Cambiamenti
Ci sono parole che al di là del contesto in cui vengono usate ci evocano, a prescindere, ansia, disagio, persino paura.
Pensate a “crisi”, “conflitto”, “diverso”, “taglio”… può sembrare incredibile, ma il solo percepirle smuove in noi sentimenti negativi, stati d’animo alterati.
In particolare una, poi, apparentemente positiva e sinonimo di prospettive nuove e allettanti, ci scatena fastidiosi pruriti irritanti, palpitazioni e inquietudine: cambiamento
Alzi la mano chi di voi non ha (almeno un po’) paura del cambiamento.
Niente di strano, per carità, perché adottare una nuova prospettiva è sempre un lancio nel vuoto a occhi chiusi, un’esperienza che sconvolge pacifici equilibri portando con sé una buona dose di stress.
Aver paura del cambiamento è aver paura di ciò che non si conosce, di ciò che è estraneo, ignoto e se da un lato questa paura svolge una funzione naturale, poiché sollecita l’attivazione delle risorse necessarie per andare verso il nuovo, dall’altro può essere tanto forte da bloccare l’evoluzione.
Cambiare è lasciar andare tutto ciò che non è più adatto a rispondere ai bisogni attuali, ad aspettative che non hanno più futuro. Si tratta dunque di affrontare una perdita e per questo spesso è difficile. Talvolta doloroso. Può significare separarsi da esperienze, luoghi e persone, da parti proprie e abitudini che per un tempo, anche lungo, hanno fatto parte della propria vita; insomma, abbandonare la propria zona di comfort.
A volte sembra che per fare un cambiamento occorrano azioni impossibili, e invece bastano piccoli gesti, come ci racconta con estrema ma efficace semplicità lo scrittore Fabrizio Caramagna: “Immagina di tenere tra le mani un’enorme foglio di carta. Ora, piegalo una volta. Poi ancora. E ancora. Ogni piega raddoppia lo spessore del foglio.
Ora, considerando che a separarci dalla luna ci sono 384.400 km, quante volte dovresti piegare il foglio per coprire questa distanza? Incredibilmente, basterebbe piegare il foglio di carta per sole 43 volte.”
Pochi e semplici gesti per rivoluzionare la realtà!
Ma “cambiare” può avere valenze più ampie, che superano i confini della propria singola esistenza, abbracciando i destini stessi dell’umanità.
I cambiamenti hanno fisiologicamente caratterizzato ieri l’evoluzione dell’uomo… la determinano oggi… la plasmeranno, domani.
Eppure, spesso inconsciamente, neghiamo questa realtà, oppure ci convinciamo che è una condizione che sovrasta la nostra volontà, impossibile da determinare, da gestire, anche se vorremmo agire diversamente.
In fondo potremmo dire che alla base della vita ci sono due regole: il cambiamento è inevitabile; tutti cercano di resistere al cambiamento
Per questo motivo Martin Luther King ci ricorda che: “Forse non siete responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”
Poche parole per una riflessione profonda, ma serena e positiva perché cambiare è rinnovare, migliorare, riformare, trasformare, ma soprattutto, ricordiamoci che se non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle.