Da un’idea di molti e una proposta del consigliere comunale di minoranza Endrio Milano si sono concretizzati il ricordo della tragedia aerea avvenuta cinquant’anni fa e la mostra fotografica che è stata ufficialmente inaugurata dal sindaco Giuseppe Marsaglia sabato scorso. Una grande cooperazione fra Comune, l’ASA 2000, la Sagat, l’Istituto Comprensivo cittadino, la Protezione Civile, che procederà anche al servizio di guardiania della mostra, il Circolo Fotografico, la Pro Loco, i Vigili del Fuoco e il nostro Gruppo Alpini.
La prima parte della cerimonia si è tenuta presso Sala Cervi, impegnando il sindaco in prima persona a essere regista e conduttore di molti ricordi, poi ben tracciati dai testimoni oculari presenti in sala.
La prima testimonianza è stata quella resa da Luciano Dematteis, allora soccorritore volontario e milite della Croce Verde Torino, che il 1 gennaio 1974 era di guardia presso la sede torinese dell’ente. Dematteis nel raccontare la propria testimonianza ha sottolineato come fosse necessario collocare il suo ricordo nel contesto di 50 anni fa, con i pochi mezzi tecnologici di allora e l’appoggio totale sulla buona volontà dei soccorritori. Il racconto di Dematteis si è concentrato sul momento in cui venne ricevuta la richiesta di soccorso, una richiesta che parve persino drammaticamente assurda, tanto che lui e i militi presenti in sede pensarono persino a uno scherzo di cattivo gusto. Accertata poi, purtroppo, la veridicità del tragico evento, si precipitarono con quattro ambulanze in direzione Caselle. Giunti sul posto si accorsero immediatamente del quadro apocalittico in cui vennero a trovarsi: erano già presenti i Vigili del Fuoco che avevano proceduto a schiumare il relitto dell’aereo per raffreddare le lamiere e spegnere i focolai. Il lavoro per i soccorritori purtroppo fu minimo, se non accudire i pochi superstiti che vagavano in preda a shock.
Un video proiettato dalla regia e prodotto da Silvia Sales del Circolo fotografico casellese ha dato ancora più conforto alle parole di Luciano Dematteis calando la platea, più che mai in religioso silenzio, nella realtà di allora, grazie alle foto dell’aereo distrutto , i soccorritori al lavoro e i nomi delle 39 vittime.
Dario Pidello e Pio Ziano, entrambi cinquant’anni fa Vigili del Fuoco volontari di Caselle e unici reduci viventi della squadra del ’74, hanno poi raccontato con dovizia il momento dell’ululato della sirena e l’arrivo in regione Accossato. La sentita partecipazione di Dario Pidello è stata così intensa che ha dovuto interrompere la sua testimonianza per ben due volte per il groppo in gola. Pio Ziano ha ricordato molti momenti toccanti: l’odore che per mesi sembrava non volersene andare dalle narici, la pietosa ricomposizione dei corpi straziati, il dolore che divenne loro compagno stabile, tanto che nessuno dei Vigili presenti quel giorno, pur abituati a commentare i servizi effettuati, volle mai più parlare di quel soccorso. Urbano Bertino ha raccontato che avendo capito cosa poteva essere successo, macchina fotografica a tracolla, inforcò la bicicletta per dirigersi verso i prati di Accossato: molte delle foto esposte sono proprio frutto dei suoi scatti.
Giancarlo Colombatto, curatore e artefice della mostra, ha poi ricordato come le indagini giudiziarie non siano mai state chiuse chiuse: tragedia nella tragedia.
Le autorità e il pubblico presente, al termine della cerimonia, si sono poi spostati verso le scuole di Via Guibert, dove è stato tagliato il nastro tricolore e inaugurata la mostra. Il pubblico ha potuto vedere e ammirare il grande lavoro espositivo, abbinando le parole dei testimoni appena ascoltate alla visione delle fotografie esposte.
La mostra sarà accessibile in forma gratuita negli orari di apertura del calendario consultabile al sito: www.comune.caselle-torinese.to.it
Durante la mostra vengono presentate le due proposte di allestimento di un cippo da collocarsi presso la rotonda di Via degli Alpini: la proposta più gradita dalla cittadinanza verrà realizzata.
Il ricordo di quel Capodanno
Era un martedì quel 1° gennaio 1974. I Casellesi avevano trascorso la notte di San Silvestro in festa per aspettare il nuovo anno, augurando e augurandosi prosperità e salute.
Mai avrebbero pensato che poche ore dopo i botti e le feste, si sarebbe consumata un’immane tragedia.
Erano da poco passate le 13, ero seduto al tavolo della sala da pranzo in compagnia di ospiti. La notte di San Silvestro, appena terminata, era stata avvolta dalla nebbia fitta, che continuava a permeare la giornata festiva del primo giorno dell’anno. Il sole non riusciva proprio a bucare quella coltre di goccioline sospese e tutta la vita che scorreva intorno al nostro paese era offuscata e ammorbidita da quella acquerugiola che rendeva il paesaggio tipicamente invernale e padano.
Stavamo pranzando e i commenti dei commensali non potevano che soffermarsi sulla bella giornata di festa se pur abbrunata dalla coltre nebbiosa.
Erano circa le 13 e 30 quando percepii l’ululato della sirena di allarme proveniente dall’aeroporto. Pochi minuti dopo ecco un’altra sirena, questa volta proveniente da un mezzo di soccorso che si dirigeva verso Borgaro e poi ancora un’altra e via via sempre più intenso si udiva il correre dei mezzi. Tutto ciò faceva presagire un grave incidente.
Non avevo però udito rumori di schianto o visto fiamme propagarsi dalla pista dell’aeroporto che, causa nebbia, quasi non si riusciva a scorgere. Non essendovi i mezzi di comunicazione moderni di oggi, accesi la televisione che però non dava alcuna notizia.
In allora ero già milite della Croce Verde Torino e lì prestavo servizio. Decisi così di telefonare in sede dove mi rispose Teresio Merlo, un amico e collega milite ( purtroppo oggi scomparso) che con la sua squadra prestava il turno festivo.
Dalla triste voce di Teresio capii subito che era successo qualcosa di molto grave, ma mai avrei immaginato di ascoltare quello che dopo poco mi venne detto: a pochi chilometri da casa mia era precipitato un aereo. I Carabinieri di Caselle avevano prontamente lanciato l’allarme, ma le informazioni erano figlie della concitazione di quei momenti. Dicevano genericamente di dirigere quante più ambulanze possibili “sullo stradone di Caselle, all’altezza della cascina di Madonna dei Gerbidi e poi verso Accossato”.
Teresio Merlo non sapeva di più, ma mi diceva che erano partite tempestivamente quattro ambulanze con due militi su ciascuna auto: la situazione doveva essere grave, molto grave.
L’ ambulanza della Croce Verde arrivò per prima in prossimità della tragedia. Erano già sul posto i bravissimi Vigili del Fuoco di Caselle e una pattuglia di Carabinieri. Fu subito chiara l’entità della tragedia e quanto fosse difficile prestare soccorso. L’ambulanza sprofondava nella terra melmosa e non riusciva più a muoversi, i militi cercarono di avvicinarsi alle lamiere contorte, nonostante all’interno del velivolo fossero ancora vivide le lingue di fuoco. Le fiamme rendevano impossibile l’avvicinarsi in sicurezza. Luciano Dematteis era tra quei militi e vide dai finestrini rotti dell’aereo persone che chiedevano aiuto e purtroppo vano fu il tentativo di soccorso: le lamiere erano roventi e purtroppo nulla si potè.
Solo dopo il raffreddamento forzoso del velivolo da parte dei pompieri con potenti getti di acqua si riuscì ad accedere all’interno. Le ulteriori scene apparse ai militi della Croce Verde che mi sono state raccontate le ho volutamente rimosse dalla mia memoria, né sarebbe stato opportuno qui ricordarle.
Sull’onda di quella tragedia, ma non solo per quello, l’anno successivo il 1975, nasceva la Sezione di Borgaro-Caselle della Croce Verde Torino, divenuta poi operativa nel 1976.
[…] Read More […]