Alla Galleria Del Ponte (Corso Moncalieri 3, Torino) è allestita la mostra “Fondamenti plastici – Dialogo tra Cordero Cherchi e Garelli”, in cui si possono ammirare le opere di artisti accomunati da percorsi creativi convergenti; il testo critico e le biografie in catalogo sono a firma di Armando Audoli.
Ampie si rivelano le analogie fra i tre scultori, docenti sia al Liceo artistico sia all’Accademia Albertina -Riccardo Cordero (1942) è inoltre allievo tanto di Franco Garelli (1909-1973) quanto di Sandro Cherchi (1911-1998)-, che partecipano con una personale alla Biennale di Venezia e infine si volgono alla poetica informale-astratta.
Gli artisti ricevono numerosi premi e il loro nome è riconosciuto a livello internazionale.
Garelli, laureato in Medicina e Chirurgia, professore di otorinolaringoiatria, si dimostra un artista talentuoso, si dedica a pittura, grafica e negli anni Trenta si appassiona alla ceramica, modellando le argille di Castellamonte e Albisola. L’autore incontra i Futuristi torinesi, Marinetti, apprezza Spazzapan e Arturo Martini, insegna Anatomia all’Accademia Albertina; nel dopoguerra entra inoltre in contatto con Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Tullio Mazzotti e Aligi Sassu, quindi con Picasso, Asger Jorn, con artisti dei gruppi CoBrA e Gutai ed è finanche amico di Michel Tapié.
Negli anni Cinquanta crea sculture attraverso assemblaggio e saldatura di rottami di ferro, fino a realizzare la serie “Tubi” in lamiera smaltata. A Garelli si devono l’opera (1963) che impreziosisce la parete nord della Biblioteca Civica e la cancellata “Sinfonia” (1968) per il palazzo RAI di Torino.
Cherchi, genovese, frequenta l’Accademia Ligustica di Belle Arti, ove sarà nominato docente di Scultura nel 1946, e dalla fine degli anni Trenta aderisce al movimento milanese “Corrente”: conosce Cassinari, Manzù, Sassu, Birolli, Migneco, Treccani e De Grada. L’autore, che si accosta nel 1947 alla lavorazione della ceramica grazie a Lucio Fontana e l’anno successivo è professore di Scultura al Liceo artistico di Torino, nel 1956 partecipa alla mostra degli “immaginisti” Jorn, Gallizio, Simondo e Garelli mentre dal 1963 sarà titolare di cattedra all’Accademia Albertina.
Cordero, una cui opera è esposta alla GAM, è allievo altresì di Luigi Comazzi, Roberto Terracini, Umberto Baglioni e Angelo Balzardi; l’artista si diploma in Scultura nel 1963 e, oltre a risultare vincitore in numerosi concorsi internazionali (tra cui quello bandito a Pechino per le Olimpiadi invernali del 2022), realizza monumentali creazioni in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero.
La mostra accoglie opere datate dal dopoguerra al 2021, mentre per ogni autore vengono sottolineati aspetti differenti.
A partire da reminiscenze figurative, Cherchi e Cordero procedono verso la ricerca dell’astrazione, che conduce il primo a plasmare per masse la creta e a conferire al bronzo la foggia di un essenziale paesaggio.
Cordero inizia parimenti con un materiale tradizionale (il bronzo), pur mirando a coraggiose morfologie, e in seguito sperimenta poliestere, gelcoat, polistirolo laminato e floccato, quindi ferro smaltato, per spingersi alle disarticolazioni geometriche più recenti, in acciaio e nuovamente in bronzo, che lo contraddistinguono.
Dapprima, i medesimi metalli utilizza altresì Garelli, che genera complesse composizioni spaziali; successivamente l’artista lavora sui “plamec” (da lui ideati), pannelli di poliestere in rilevo con frammenti di oggetti inclusi; infine ritroviamo gli armoniosi avvolgimenti in lamiera verniciata.
L’esposizione pone dunque in dialogo le opere di tre valenti scultori e allo stesso tempo raffronta un allievo con i propri maestri: una sfida immaginaria in cui tutti in conclusione eccellono per abilità.
Riccardo Cordero
“Bolide meteorico”
2020
Acciaio corten
98x100x75 cm