La stagione dell’ “informale”

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Nel 1956 giunge a Torino Michel Tapié portando una ventata di art autre, conquistando un gruppo di pittori e qualche scultore, proponendo rassegne variamente accettate, osannate, aspramente criticate.
Con Gallizio, s’apre uno spiraglio verso il futuro.
Di tanto in tanto Torino si muta in vetrina internazionale.
Nel 1902 il Liberty, attorno agli Anni Sessanta con il “movimento informale” che il critico Marziano Bernardi – attento ai valori del passato – subisce “ con progressiva noia”! Non così per Luigi Carluccio e il sensibile Arcangeli.
Ci eravamo laureati nel 1953, avevamo studiato con Annamaria Brizio e iniziavamo a collaborare con alcune testate scrivendo di malinconici laghi, sogni solitari, monti splendenti. Di attualità, ben poco.
Ora, nell’ambito dell’ampia e persuasiva mostra organizzata da Vanessa Carioggia (Casa d’Aste Sant’Agostino, C. Tassoni, 56- Torino) ecco ritrovarci “a casa” ammirando le opere dei nostri colleghi al Liceo dell’Accademia Albertina: Sergio Saroni e Piero Ruggeri, Sandro Cherchi e Franco Garelli, Giacomo Soffiantino e Antonio Carena.
A latere, Mattia Moreni presente alla GAM già nel 1961.
Di Sergio è esposto oggi quel Paesaggio appenninico premiato alla Quadriennale di Roma ( 1961/62) mentre di Piero s’ammira il coinvolgente Paesaggio grigio accanto a uno studio fiammeggiante che guarda al futuro.
Cherchi e Garelli sono rispettivamente presenti in rassegna con Cassandra,
scultura volutamente disarticolata – e con il groviglio di forme che sfocia nell’opera Adri; è Giacomo invece a proporci l’intima tecnica-mista Germogliante presentata nel 1958 alla Biennale di Venezia, mentre nell’anno successivo, di Carena è il Cielo D.F. ricco di bagliori.
A sé, un grande autore come Luigi Spazzapan destinato a sconvolgere la pittura piemontese, che scompare nel 1958; sua, “la Palude (ardente)” del 1957.
La mostra di Vanessa spazia dal 1945 (Uccelli, Mattia Moreni) al 1979 con le Rocce di Morlotti materiche e pur cromaticamente palpitanti.
L’opera esposta di Antoni Tàpies Crin sur papier è datata 1970: un magistrale olio-collage che richiama alla memoria sia l’acrilico di Hans Hartung dagli sprazzi luminosi fra segno e gesto, sia la litografia di Asger Jorn ( Senza titolo, 1970) e il gradevole susseguirsi di lievi segni nello spazio lasciati da Giò Minola.
Alla interessante Composizione di Franco Bemporad ( che piacerà ai pittori “in divenire”) seguono Sirtis Maia dell’Amico Albino Galvano, il rincorrersi di segni di un rosso sfocato di Ezio Gribaudo, l’esplosiva opera di Mathieu e l’olio di Emilio Vedova artista al quale Venezia ha dedicato un suggestivo museo composto da frammenti colorati, forme lavorate dal tempo, cromie e intime emozioni.
Il catalogo edito da “Tipo Stampa” reca saggi di Paola Gribaudo che evoca, attraverso il ricordo di Ezio, la presenza di Michel Tapié, Armando Audoli che menziona Luciano Pistoi e la galleria “Notizie”, Carol Rama sempre misteriosa, Adriano Parisot, le mostre tenute al Circolo degli Artisti e alla Promotrice. Quindi Francesco Poli autore di un convincente saggio a commento del panorama artistico torinese, M. Vittoria Maiello e Giulia Perucci che rivivono le stagioni di Carena, Soffiantino e Ruggeri, Rebecca Sabidussi – che propone una personale memoria con Saroni – Paolo Turati Hartung; schede di Gionni Audoli e Giorgia Pirollo.
A latere del movimento informale, molti autori- Takashi Suzuki compreso – storicizzano frammenti di natura allusivi al figurativo.
Non si deve scordare mai la realtà della luce del sole, lo sciabordìo delle onde, l’imponenza dei monti, un tempo custodi di nevi perenni: temi amati ed esaltati da grandi pittori attivi nell’ambito dell’Accademia Albertina.
Un solo nome: l’intimo e sofferto Pellizza da Volpedo, che pur guarda al futuro.

Antoni Tapies, “Crin sur papier”.

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