dal vero, senza mediazioni. Nel Ritorno alla stalla (1866) di Carlo Pittara si ha la sensazione di poter accarezzare il vello delle pecore e di sentire il profumo della pioggia. Alla ricerca del vero naturale della Scuola di Rivara fanno eco i ritratti marmorei di Odoardo Tabacchi dove con Ritratto di fanciullo (1875) abbina mirabilmente l’uso della materia e l’indagine psicologica.
Tra Ottocento e Novecento si colloca la figura di Giacomo Grosso, allievo di Gastaldi, che ha dedicato la sua pittura quasi esclusivamente al ritratto. La sua capacità di rendere con grande realismo la figura umana, concentrandosi sull’esteriorità, lo renderà un ritrattista tra i più ricercati a livello europeo. In mostra non mancano opere del panorama scapigliato di Benedetto Junck e Tranquillo Cremona che pongono solide basi al rinnovamento pittorico con figure prive di contorno, con l’esaltazione della luce e del colore per le successive sperimentazioni divisioniste di Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo. Dunque un’esposizione completa, ricca di suggestioni che possono essere “lette” ed assaporate con differenti sensibilità.
Dall’Unita’ d’Italia all’alba del “ Secolo Breve”
L'Ottocento nelle collezioni della GAM
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