Buona Festa della Repubblica!

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Non dimentichiamoci l’importanza di tutto ciò che negli anni è stato conquistato e che troppe volte corriamo il rischio di dare per scontato nel nostro quotidiano.
Sono elementi che emergono maggiormente quando ci sono ricorrenze civili come il 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Date che a volte passano come giornate festive retribuite e di cui non sempre ricordiamo l’importanza del celebrarle in modo adeguato.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Nel primo articolo della Costituzione, c’è proprio racchiuso tutto ciò che è stato conquistato da chi ha lottato per la libertà.
Una scelta, quella di essere di parte, di essere partigiani, che ha visto fare passi importanti al nostro Paese e scrivere una Costituzione che è ancora un faro da seguire ai nostri giorni.
“Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Piero Calamandrei ha rivolto queste parole a un gruppo di giovani studenti, a Milano, nel 1955, come ha ricordato il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cuneo il 25 aprile.
Qualche giorno dopo, il Primo Maggio il Presidente ha citato Giorgio La Pira: «In difesa della povera gente», promotore di memorabili battaglie sindacali da sindaco di Firenze, il quale affermava che “lo Stato moderno ha come primo compito di non creare disoccupazione e miseria”.>
«l lavoro è stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione. Strumento efficace per combattere discriminazioni e illegalità diffuse», ma anche «parametro che permette di misurare l’effettivo livello di parità, sul terreno della occupazione e dei salari, tra donne e uomini».
L’anno scorso il Presidente Mattarella ha lanciato in occasione della Festa della Repubblica un  messaggio  di amarezza, che tuttavia non chiude le porte alla speranza. Occorre «con lucidità e con coraggio» porre fine alla «insensatezza della guerra» e «promuovere le ragioni della pace»
«Con la Costituzione l’Italia ha imboccato con determinazione la strada del multilateralismo, scegliendo di non avere Paesi nemici» e lavorando intensamente a consolidare una collettività internazionale «consapevole dell’interdipendenza dei destini dei popoli, nel rispetto reciproco, per garantire universalmente pace, sviluppo, promozione dei diritti umani. Ci ha spinto e ci spinge il solenne impegno alla rinuncia della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali».
Sempre il Presidente Mattarella l’anno scorso ricordava che l’Europa si trova immersa «in una guerra di stampo ottocentesco, che sta generando morte e distruzioni». Una situazione che richiama tutti alla responsabilità.
Tra le tante figure di riferimento istituzionale, il Presidente della Repubblica è garante e più volte in questi anni è stato, ed è, un punto di riferimento importante per noi Italiani nei momenti di “smarrimento” e proprio per questo ci richiama l’attenzione su determinati principi nelle occasioni in cui interviene.
La sovranità appartiene al popolo. Popolo sembra un concetto a volte distante, ma il popolo siamo noi, che possiamo esercitare la nostra sovranità in tutte le forme e i limiti della nostra Costituzione. Buona Festa della Repubblica!

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