Ritorniamo a parlare del cosiddetto “payback sanitario”, un orribile neologismo mezzo italiano, mezzo inglese, col quale si tenta di spacciare come provvedimento intelligente di politica economica quello che in realtà è un atto di prepotenza messo in atto da uno Stato incapace di fare rispettare alle Regioni i tetti di spesa sanitaria.
Il meccanismo del payback prevede, in estrema sintesi, che le aziende fornitrici sia del settore farmaceutico che del settore biomedicale coprano il 50% dello sforamento del tetto di spesa annuale delle ASL, restituendo, a posteriori, parte degli importi fatturati a seguito delle forniture effettuate. Nel caso dei dispositivi medici questo meccanismo è scattato, a fine 2022, per gli sforamenti del tetto di spesa dei quattro anni che vanno dal 2015 al 2018. A livello nazionale, si parla di un importo da restituire di 2,2 miliardi di euro. Le aziende coinvolte sono quasi 5.000, con oltre 100.000 dipendenti. Molte di queste aziende sono medio-piccole. Per evitarne il fallimento, le organizzazioni degli imprenditori (Confindustria, Confapi, Confcommercio) si sono mosse, facendo pressioni sul governo. e ci sono stati, da parte di singole aziende, tantissimi ricorsi al TAR e alla Presidenza della Repubblica.
Fra le aziende che si sono mosse in tal senso, a Caselle c’è la Filmar, leader italiano nel settore delle bende medicali. Abbiamo rivolto qualche domanda al suo titolare Filiberto Martinetto.
Anche se non hanno specifiche competenze in materia, anche qualche ente locale si è attivato su questa vicenda. A Caselle Torinese, nel recente ultimo Consiglio Comunale del 21 aprile, un’interrogazione presentata dalla lista di minoranza “Caselle per tutti” è stata trasformata in Ordine del Giorno votato all’unanimità da tutto il Consiglio Comunale. Tale documento sarà inoltrato a Governo e Parlamentari. Lei cosa ne pensa?
“Hanno fatto bene. Ogni presa di posizione può essere utile per far sentire la voce del territorio, specie su provvedimenti di governo che avranno concrete ricadute negative sulla nostra realtà locale”.
Al 30 aprile scadeva il termine, già prorogato rispetto all’originale scadenza del 10 gennaio, per effettuare i pagamenti da parte delle aziende fornitrici degli importi richiesti dalle ASL. Ci sono stati nuovi sviluppi?
“C’è un’ulteriore proroga al 30 giugno. Per chi nel frattempo rinuncerà al ricorso al TAR, si parla di uno sconto del 50% sulle somme da pagare. Questo significa che il governo è consapevole che il giudizio dei ricorsi gli potrà essere sfavorevole, e allora tentano un vero e proprio ricatto. Ma noi non ci stiamo. So che molte aziende chiuderanno. Noi come Filmar non chiuderemo, ma saremo costretti a mettere 30 persone in cassa integrazione”.