Dalla scultura all’immagine

Alla Galleria d'Arte Moderna

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      G. Pellizza da Volpedo, Lo specchio della vita

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Riccardo Passoni, direttore della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino , propone un’ampia mostra di sculture che abbraccia quarant’anni di storia delle Arti Figurative.
La prima opera esposta è il Ritratto di Eva ( 1942 ) di Edoardo Rubino, classica e bella immagine femminile legata ai canoni ancora espressi nelle aule dell’Accademia Albertina. È datata invece 1984-1986 l’ultima scultura esposta (in quanto a datazione) di Giovanni Anselmo : “Un doppio intaglio di pietra grezza a cavallo di una tela vergine”.
Cade nel 1982 invece La lunetta di Nanni Valentini: il rudere cioè di un muro sbrecciato – da intendersi fra storia e realtà – che accoglie un terso arco.
Mummificati sono i libri ( alluminio fuso ) di Eliseo Mattiacci ma palpitanti risultano le Donnine di Fausto Melotti, lucenti e “sognanti”.
In un certo momento della Storia delle Arti un gruppo di scultori sceglie di assemblare materiali metallici e scarti industriali. Ettore Colla, Franco Garelli e Nino Franchina sperimentano e costruiscono opere, guardando sempre avanti, mentre Mario Ceroli nel 1968 realizza una scenografia per il teatro Stabile di Torino creando enormi sagome lignee.
Per Riccardo Cordero è veramente qualificante la recente mostra ospitata alla Reggia di Venaria; ma già nel 1964 – giovanissimo, dunque – realizza un Giocatore di football, opera fiammeggiante “dal forte impatto cromatico”.
Il riappropriarsi dello spazio fisico si registra con le creazioni di Giovanni Piacentino e Nanda Vigo, autori rispettivamente di un Triangolo abbandonato contro la parete e di Frammenti di luce variamente riflessa.
Ricordiamo infine la presenza di Giovanni Tarantino (Equilibristi ), autore che i torinesi hanno un poco dimenticato, purtroppo.
E’ nei saloni espositivi del primo piano che nuovamente Riccardo Passoni – con Virginia Bertone – propongono molti dipinti e sculture fra Otto e Novecento: figure e paesaggi ben datati.
Dominante è Lo specchio della vita di Pellizza da Volpedo, opera fra le più significative già esposte a Torino nel 1898: le luci riflesse e il lento cammino di un gregge sull’argine del Curone, le zolle erbose, sono valori che dicono della grandezza di un pittore che tragicamente scomparirà nel medesimo anno 1907 in cui Picasso “volta pagina” proponendo le “mostruose” signorine d’Avignon.
Imponenti sono le tele di Andrea Gastaldi, ora legate al sacrificio di Pietro Micca, ora a un’immagine femminile “persa nella soffusa luce lunare”: Saffo.
Superba è la veristica scena de Il dettato dipinta da Demetrio Cosola scaturita da un momento storico che finalmente inneggia all’istruzione ( 1831 ).
Fra le sculture, è bello ritrovare il Ritratto di fanciullo in costume scozzese modellato da Odoardo Tabacchi nel 1875 che Alfonso Panzetta definisce “legato a un verismo ancora sottilmente venato di Romanticismo”.
Un’occasione per il pubblico, specie torinese, di riappropriarsi del patrimonio d’arte che il caveau della GAM gelosamente conserva e concede agli studiosi.

 

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