Il paradosso degli ipocondriaci: muoiono 5 anni prima rispetto al resto della popolazione, per cause potenzialmente prevenibili.
Uno studio appena pubblicato (dicembre 2023) su “JAMA Psychiatry” suggerisce che le persone ipocondriache hanno un rischio maggiore di morte rispetto agli individui della popolazione generale non affette da ipocondria.
L’ipocondria è un disturbo psichiatrico diffuso caratterizzato da una preoccupazione persistente di avere uno o più disturbi fisici gravi e progressivi. La preoccupazione è accompagnata da ipervigilanza e da un’interpretazione catastrofica dei segni corporei, che si traduce in comportamenti di controllo e ricerca di rassicurazione ripetitivi ed eccessivi o di evitamento disadattivo. I sintomi sono chiaramente sproporzionati e causano disagio e menomazione significativi.
Gli individui con ipocondria hanno un alto tasso di consultazioni mediche che in genere portano a una catena di test di laboratorio e di altro tipo, che spesso non sono necessari dal punto di vista medico e controproducenti da un punto di vista psicologico.
È noto che l’ansia e la depressione cronica, che sono caratteristiche del disturbo, sono associate a una serie di conseguenze avverse sulla salute, come disturbi cardiovascolari e mortalità prematura. Uno studio norvegese su 7.052 individui ha rilevato che i soggetti ipocondriaci avevano il 73% in più di probabilità di sviluppare una cardiopatia ischemica rispetto agli individui non ansiosi.
Lo studio di dicembre 2023 ha analizzato invece ben 13.534.945 svedesi nel periodo tra il 1° gennaio 1997 e il 31 dicembre 2020. Lo studio ha dimostrato che gli individui con ipocondria avevano una probabilità significativamente maggiore di essere meno istruiti e di rimanere single. Non è tutto, il dato più eclatante emerso è che gli individui con ipocondria sono morti a un’età media più precoce (70 anni) rispetto agli individui senza ipocondria (75,1 anni). Lo studio conclude che gli individui con una diagnosi di ipocondria hanno un tasso di mortalità significativamente più elevato rispetto ai soggetti senza ipocondria e un rischio di mortalità per tutte le cause più elevato dell’84% rispetto agli individui della popolazione generale. Tra le cause naturali di morte, le più comuni erano le malattie del sistema circolatorio, le malattie respiratorie ed i “sintomi, segni e risultati clinici e di laboratorio anormali non classificati altrove”. Infine, gli individui con una diagnosi di ipocondria avevano un rischio di morte per suicidio più di 4 volte maggiore rispetto agli individui della popolazione generale.
Nel loro insieme, questi risultati illustrano un paradosso, per cui gli individui con ipocondria hanno un rischio maggiore di morte nonostante le loro paure pervasive di malattia e morte. In questo studio la maggior parte dei decessi potrebbe essere classificata come potenzialmente prevenibile.
Un motivo in più per cui alle volte fare troppi esami troppo spesso non porta sempre ad un miglioramento delle cure, ma bisogna affidarsi al proprio medico che prescriverà gli accertamenti necessari sulla base dell’evidenza scientifica e non dell’ansia dell’assistito!
Il paradosso degli ipocondriaci
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