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sabato, Luglio 27, 2024

    Da Spanzotti a Defendente Ferrari

    Il Rinascimento nelle collezioni piemontesi private

    Il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, nelle belle sale di via Po 55 a Torino, propone una piccola, ma preziosa esposizione dedicata all’evoluzione della pittura piemontese tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento. La mostra “Rinascimento privato. Da Spanzotti a Defendente Ferrari nelle collezioni piemontesi”, visitabile sino al prossimo 29 gennaio, curata da Serena D’Italia, Luca Mana e Vittorio Natale, presenta una trentina di opere provenienti esclusivamente da collezioni private e per questa circostanza in gran parte inedite, oppure note sino ad oggi solo attraverso fotografie storiche.
    Il patrimonio artistico piemontese del XV e XVI secolo è stato storicamente fra i più trascurati; solamente a fine Settecento, grazie ad alcuni studiosi, inizia il processo di presa di coscienza del suo valore, ma occorre giungere alle leggi napoleoniche relative alla soppressione degli ordini monastici, affinché la produzione artistica locale venga rivalutata. Infatti gli arredi, la quadreria delle chiese soppresse sono ritirati dalla famiglie titolari degli altari, stoccati in depositi, oppure dispersi attraverso vendite o aste pubbliche, dando vita a un nuovo collezionismo più attento alle antiche opere su tavola. Nel periodo della Restaurazione, tra gli anni Venti e Quaranta del sec. XIX si assiste a un Revival Neogotico, particolarmente gradito ai Savoia per promuovere un ritorno al Medioevo, inteso come un passato mitico in cui affondare le radici del loro regno. La grande mostra del 1814 a Parigi prende in considerazione gli artisti primitivi, cioè quelli nati entro il 1520 (anno della morte di Raffaello) e quindi attivi prima del pieno Rinascimento “le premier des peintres modernes”; la totale rivalutazione del Rinascimento si ha nel 1865 quando il critico d’arte Hippolyte Taine scrive “l’epoca gloriosa che gli uomini sono d’accordo nel considerare la più bella della inventività italiana”, che va dagli anni Ottanta del Quattrocento agli anni Trenta-Quaranta del Cinquecento.
    La pittura rinascimentale piemontese si sviluppa intorno ai decenni centrali del Quattrocento, ma solo verso la fine del secolo gli artisti abbandonano la maniera antica, il vecchio linguaggio figurativo tardo gotico per abbracciare la maniera moderna, la pittura prospettica.
    Tutte le novità lombarde, romane, savoiarde e fiamminghe sono introdotte nel territorio piemontese grazie alla presenza di capiscuola come Macrino d’Alba, Giovanni Canavesio, che ispirato dalla cultura tedesca e fiamminga, ricerca un nuovo naturalismo, oppure Antoine de Lonhy che porta con sé una concezione europea del Rinascimento. Giovanni Martino Spanzotti, grande interprete di questo rinnovamento, pone particolare cura alla rappresentazione della vita quotidiana, alla riproduzione prospettica delle architetture e un’attenzione tutta nuova per la figura umana, influenzando cosi artisti locali, da Gandolfino da Roreto, a Gerolamo Giovenone, a Bernardino Lanino e Defendente Ferrari. Proprio Defendente ha notevole successo come autore di polittici e pale d’altare con il suo stile, ricco di preziosismi decorativi e di colori smaltati di tradizione nordica, incontrando il favore della committenza ecclesiastica piemontese. Molto intensa la sua Natività (1510-1515 circa) ricca di luce che mette in risalto la scena sacra; la meticolosa ambientazione è prospettica ed illusoria; i curati panneggi sono piuttosto rigidi. Sono questi elementi di ispirazione oltralpina che Defendente riprenderà in molte sue opere. Di altra valenza è la Natività (1515-1520) del meno noto Sperindio Cagnoli, più ispirata alla pittura lombarda e allo stile di Gaudenzio Ferrari. È una composizione di diverse influenze culturali: dalle suggestioni nordiche del paesaggio sullo sfondo, alle morbidezze gaudenziane della barba di san Giuseppe, alle più arcaiche aureole o al prezioso e morbido manto dorato della Vergine”.
    Sono esposti grandi polittici, predelle, sculture, pannelli lignei di cassoni nuziali che creano un fondamentale unicum per comprendere l’importanza delle collezioni private nei vari aspetti della storia artistica rinascimentale piemontese.

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